La politica estera statunitense verso l’Afghanistan è stata al centro di una crescente attenzione da parte della letteratura in anni recenti. L’aumento esponenziale dei saggi dedicati all’Afghanistan è andato di pari passo con la riscoperta del conflitto afgano da parte dei governi e delle opinioni pubbliche occidentali. Dopo anni nei quali la regione attraeva un interesse perlopiù marginale, soprattutto nel periodo compreso tra il collasso dello Stato afgano negli anni ottanta del novecento e l’intervento sovietico, le sue vicende sono diventate di interesse generale dopo l’instaurazione del regime dei Taliban e gli attentati dell’11 settembre. Tuttavia, come già accaduto per altre crisi mediorientali – ad esempio le crisi iraniane del 1953 e del 1979 -, l’aumento dell’interesse da parte del pubblico è stato accompagnato dall’emersione di un filone d’analisi della politica estera americana alle cui contraddizioni, errori e complicità si sono imputati l’intensificazione del conflitto e, in generale, l’affermazione dell’Islam politico come fattore strutturale della politica. Tra gli aspetti che sono stati discussi vi è certamente l’ambiguità della politica statunitense verso la produzione e l’esportazione di droga. In questo filone di ricerca, il volume di Julien Mercille si pone a buon titolo come una delle analisi più interessanti e meglio documentate.

Julien Mercille, "Cruel Harvest. US Intervention in the Afghan Drug Trade, Pluto Press, London 2013, pp. 184 (Recensione, in "Narcotici e storia globale", a cura di Marcella Simoni).

ABENANTE, DIEGO
2017-01-01

Abstract

La politica estera statunitense verso l’Afghanistan è stata al centro di una crescente attenzione da parte della letteratura in anni recenti. L’aumento esponenziale dei saggi dedicati all’Afghanistan è andato di pari passo con la riscoperta del conflitto afgano da parte dei governi e delle opinioni pubbliche occidentali. Dopo anni nei quali la regione attraeva un interesse perlopiù marginale, soprattutto nel periodo compreso tra il collasso dello Stato afgano negli anni ottanta del novecento e l’intervento sovietico, le sue vicende sono diventate di interesse generale dopo l’instaurazione del regime dei Taliban e gli attentati dell’11 settembre. Tuttavia, come già accaduto per altre crisi mediorientali – ad esempio le crisi iraniane del 1953 e del 1979 -, l’aumento dell’interesse da parte del pubblico è stato accompagnato dall’emersione di un filone d’analisi della politica estera americana alle cui contraddizioni, errori e complicità si sono imputati l’intensificazione del conflitto e, in generale, l’affermazione dell’Islam politico come fattore strutturale della politica. Tra gli aspetti che sono stati discussi vi è certamente l’ambiguità della politica statunitense verso la produzione e l’esportazione di droga. In questo filone di ricerca, il volume di Julien Mercille si pone a buon titolo come una delle analisi più interessanti e meglio documentate.
2017
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