Di fatto, l’unico criterio riportato in documenti ufficiali (disposizioni di legge, linee-guida, raccomandazioni di organismi sanitari e scientifici, ecc.), che regoli l’accesso alla fecondazione in vitro è rappresentato dall’età, anche se come visto, la normativa italiana rimanda al singolo medico la decisione “di non procedere alla procreazione medicalmente assistita, esclusivamente per motivi di ordine medico-sanitario.” (art. 6, c. 4 L. 40/2004). Tuttavia, procedere o non procedere al trattamento rappresenta una difficile decisione in cui sono in gioco interessi che confliggono. Da una parte la coppia che ha l’interesse di provare tutto il possibile per avere un bambino. Dall’altra il medico che ha l’interesse di evitare danni ai pazienti e ai nascituri, e di evitare la frustrazione di fornire trattamenti virtualmente certi di fallimento, oltre l’interesse comune, nel caso di procedure in centri del sistema sanitario pubblico, di evitare speco di risorse (spese per personale, spazi, apparecchiature, farmaci, ecc.), che potrebbero essere più opportunamente allocate.

Fecondazione assistita per tutte? Quando bisogna dire no!

RICCI, GIUSEPPE;LO BELLO, LEILA;ZITO, GABRIELLA;CERVI, GINA;
2012-01-01

Abstract

Di fatto, l’unico criterio riportato in documenti ufficiali (disposizioni di legge, linee-guida, raccomandazioni di organismi sanitari e scientifici, ecc.), che regoli l’accesso alla fecondazione in vitro è rappresentato dall’età, anche se come visto, la normativa italiana rimanda al singolo medico la decisione “di non procedere alla procreazione medicalmente assistita, esclusivamente per motivi di ordine medico-sanitario.” (art. 6, c. 4 L. 40/2004). Tuttavia, procedere o non procedere al trattamento rappresenta una difficile decisione in cui sono in gioco interessi che confliggono. Da una parte la coppia che ha l’interesse di provare tutto il possibile per avere un bambino. Dall’altra il medico che ha l’interesse di evitare danni ai pazienti e ai nascituri, e di evitare la frustrazione di fornire trattamenti virtualmente certi di fallimento, oltre l’interesse comune, nel caso di procedure in centri del sistema sanitario pubblico, di evitare speco di risorse (spese per personale, spazi, apparecchiature, farmaci, ecc.), che potrebbero essere più opportunamente allocate.
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