Il contributo si propone di indicare una possibile linea di ricerca – per le scienze sociali, le neuroscienze e la psicologia del giudizio – negli studi dedicati al principio di uguaglianza giuridica. Il concetto di uguaglianza è analizzato nel suo uso comune, mostrando le sue relazioni interne con le nozioni di rilevanza e ragionevolezza. Tali concetti sono tradizionalmente visti come proprietà normative, nel duplice senso di “frutto di giudizi normativi o valutativi” e di “aventi a oggetto norme”. Ma essi – o meglio, le azioni che ne realizzano istanze – possono anche essere l’oggetto di norme, come i principi di uguaglianza e di ragionevolezza. Tuttavia, data una certa concezione dei limiti psicologici della razionalità, suggerirò che potrebbe essere interessante esaminare l’ipotesi che in alcuni casi il giudizio di uguaglianza tra fattispecie generali e astratte non sia guidato da considerazioni normative (giuridiche, politiche, morali) sottoposte a un filtro di ragionevolezza, bensì da quello che Daniel Kahneman ha chiamato “pensiero veloce”.

L'uguaglianza tra valutazione razionale ed elaborazione cognitiva

Nicola Muffato
2019-01-01

Abstract

Il contributo si propone di indicare una possibile linea di ricerca – per le scienze sociali, le neuroscienze e la psicologia del giudizio – negli studi dedicati al principio di uguaglianza giuridica. Il concetto di uguaglianza è analizzato nel suo uso comune, mostrando le sue relazioni interne con le nozioni di rilevanza e ragionevolezza. Tali concetti sono tradizionalmente visti come proprietà normative, nel duplice senso di “frutto di giudizi normativi o valutativi” e di “aventi a oggetto norme”. Ma essi – o meglio, le azioni che ne realizzano istanze – possono anche essere l’oggetto di norme, come i principi di uguaglianza e di ragionevolezza. Tuttavia, data una certa concezione dei limiti psicologici della razionalità, suggerirò che potrebbe essere interessante esaminare l’ipotesi che in alcuni casi il giudizio di uguaglianza tra fattispecie generali e astratte non sia guidato da considerazioni normative (giuridiche, politiche, morali) sottoposte a un filtro di ragionevolezza, bensì da quello che Daniel Kahneman ha chiamato “pensiero veloce”.
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