La Carta di Machu Picchu codificava per la prima volta la “Living City”, proponendo fra le varie un approccio ecologico, legato al paesaggio e all’ambiente come strumento principale da utilizzare nei processi di pianificazione e riassetto delle città e del territorio. Questo progetto parte proprio da quest’idea: utilizzare la dimensione paesaggistica, qui fortemente caratterizzata dal fiume Tagliamento e dall’impronta rurale e produttiva del bacco da seta che ha alimentato una importante stagione economica per questi territori e per lo sviluppo di questi borghi lungo il fiume Tagliamento. Il progetto mira a far emergere queste tracce, valorizzando assetti vegetazionali, visuali e sistemi insediativi che si sono sviluppati in simbiosi. Ad esemplificazione di tutto ciò basti pensare al ruolo di una particolare specie, il gelso (Morus L.), rivestito nella costruzione della struttura stessa e dei caratteri delle unità di paesaggio che tassellano i bordi del fiume Tagliamento ancora oggi. Il ridisegno urbanistico nasce quindi dalla volontà di far riemergere la struttura paesaggistica ed integrarla ad un nuovo sistema di percorsi cilcopedonali e ad un telaio viabilistico connesso con gli spazi pubblici. Per questa ragione il progetto guarda ad una certa tradizione anglosassone aperta da James Corner che lavorava sulla fusione e intreccio fra ecologia, paesaggio e disegno urbano. Verso la metà degli anni novanta emerge per la prima volta il termine Landscape Urbanism (nella mostra Landscape Urbanism curata da Charles Waldheim nel 1997) come ramo della Landscape Ecology (Shane, 2004) che mira all’organizzazione e integrazione delle attività umane nel paesaggio naturale, con una particolare attenzione e focus alle soluzioni progettuali e pianificatorie di conservazione di un delicato equilibrio ecologico tra città e natura, tra architettura e paesaggio. In quest’ottica la città può essere ripensata a partire dalla struttura ambientale, dai sistemi di paesaggio e dalla dimensione naturalistica. Questo approccio prevede di considerare i “fatti urbani” non più come permanenze, o sistemi statici, ma come processi, ovvero sistemi dinamici, appunto come in natura. Sempre secondo quest’ottica la topografia diventa il materiale principale del progetto o del piano, e il “progetto di suolo” costituisce il supporto e il telaio sia ambientale che urbanistico su cui impostare masterplan e strategie

Tra anelli e dorsali. La via dei gelsi e il re dei fiumi alpini

adriano venudo
2020-01-01

Abstract

La Carta di Machu Picchu codificava per la prima volta la “Living City”, proponendo fra le varie un approccio ecologico, legato al paesaggio e all’ambiente come strumento principale da utilizzare nei processi di pianificazione e riassetto delle città e del territorio. Questo progetto parte proprio da quest’idea: utilizzare la dimensione paesaggistica, qui fortemente caratterizzata dal fiume Tagliamento e dall’impronta rurale e produttiva del bacco da seta che ha alimentato una importante stagione economica per questi territori e per lo sviluppo di questi borghi lungo il fiume Tagliamento. Il progetto mira a far emergere queste tracce, valorizzando assetti vegetazionali, visuali e sistemi insediativi che si sono sviluppati in simbiosi. Ad esemplificazione di tutto ciò basti pensare al ruolo di una particolare specie, il gelso (Morus L.), rivestito nella costruzione della struttura stessa e dei caratteri delle unità di paesaggio che tassellano i bordi del fiume Tagliamento ancora oggi. Il ridisegno urbanistico nasce quindi dalla volontà di far riemergere la struttura paesaggistica ed integrarla ad un nuovo sistema di percorsi cilcopedonali e ad un telaio viabilistico connesso con gli spazi pubblici. Per questa ragione il progetto guarda ad una certa tradizione anglosassone aperta da James Corner che lavorava sulla fusione e intreccio fra ecologia, paesaggio e disegno urbano. Verso la metà degli anni novanta emerge per la prima volta il termine Landscape Urbanism (nella mostra Landscape Urbanism curata da Charles Waldheim nel 1997) come ramo della Landscape Ecology (Shane, 2004) che mira all’organizzazione e integrazione delle attività umane nel paesaggio naturale, con una particolare attenzione e focus alle soluzioni progettuali e pianificatorie di conservazione di un delicato equilibrio ecologico tra città e natura, tra architettura e paesaggio. In quest’ottica la città può essere ripensata a partire dalla struttura ambientale, dai sistemi di paesaggio e dalla dimensione naturalistica. Questo approccio prevede di considerare i “fatti urbani” non più come permanenze, o sistemi statici, ma come processi, ovvero sistemi dinamici, appunto come in natura. Sempre secondo quest’ottica la topografia diventa il materiale principale del progetto o del piano, e il “progetto di suolo” costituisce il supporto e il telaio sia ambientale che urbanistico su cui impostare masterplan e strategie
2020
978-88-5511-200-0
978-88-5511-201-7
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