Marta Fiascaris da San Daniele ha numerosi seguaci in Friuli e in ambito triestino. Sono donne di ceto sociale diverso e predicatori di più ordini religiosi, ma l’incontro con Marta avviene attraverso gli atti dell’annoso processo inquisitoriale (1649-1656) di cui è protagonista con l’accusa di falsa santità, che sottintende quella di eresia e di illusione diabolica. Ogni vicenda umana si colloca e definisce all’interno delle categorie di tempo e di spazio e quella di Marta non fa eccezione. Il tempo è la prima metà del ’600 e i fatti sono particolarmente ricchi di implicazioni sociali, per una riflessione intorno alle inquietudini religiose e alle forti esigenze di controllo sociale che emergono nel Friuli dell’epoca. Lo spazio va definito sul piano sociale ed è caratterizzato, per le masse contadine, da drammatiche condizioni di carestia e morte. La storia di Marta si inserisce in questo quadro. Donna di umile stato sociale, nubile e figlia di un’ebrea convertita, porta con sé la cultura religiosa delle “Sante Vive” del ’500 ed è attratta dalla vita mistica che manifesta con Visioni e Rivelazioni, portatrici di un messaggio in chiave prettamente femminile che la spinge a soccorrere poveri, malati e bisognosi. Nel compiere la sua missione incorre in un gravissimo errore: dimentica di essere donna, donna che sa leggere, scrivere, argomentare e osa sfidare il rigido apparato del potere della Chiesa. Quella di Marta è un’alterità incomprensibile per gli uomini dell’Inquisizione che possono solo cancellarla, riducendola nelle categorie del diabolico o del folle.

Una donna, una storia, la Storia

Giovanni Delli Zotti
2020-01-01

Abstract

Marta Fiascaris da San Daniele ha numerosi seguaci in Friuli e in ambito triestino. Sono donne di ceto sociale diverso e predicatori di più ordini religiosi, ma l’incontro con Marta avviene attraverso gli atti dell’annoso processo inquisitoriale (1649-1656) di cui è protagonista con l’accusa di falsa santità, che sottintende quella di eresia e di illusione diabolica. Ogni vicenda umana si colloca e definisce all’interno delle categorie di tempo e di spazio e quella di Marta non fa eccezione. Il tempo è la prima metà del ’600 e i fatti sono particolarmente ricchi di implicazioni sociali, per una riflessione intorno alle inquietudini religiose e alle forti esigenze di controllo sociale che emergono nel Friuli dell’epoca. Lo spazio va definito sul piano sociale ed è caratterizzato, per le masse contadine, da drammatiche condizioni di carestia e morte. La storia di Marta si inserisce in questo quadro. Donna di umile stato sociale, nubile e figlia di un’ebrea convertita, porta con sé la cultura religiosa delle “Sante Vive” del ’500 ed è attratta dalla vita mistica che manifesta con Visioni e Rivelazioni, portatrici di un messaggio in chiave prettamente femminile che la spinge a soccorrere poveri, malati e bisognosi. Nel compiere la sua missione incorre in un gravissimo errore: dimentica di essere donna, donna che sa leggere, scrivere, argomentare e osa sfidare il rigido apparato del potere della Chiesa. Quella di Marta è un’alterità incomprensibile per gli uomini dell’Inquisizione che possono solo cancellarla, riducendola nelle categorie del diabolico o del folle.
2020
978-88-5511-159-1
978-88-5511-160-7
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