La dilagante ideologia mercantilistico-neoliberista e le relative politiche implementate stanno indicando quale sia il sentiero esistenziale intrapreso dalla stragrande maggioranza dei popoli della terra tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo. Senza distinzione di provenienza ideologica, etnica o storico-geografica si assiste, nell'impero della globalizzazione, a un vero e proprio smottamento del tessuto sociale. Si celebrano le libertà individuali, ma nello stesso tempo si coartano e svuotano i diritti umani, la giustizia, l’equità e il bene comune. Una libertà esaltata e rivendicata – con i propri capisaldi nell'assenza di limiti, nel disinteresse per le responsabilità collettive, nel conformismo omologante – che nel contempo risulta essere tragicamente inconsistente e illusoria, prona ai modelli di consumo indotti dal mercato, incapace di promuovere la costruzione di un orizzonte di senso condiviso, a cui segue l’aumento dell'impotenza sistemico-collettiva e l’inadeguatezza della politica, sempre più locale, sempre più incapace di visioni di insieme, globali e integrate e a medio-lungo termine. Partendo da queste constatazioni, peraltro oramai ampiamente condivise, si evidenziano alcune riflessioni, prettamente sociologiche, quale contributo a una migliore comprensione di processi socio-integrativi, etici e promozionali, di per sé indispensabili, per una governance più umana e in una prospettiva integrata e comunitaria rinnovata. E questo tanto a livello politico-comunitario, come insegna la lenta e inesorabile deriva dell'Unione Europea, quanto a livello familiare, nazionale e di appartenenza socio-comunitaria e di cittadinanza. Le opportunità offerte dai movimenti sociali, dal buen vivir, dalla epistemologia del Sud e dalla cultura indigena
Demodiversità e politiche generative
GUI, LUIGI;LAZZARI, Francesco
2016-01-01
Abstract
La dilagante ideologia mercantilistico-neoliberista e le relative politiche implementate stanno indicando quale sia il sentiero esistenziale intrapreso dalla stragrande maggioranza dei popoli della terra tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo. Senza distinzione di provenienza ideologica, etnica o storico-geografica si assiste, nell'impero della globalizzazione, a un vero e proprio smottamento del tessuto sociale. Si celebrano le libertà individuali, ma nello stesso tempo si coartano e svuotano i diritti umani, la giustizia, l’equità e il bene comune. Una libertà esaltata e rivendicata – con i propri capisaldi nell'assenza di limiti, nel disinteresse per le responsabilità collettive, nel conformismo omologante – che nel contempo risulta essere tragicamente inconsistente e illusoria, prona ai modelli di consumo indotti dal mercato, incapace di promuovere la costruzione di un orizzonte di senso condiviso, a cui segue l’aumento dell'impotenza sistemico-collettiva e l’inadeguatezza della politica, sempre più locale, sempre più incapace di visioni di insieme, globali e integrate e a medio-lungo termine. Partendo da queste constatazioni, peraltro oramai ampiamente condivise, si evidenziano alcune riflessioni, prettamente sociologiche, quale contributo a una migliore comprensione di processi socio-integrativi, etici e promozionali, di per sé indispensabili, per una governance più umana e in una prospettiva integrata e comunitaria rinnovata. E questo tanto a livello politico-comunitario, come insegna la lenta e inesorabile deriva dell'Unione Europea, quanto a livello familiare, nazionale e di appartenenza socio-comunitaria e di cittadinanza. Le opportunità offerte dai movimenti sociali, dal buen vivir, dalla epistemologia del Sud e dalla cultura indigenaFile | Dimensione | Formato | |
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