Lo scopo dei capitoli della prima parte del volume, come si evidenziava nella premessa, è quello di proporre una panoramica sulla struttura degli studenti iscritti presso l’ateneo di Trieste e della loro carriera universitaria, che spesso non si conclude con il conseguimento del titolo triennale, ma che prosegue nel percorso magistrale e nel dottorato di ricerca o nella scuola di specializzazione universitaria. In questo primo capitolo seguiremo le vicende degli studenti che si trovano iscritti all'università a partire dall'anno 2000, quando era ancora in vigore l’ordinamento dei cicli universitari inaugurato nel lontano 1938 dal Regio Decreto n. 1269, quando cioè tutti i corsi universitari che conferivano alla fine del percorso di studi il titolo di “dottore”, avevano una durata minima di quattro anni, ma potevano raggiungere i cinque anni per alcuni corsi di laurea, quali ingegneria o chimica o i sei anni nel caso di medicina. La necessità di avere dei titoli intermedi tra quello di maturità superiore e quello di laurea ha spinto poi il Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ad introdurre il diploma universitario con la legge 19 novembre 1990 n. 341, un titolo di primo ciclo che è stato soppresso con la riforma Berlinguer del 1999. I dati che riportiamo in seguito fanno riferimento anche all'analisi delle carriere di questi studenti che in quell'anno risultano essere ancora molto numerosi in ateneo (circa 24mila). La prima riforma dei cicli, attuata con DM 509/1999 ha realizzato nell'ordinamento italiano il progetto, ideato nel Processo di Bologna, di spezzare il percorso di istruzione di terzo livello in due periodi successivi: il “3+2”. I dati che seguiranno in questo capitolo proporranno un’analisi congiunta di quelli relativi a questa prima riforma che nel “+2” prevedeva la continuazione del percorso triennale (il “3”) con un corso di laurea specialistica. A questa profonda innovazione seguì poi la riforma registrata dalla Corte dei Conti come DM 270/2004 che prevedeva, invece, la divisione dei due percorsi e la possibilità, come negli altri Paesi europei, di cumulare nel “3+2” anche titoli in discipline diverse, con i limiti dettati dai regolamenti universitari. In questo caso il titolo di secondo livello è quello magistrale, mentre la struttura e la denominazione del primo livello non fu variata. Dopo una prima panoramica sull'andamento delle immatricolazioni e delle iscrizioni ai corsi di laurea ante-riforma, triennali e magistrali, verranno proposte delle analisi sulle caratteristiche delle carriere universitarie nell'ultimo anno accademico rilevato (il 2012/2013) per gli scopi di questo lavoro. Si tratteranno in particolare alcuni aspetti critici, quali il rischio di abbandono del percorso universitario e il successo nella carriera universitaria, in termini di votazione media conseguita e di durata media del percorso di studi. In questo capitolo si analizza il percorso 3+2, mentre lasceremo al secondo capitolo l’analisi delle lauree magistrali a ciclo unico, che hanno riguardato solo alcune discipline scientifiche. In questo primo capitolo sarà incluso anche l’unico corso di laurea non riformato, quello di Scienze della Formazione Primaria. La scelta è stata quella di raggruppare le analisi per aree disciplinari (sanitaria, scientifica, sociale e umanistica), ma si potranno ricavare dalle tabelle che il lettore potrà trovare nell'appendice online al libro, anche riferimenti più specifici alle disaggregazioni per dipartimento o facoltà.
Gli studenti dell'Università di Trieste prima e dopo la riforma dei cicli
GRAZIOSI, GRAZIA
2014-01-01
Abstract
Lo scopo dei capitoli della prima parte del volume, come si evidenziava nella premessa, è quello di proporre una panoramica sulla struttura degli studenti iscritti presso l’ateneo di Trieste e della loro carriera universitaria, che spesso non si conclude con il conseguimento del titolo triennale, ma che prosegue nel percorso magistrale e nel dottorato di ricerca o nella scuola di specializzazione universitaria. In questo primo capitolo seguiremo le vicende degli studenti che si trovano iscritti all'università a partire dall'anno 2000, quando era ancora in vigore l’ordinamento dei cicli universitari inaugurato nel lontano 1938 dal Regio Decreto n. 1269, quando cioè tutti i corsi universitari che conferivano alla fine del percorso di studi il titolo di “dottore”, avevano una durata minima di quattro anni, ma potevano raggiungere i cinque anni per alcuni corsi di laurea, quali ingegneria o chimica o i sei anni nel caso di medicina. La necessità di avere dei titoli intermedi tra quello di maturità superiore e quello di laurea ha spinto poi il Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ad introdurre il diploma universitario con la legge 19 novembre 1990 n. 341, un titolo di primo ciclo che è stato soppresso con la riforma Berlinguer del 1999. I dati che riportiamo in seguito fanno riferimento anche all'analisi delle carriere di questi studenti che in quell'anno risultano essere ancora molto numerosi in ateneo (circa 24mila). La prima riforma dei cicli, attuata con DM 509/1999 ha realizzato nell'ordinamento italiano il progetto, ideato nel Processo di Bologna, di spezzare il percorso di istruzione di terzo livello in due periodi successivi: il “3+2”. I dati che seguiranno in questo capitolo proporranno un’analisi congiunta di quelli relativi a questa prima riforma che nel “+2” prevedeva la continuazione del percorso triennale (il “3”) con un corso di laurea specialistica. A questa profonda innovazione seguì poi la riforma registrata dalla Corte dei Conti come DM 270/2004 che prevedeva, invece, la divisione dei due percorsi e la possibilità, come negli altri Paesi europei, di cumulare nel “3+2” anche titoli in discipline diverse, con i limiti dettati dai regolamenti universitari. In questo caso il titolo di secondo livello è quello magistrale, mentre la struttura e la denominazione del primo livello non fu variata. Dopo una prima panoramica sull'andamento delle immatricolazioni e delle iscrizioni ai corsi di laurea ante-riforma, triennali e magistrali, verranno proposte delle analisi sulle caratteristiche delle carriere universitarie nell'ultimo anno accademico rilevato (il 2012/2013) per gli scopi di questo lavoro. Si tratteranno in particolare alcuni aspetti critici, quali il rischio di abbandono del percorso universitario e il successo nella carriera universitaria, in termini di votazione media conseguita e di durata media del percorso di studi. In questo capitolo si analizza il percorso 3+2, mentre lasceremo al secondo capitolo l’analisi delle lauree magistrali a ciclo unico, che hanno riguardato solo alcune discipline scientifiche. In questo primo capitolo sarà incluso anche l’unico corso di laurea non riformato, quello di Scienze della Formazione Primaria. La scelta è stata quella di raggruppare le analisi per aree disciplinari (sanitaria, scientifica, sociale e umanistica), ma si potranno ricavare dalle tabelle che il lettore potrà trovare nell'appendice online al libro, anche riferimenti più specifici alle disaggregazioni per dipartimento o facoltà.Pubblicazioni consigliate
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