La questione altoatesina e la “Groẞe Koalition” tra Roma e Vienna. L’acuirsi della crisi tra Italia e Austria nella seconda metà degli anni 60 rispetto alla questione altoatesina costituisce un difficile banco di prova per la Groẞe Koalition. Il nuovo governo di coalizione, e in particolare il ministro degli esteri Brandt, è consapevole che la Bundesrepublik gioca, suo malgrado, un ruolo di primo piano tra Vienna e Roma. La prudenza che, in passato, ha guidato la CDU su un tema spinoso come l’autonomia altoatesina, trova giustificazione nell’intento di preservare l’immagine di una nuova Germania, lontana da tentazioni pangermaniste e intenta a collocarsi saldamente nel campo dell’europeismo e dell’atlantismo. Il centrosinistra tedesco, che allarga il campo della politica estera al tema della distensione Est-Ovest, deve in tutti i modi evitare che i contrasti tra Austria e Italia si insinuino come “un lento veleno” nei buoni rapporti con Roma, pur preservando l’ineludibile ruolo di “senior partner” nei confronti di Vienna. L’equidistanza e la non ingerenza diventano dunque i due principi cardine che guidano la politica di Brandt rispetto alla vertenza altoatesina, sebbene dal ministero degli esteri tedesco emerga la convinzione che il governo austriaco debba approfittare della contingenza favorevole data dalla moderazione e dall’europeismo di Moro e di Saragat. Agli occhi di Bonn, infatti, è fondamentale uscire da uno stallo negoziale i cui risvolti economici (il veto dell’Italia all’accordo di associazione dell’Austria con il Mec) e politici (i costanti sospetti di una connivenza tedesca con i gruppi ultra-nazionalisti tirolesi) rischiano di compromettere i buoni rapporti con l’Italia.

Die Südtirolfrage und die "Groẞe Koalition" in der Bundesrepublik Deutschland zwischen Rom und Wien (1966-1969)

Giulia Caccamo
2020-01-01

Abstract

La questione altoatesina e la “Groẞe Koalition” tra Roma e Vienna. L’acuirsi della crisi tra Italia e Austria nella seconda metà degli anni 60 rispetto alla questione altoatesina costituisce un difficile banco di prova per la Groẞe Koalition. Il nuovo governo di coalizione, e in particolare il ministro degli esteri Brandt, è consapevole che la Bundesrepublik gioca, suo malgrado, un ruolo di primo piano tra Vienna e Roma. La prudenza che, in passato, ha guidato la CDU su un tema spinoso come l’autonomia altoatesina, trova giustificazione nell’intento di preservare l’immagine di una nuova Germania, lontana da tentazioni pangermaniste e intenta a collocarsi saldamente nel campo dell’europeismo e dell’atlantismo. Il centrosinistra tedesco, che allarga il campo della politica estera al tema della distensione Est-Ovest, deve in tutti i modi evitare che i contrasti tra Austria e Italia si insinuino come “un lento veleno” nei buoni rapporti con Roma, pur preservando l’ineludibile ruolo di “senior partner” nei confronti di Vienna. L’equidistanza e la non ingerenza diventano dunque i due principi cardine che guidano la politica di Brandt rispetto alla vertenza altoatesina, sebbene dal ministero degli esteri tedesco emerga la convinzione che il governo austriaco debba approfittare della contingenza favorevole data dalla moderazione e dall’europeismo di Moro e di Saragat. Agli occhi di Bonn, infatti, è fondamentale uscire da uno stallo negoziale i cui risvolti economici (il veto dell’Italia all’accordo di associazione dell’Austria con il Mec) e politici (i costanti sospetti di una connivenza tedesca con i gruppi ultra-nazionalisti tirolesi) rischiano di compromettere i buoni rapporti con l’Italia.
2020
978-88-6046-172-8
978-88-6046-173-5
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