Alla fine della seconda guerra mondiale gli ebrei italiani, duramente colpiti dalle leggi razziste del 1938 e dalla persecuzione nazi-fascista del 1943-1945, dovettero misurarsi con un lungo e articolato processo di reintegro nella società italiana e al tempo stesso con le grandi scelte istituzionali che coinvolgevanto tutto il paese, delle quali il referendum del 2 giugno 1946 rappresentò il momento cruciale di svolta. Il saggio analizza, attraverso le discussioni, le decisioni e le azioni dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane –organo ufficiale di rappresentanza dell’ebraismo italiano- come la leadership ebraica si pose rispetto alla scelta fra Monarchia e Repubblica al Referendum, ricostruendone il dibattito interno e il dialogo instaurato con i correligionari attraverso la stampa ebraica dell’epoca. Particolare attenzione inoltre è riservata alla cruciale fase successiva alla proclamazione della Repubblica, quando i vertici dell’Unione cercarono di instaurare nel corso del’estate del 1946 rapporti con i deputati costituenti di origine ebraica, con l’obiettivo di trovare un appoggio alle richieste di parificazione dei culti e di uguaglianza nella nuova carta costituzionale. Richieste che avanzarono sin dall’inizio al Governo provvisorio italiano di concerto con le Chiese evangeliche. L’uscita della progetto di Costituzione agli inizi del 1947 non fu tuttavia accolto con favore dalle minoranze religiose italiane: soprattutto l’inclusione dei Patti del Laterano nell’articolo 5, poi 7, sollevarono anche fra gli ebrei italiani grande preoccupazione e sconcerto per le conseguenze che tale decisione aveva per la libertà religiosa, la parificazione dei culti e per il sogno di vivere in uno stato laico. L’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane nel marzo del 1947 inviò pertanto una serie di rilievi ai deputati della Costituente e assieme ai rappresentanti delle Chiese evangeliche italiane incontrò i massimi vertici dello stato, sperando in una apertura alle loro richieste, che però furono in gran parte disattese.
Il "lungo" '46 degli ebrei italiani: dal referendum del 2 giugno alla Costituente
Tullia Catalan
2020-01-01
Abstract
Alla fine della seconda guerra mondiale gli ebrei italiani, duramente colpiti dalle leggi razziste del 1938 e dalla persecuzione nazi-fascista del 1943-1945, dovettero misurarsi con un lungo e articolato processo di reintegro nella società italiana e al tempo stesso con le grandi scelte istituzionali che coinvolgevanto tutto il paese, delle quali il referendum del 2 giugno 1946 rappresentò il momento cruciale di svolta. Il saggio analizza, attraverso le discussioni, le decisioni e le azioni dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane –organo ufficiale di rappresentanza dell’ebraismo italiano- come la leadership ebraica si pose rispetto alla scelta fra Monarchia e Repubblica al Referendum, ricostruendone il dibattito interno e il dialogo instaurato con i correligionari attraverso la stampa ebraica dell’epoca. Particolare attenzione inoltre è riservata alla cruciale fase successiva alla proclamazione della Repubblica, quando i vertici dell’Unione cercarono di instaurare nel corso del’estate del 1946 rapporti con i deputati costituenti di origine ebraica, con l’obiettivo di trovare un appoggio alle richieste di parificazione dei culti e di uguaglianza nella nuova carta costituzionale. Richieste che avanzarono sin dall’inizio al Governo provvisorio italiano di concerto con le Chiese evangeliche. L’uscita della progetto di Costituzione agli inizi del 1947 non fu tuttavia accolto con favore dalle minoranze religiose italiane: soprattutto l’inclusione dei Patti del Laterano nell’articolo 5, poi 7, sollevarono anche fra gli ebrei italiani grande preoccupazione e sconcerto per le conseguenze che tale decisione aveva per la libertà religiosa, la parificazione dei culti e per il sogno di vivere in uno stato laico. L’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane nel marzo del 1947 inviò pertanto una serie di rilievi ai deputati della Costituente e assieme ai rappresentanti delle Chiese evangeliche italiane incontrò i massimi vertici dello stato, sperando in una apertura alle loro richieste, che però furono in gran parte disattese.File | Dimensione | Formato | |
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