In questo contributi introduciamo in primo luogo gli elementi essenziali della teoria della scelta razionale e in particolare della teoria dei giochi (primo paragrafo), che sono alla base dell’approccio convenzionale al problema dei beni pubblici (secondo paragrafo). Tali teorie si fondano, almeno nella loro versione classica, su quello che Herbert Simon (1983) ha chiamato “modello olimpico” della razionalità, per cui la società è popolata da individui dotati di capacità cognitive sovraumane e, per di più, totalmente egoisti. La combinazione di perfetta razionalità e totale egoismo avrebbe conseguenze micidiali per la gestione dei beni comuni che, come sostenuto da Hardin (1968), deve sfociare necessariamente in tragedia. L’ineluttabilità di questa conclusione è però messa in dubbio dalle ricerche effettuate negli ultimi trent’anni, caratterizzate dall’abbandono del modello olimpico, sostituito da una visione più complessa e realistica della razionalità umana. Nel terzo paragrafo, ricostruiamo il recente dibattito sui beni comuni, concentrandoci in particolare sui contributi di Ostrom. Tali risultati suggeriscono una nuova immagine delle effettive capacità cognitive umane, delle preferenze degli attori sociali e dei contesti concreti in cui essi interagiscono. Viene così dischiusa la possibilità che la tragedia dei beni comuni si trasformi in una commedia, in cui il lieto fine, anche se niente affatto scontato, è comunque possibile (quarto paragrafo).
La commedia dei beni comuni
FESTA, Roberto;
2015-01-01
Abstract
In questo contributi introduciamo in primo luogo gli elementi essenziali della teoria della scelta razionale e in particolare della teoria dei giochi (primo paragrafo), che sono alla base dell’approccio convenzionale al problema dei beni pubblici (secondo paragrafo). Tali teorie si fondano, almeno nella loro versione classica, su quello che Herbert Simon (1983) ha chiamato “modello olimpico” della razionalità, per cui la società è popolata da individui dotati di capacità cognitive sovraumane e, per di più, totalmente egoisti. La combinazione di perfetta razionalità e totale egoismo avrebbe conseguenze micidiali per la gestione dei beni comuni che, come sostenuto da Hardin (1968), deve sfociare necessariamente in tragedia. L’ineluttabilità di questa conclusione è però messa in dubbio dalle ricerche effettuate negli ultimi trent’anni, caratterizzate dall’abbandono del modello olimpico, sostituito da una visione più complessa e realistica della razionalità umana. Nel terzo paragrafo, ricostruiamo il recente dibattito sui beni comuni, concentrandoci in particolare sui contributi di Ostrom. Tali risultati suggeriscono una nuova immagine delle effettive capacità cognitive umane, delle preferenze degli attori sociali e dei contesti concreti in cui essi interagiscono. Viene così dischiusa la possibilità che la tragedia dei beni comuni si trasformi in una commedia, in cui il lieto fine, anche se niente affatto scontato, è comunque possibile (quarto paragrafo).File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Cevolani & Festa - La commedia dei beni comuni.pdf
Accesso chiuso
Descrizione: Articolo principale
Tipologia:
Documento in Versione Editoriale
Licenza:
Digital Rights Management non definito
Dimensione
493.63 kB
Formato
Adobe PDF
|
493.63 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.