Il saggio indaga la genesi del processo creativo che presiede a “Ossessione”, il film d’esordio di Luchino Visconti. Il soggetto, intitolato “Palude”, conservato presso il fondo Visconti depositato alla Fondazione Istituto Gramsci di Roma, consentì al regista di passare le maglie della censura fascista che in precedenza gli aveva impedito di esordire con l’adattamento de “L’amante di Gramigna” di Verga. Oltre al suo indubbio valore simbolico, nel documento viene individuata la prima aurorale elaborazione del processo di adattamento di “Il postino suona sempre due volte”, il romanzo di James Cain sul quale di fatto verrà edificata la struttura narrativa del film. Nel saggio viene evidenziato come il soggetto abbia l’ampiezza e il respiro di un trattamento, e assuma un particolare rilievo storiografico non solo per la prefigurazione di alcune significative differenze rispetto al film finito, ma anche perché è utile nel ricomporre la filiera generativa fornendo indicazioni sulla poetica di Visconti e l’orientamento estetico comune al suo gruppo di collaboratori, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini e Mario Alicata: tra queste la scelta di un paesaggio autentico, quello della palude di Comacchio, in linea con le dinamiche del nascente neorealismo. Dalla tripla comparazione del testo analizzato con il romanzo, la sceneggiatura e il testo filmico viene in luce in che modo il soggetto consenta di comprendere l’operazione di adattamento compiuta dal gruppo di lavoro di Visconti e come il romanzo non possa essere stato soltanto una «traccia aneddotica», come ebbe a minimizzare lo stesso Visconti.

Un soggetto per "Ossessione", ovvero "Palude"

De Giusti Luciano
2020-01-01

Abstract

Il saggio indaga la genesi del processo creativo che presiede a “Ossessione”, il film d’esordio di Luchino Visconti. Il soggetto, intitolato “Palude”, conservato presso il fondo Visconti depositato alla Fondazione Istituto Gramsci di Roma, consentì al regista di passare le maglie della censura fascista che in precedenza gli aveva impedito di esordire con l’adattamento de “L’amante di Gramigna” di Verga. Oltre al suo indubbio valore simbolico, nel documento viene individuata la prima aurorale elaborazione del processo di adattamento di “Il postino suona sempre due volte”, il romanzo di James Cain sul quale di fatto verrà edificata la struttura narrativa del film. Nel saggio viene evidenziato come il soggetto abbia l’ampiezza e il respiro di un trattamento, e assuma un particolare rilievo storiografico non solo per la prefigurazione di alcune significative differenze rispetto al film finito, ma anche perché è utile nel ricomporre la filiera generativa fornendo indicazioni sulla poetica di Visconti e l’orientamento estetico comune al suo gruppo di collaboratori, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini e Mario Alicata: tra queste la scelta di un paesaggio autentico, quello della palude di Comacchio, in linea con le dinamiche del nascente neorealismo. Dalla tripla comparazione del testo analizzato con il romanzo, la sceneggiatura e il testo filmico viene in luce in che modo il soggetto consenta di comprendere l’operazione di adattamento compiuta dal gruppo di lavoro di Visconti e come il romanzo non possa essere stato soltanto una «traccia aneddotica», come ebbe a minimizzare lo stesso Visconti.
2020
978-88-5511-138-6
978-88-5511-139-3
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