Garantire la sicurezza di tutti i lavoratori è un obbligo di ogni datore di lavoro, ma, riferendosi in particolare alle persone disabili, bisogna oggettivamente prendere atto che molti ambienti presentano livelli di sicurezza diversi a seconda delle abilità fisiche, sensoriali e mentali di chi li occupa. Spesso è già considerato un traguardo il garantire che un edificio sia accessibile nel senso strettamente letterale del termine, dimen¬ticandosi della necessità di garantire a tutti la possibilità di potersi allontanare dal proprio posto di lavoro nel caso in cui circostanze sfavorevoli lo rendessero necessario. Risulta evidente invece come il considerare l’accessibilità nella sua accezione più ampia, quella che ne vede l’evacuabilità come suo complemento, sia un argomen¬to delicato, specialmente se posto in relazione con le esigenze delle persone più deboli. Un’uscita di sicurezza non accessibile o un segnale di allarme che non viene percepito sono elementi sufficienti a dire che la sicurezza all’interno di un edificio non è garantita in maniera uguale per tutti: la sicurezza deve essere accessibile a tutti, altrimenti non è sicurezza nel senso pieno del termine. La cronaca ci dimostra che oggi le persone che rimangono maggiormente coinvolte in situazioni di emergenza, sono proprio le persone disabili nel senso ampio del termine, dai bambini agli anziani. Questo rappresenta già di per se un buon motivo per doversene occupare e prevedere di considerare adeguatamente le esigenze di tutti, anche di chi ha particolari necessità. Prevedere di considerare adeguatamente le esigenze di tutti, anche di chi ha particolari esigenze, nella gestione di un emergenza, garantendo a tutti lo stesso livello di sicurezza, è un aspetto delicato nel quale l’Università degli Studi di Trieste ha maturato una significativa esperienza. In occasione dell’anno 2003 (anno europeo dei disabili) è nato in Ateneo il progetto di “tutoraggio delle persone disabili in situazioni di emergenza”, che ha portato ad affrontare queste problematiche sperimentando delle concrete risposte, che hanno portato alla definizione di piani di emergenza e alla realizzazione di prove di evacuazione nelle quali anche le esigenze specifiche delle persone disabili, sono state opportunamente considerate. Questo percorso ha portato nel tempo a una diffusa attenzione e sensibilità nella gestione di tutti quelli aspetti che possono rappresentare delle criticità nella normale organizzazione di un sistema di emergenza, avendo la capacità in primo luogo di individuare queste particolari esigenze, intervenendo poi con la dovuta flessibilità apportando le adeguate modifiche e personalizzazioni. Cogliere l’occasione di organizzare e strutturare un piano di emergenza che consideri le persone con esigenze specifiche, si è rivelata un’esperienza importante e positiva perché, mediante un diffuso coinvolgimento si è registrata una generale aumentata sensibilità verso le tematiche delle persone con disabilità e delle loro specifiche esigenze, dell’accessibilità delle tematiche della sicurezza. Le proiezioni dicono che il numero di persone con specifiche esigenze è nel nostro Paese in continuo e significativo aumento. Occuparsi quindi della sicurezza partendo dal punto di vista di una persona disabile è oltre che un obbligo, un percorso culturale e sociale ineludibile.

Gestione delle criticità in situazioni di emergenza in presenza di persone con disabilità. Quali soluzioni? Buone prassi dell'Università degli Studi di Trieste.

SCLIP, Giorgio
2016-01-01

Abstract

Garantire la sicurezza di tutti i lavoratori è un obbligo di ogni datore di lavoro, ma, riferendosi in particolare alle persone disabili, bisogna oggettivamente prendere atto che molti ambienti presentano livelli di sicurezza diversi a seconda delle abilità fisiche, sensoriali e mentali di chi li occupa. Spesso è già considerato un traguardo il garantire che un edificio sia accessibile nel senso strettamente letterale del termine, dimen¬ticandosi della necessità di garantire a tutti la possibilità di potersi allontanare dal proprio posto di lavoro nel caso in cui circostanze sfavorevoli lo rendessero necessario. Risulta evidente invece come il considerare l’accessibilità nella sua accezione più ampia, quella che ne vede l’evacuabilità come suo complemento, sia un argomen¬to delicato, specialmente se posto in relazione con le esigenze delle persone più deboli. Un’uscita di sicurezza non accessibile o un segnale di allarme che non viene percepito sono elementi sufficienti a dire che la sicurezza all’interno di un edificio non è garantita in maniera uguale per tutti: la sicurezza deve essere accessibile a tutti, altrimenti non è sicurezza nel senso pieno del termine. La cronaca ci dimostra che oggi le persone che rimangono maggiormente coinvolte in situazioni di emergenza, sono proprio le persone disabili nel senso ampio del termine, dai bambini agli anziani. Questo rappresenta già di per se un buon motivo per doversene occupare e prevedere di considerare adeguatamente le esigenze di tutti, anche di chi ha particolari necessità. Prevedere di considerare adeguatamente le esigenze di tutti, anche di chi ha particolari esigenze, nella gestione di un emergenza, garantendo a tutti lo stesso livello di sicurezza, è un aspetto delicato nel quale l’Università degli Studi di Trieste ha maturato una significativa esperienza. In occasione dell’anno 2003 (anno europeo dei disabili) è nato in Ateneo il progetto di “tutoraggio delle persone disabili in situazioni di emergenza”, che ha portato ad affrontare queste problematiche sperimentando delle concrete risposte, che hanno portato alla definizione di piani di emergenza e alla realizzazione di prove di evacuazione nelle quali anche le esigenze specifiche delle persone disabili, sono state opportunamente considerate. Questo percorso ha portato nel tempo a una diffusa attenzione e sensibilità nella gestione di tutti quelli aspetti che possono rappresentare delle criticità nella normale organizzazione di un sistema di emergenza, avendo la capacità in primo luogo di individuare queste particolari esigenze, intervenendo poi con la dovuta flessibilità apportando le adeguate modifiche e personalizzazioni. Cogliere l’occasione di organizzare e strutturare un piano di emergenza che consideri le persone con esigenze specifiche, si è rivelata un’esperienza importante e positiva perché, mediante un diffuso coinvolgimento si è registrata una generale aumentata sensibilità verso le tematiche delle persone con disabilità e delle loro specifiche esigenze, dell’accessibilità delle tematiche della sicurezza. Le proiezioni dicono che il numero di persone con specifiche esigenze è nel nostro Paese in continuo e significativo aumento. Occuparsi quindi della sicurezza partendo dal punto di vista di una persona disabile è oltre che un obbligo, un percorso culturale e sociale ineludibile.
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