Il saggio propone un'analisi completa delle regie di Visconti nel campo del teatro musicale. Dopo aver insistito sulla vastità e complessità delle numerosi ma assai selezionati interventi teatrali viscontiani, scalati nel loro complesso tra il 1945 e il 1973, viene analizzato l’unico documento da cui è possibile ricavare qualche indicazione attorno la teoria scenica del regista lombardo, il testo "Vent’anni di teatro", apparso su “L’Europeo” del marzo 1966, dove è possibile individuare alcuni punti chiave: l’idea che ha sempre guidato il pensiero di Visconti, è che a teatro l’aspetto visivo riveste un ruolo fondamentale, e per ottenere questo occorre uno sviluppatissimo rigore scenico che nasce dal rispetto assoluto che un regista deve al testo drammatico. Partendo da queste considerazioni si passa all’analisi del fondamentale impegno di Visconti nel teatro d’opera, con 22 messe in scena lungo la sua carriera: da "La vestale" di Gaspare Spontini per il Teatro alla Scala di Milano nel 1954, con Maria Callas come protagonista, alla "Manon Lescaut" di Giacomo Puccini, che debuttò al Teatro Nuovo di Spoleto il 21 giugno 1973 nell’ambito del Festival dei Due Mondi. Un arco temporale di quasi vent’anni che vede il regista elaborare via via un nuovo linguaggio registico. A Visconti si deve infatti un grande impegno nella ricostruzione del contesto storico, sia attraverso un attento uso di scene e costumi, sia attraverso l’utilizzo di un forte realismo scenico, del tutto inedito per l’epoca, prendendo così le distanze da una messinscena piatta e interamente legata alle didascalie del libretto tipica del tempo e per larghi tratti ancora ferma a modelli ottocenteschi. Intuizioni che spesso spiazzarono pubblico e critica, ma che furono in grado di costruire un discorso critico del tutto nuovo, in cui veni- vano sottolineate le varie implicazioni culturali con l’epoca in cui il testo teatrale era stato concepito.

Visconti e il melodramma

Paolo Quazzolo
2020-01-01

Abstract

Il saggio propone un'analisi completa delle regie di Visconti nel campo del teatro musicale. Dopo aver insistito sulla vastità e complessità delle numerosi ma assai selezionati interventi teatrali viscontiani, scalati nel loro complesso tra il 1945 e il 1973, viene analizzato l’unico documento da cui è possibile ricavare qualche indicazione attorno la teoria scenica del regista lombardo, il testo "Vent’anni di teatro", apparso su “L’Europeo” del marzo 1966, dove è possibile individuare alcuni punti chiave: l’idea che ha sempre guidato il pensiero di Visconti, è che a teatro l’aspetto visivo riveste un ruolo fondamentale, e per ottenere questo occorre uno sviluppatissimo rigore scenico che nasce dal rispetto assoluto che un regista deve al testo drammatico. Partendo da queste considerazioni si passa all’analisi del fondamentale impegno di Visconti nel teatro d’opera, con 22 messe in scena lungo la sua carriera: da "La vestale" di Gaspare Spontini per il Teatro alla Scala di Milano nel 1954, con Maria Callas come protagonista, alla "Manon Lescaut" di Giacomo Puccini, che debuttò al Teatro Nuovo di Spoleto il 21 giugno 1973 nell’ambito del Festival dei Due Mondi. Un arco temporale di quasi vent’anni che vede il regista elaborare via via un nuovo linguaggio registico. A Visconti si deve infatti un grande impegno nella ricostruzione del contesto storico, sia attraverso un attento uso di scene e costumi, sia attraverso l’utilizzo di un forte realismo scenico, del tutto inedito per l’epoca, prendendo così le distanze da una messinscena piatta e interamente legata alle didascalie del libretto tipica del tempo e per larghi tratti ancora ferma a modelli ottocenteschi. Intuizioni che spesso spiazzarono pubblico e critica, ma che furono in grado di costruire un discorso critico del tutto nuovo, in cui veni- vano sottolineate le varie implicazioni culturali con l’epoca in cui il testo teatrale era stato concepito.
2020
978-88-5511-139-3
978-88-5511-138-6
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