Il contributo propone un indice aggregato sintetico di povertà multidimensionale applicabile ad un’economia avanzata come quella Italiana, concettualmente basato sull’approccio delle capability di Sen, e che utilizza il metodo di Alkire e Foster. L’ indice è costruito usando dati tratti dalle componenti italiane dell’indagine europea sul reddito e le condizioni di vita (IT-SILC) per gli anni 2009 e 2015. L’andamento dell’indice aggregato e le sue disaggregazioni dimensionali, territoriali e per caratteristiche socio-demografiche, sono analizzati per delineare un primo quadro della deprivazione multipla in Italia nell’anno che precede la profonda crisi determinata dalla doppia recessione e in quello che segna l’inizio di una stentata ripresa. I risultati mostrano che deprivazione materiale, disoccupazione, scarsa partecipazione sociale e istruzione carente sono le dimensioni che contribuiscono maggiormente all’indice aggregato di povertà multidimensionale (e al suo aumento nei due anni considerati), e quelle con maggior prevalenza tra i poveri, a prescindere dal sottogruppo di popolazione di appartenenza. Se i profili della povertà multidimensionale sono grosso modo omogenei, la sua incidenza è invece molto diversa tra i vari sottogruppi. I gruppi più colpiti sono gli immigrati, le famiglie con capifamiglia scarsamente istruiti o che presentano due o più minori e le classi di età più giovani. Profondi risultano anche i divari territoriali: il contributo delle regioni Meridionali all’indice aggregato di povertà è ben oltre il 50%, una cifra decisamente sproporzionata rispetto alla quota di popolazione di queste regioni. Il grado di sovrapposizione tra la misura di povertà multidimensionale proposta e la misura standard di povertà relativa rispetto al reddito è modesto, pari al 6,6% della popolazione indagata, il che conferma la complementarietà delle due misure. C’è tuttavia una forte correlazione negativa tra classi reddito e incidenza della povertà multidimensionale. Quest’ultima non solo è molto più alta per le classi di reddito inferiori, ma negli anni di crisi è aumentata notevolmente soprattutto nelle classi più povere. Il reddito è importante per evitare la povertà multidimensionale e gli effetti di qualsiasi misura di sostegno al reddito non sono banali, anche se gli interventi per ridurre la povertà e la disuguaglianza sociale dovrebbero innanzitutto mirare a prevenire i fattori strutturali di vulnerabilità, attraverso politiche per l’istruzione e la formazione, per l’inclusione sociale degli stranieri, per alleviare il peso della cura nelle famiglie, politiche allocative per le regioni meridionali, ma soprattutto politiche per la piena occupazione e politiche salariali concepite in modo da garantire una congrua remunerazione del lavoro ed evitare l’insorgere di povertà lavorativa.
La povertà e le sue deprivazioni. Un'analisi per l'Italia
Laura Chies;Elena Podrecca;
2021-01-01
Abstract
Il contributo propone un indice aggregato sintetico di povertà multidimensionale applicabile ad un’economia avanzata come quella Italiana, concettualmente basato sull’approccio delle capability di Sen, e che utilizza il metodo di Alkire e Foster. L’ indice è costruito usando dati tratti dalle componenti italiane dell’indagine europea sul reddito e le condizioni di vita (IT-SILC) per gli anni 2009 e 2015. L’andamento dell’indice aggregato e le sue disaggregazioni dimensionali, territoriali e per caratteristiche socio-demografiche, sono analizzati per delineare un primo quadro della deprivazione multipla in Italia nell’anno che precede la profonda crisi determinata dalla doppia recessione e in quello che segna l’inizio di una stentata ripresa. I risultati mostrano che deprivazione materiale, disoccupazione, scarsa partecipazione sociale e istruzione carente sono le dimensioni che contribuiscono maggiormente all’indice aggregato di povertà multidimensionale (e al suo aumento nei due anni considerati), e quelle con maggior prevalenza tra i poveri, a prescindere dal sottogruppo di popolazione di appartenenza. Se i profili della povertà multidimensionale sono grosso modo omogenei, la sua incidenza è invece molto diversa tra i vari sottogruppi. I gruppi più colpiti sono gli immigrati, le famiglie con capifamiglia scarsamente istruiti o che presentano due o più minori e le classi di età più giovani. Profondi risultano anche i divari territoriali: il contributo delle regioni Meridionali all’indice aggregato di povertà è ben oltre il 50%, una cifra decisamente sproporzionata rispetto alla quota di popolazione di queste regioni. Il grado di sovrapposizione tra la misura di povertà multidimensionale proposta e la misura standard di povertà relativa rispetto al reddito è modesto, pari al 6,6% della popolazione indagata, il che conferma la complementarietà delle due misure. C’è tuttavia una forte correlazione negativa tra classi reddito e incidenza della povertà multidimensionale. Quest’ultima non solo è molto più alta per le classi di reddito inferiori, ma negli anni di crisi è aumentata notevolmente soprattutto nelle classi più povere. Il reddito è importante per evitare la povertà multidimensionale e gli effetti di qualsiasi misura di sostegno al reddito non sono banali, anche se gli interventi per ridurre la povertà e la disuguaglianza sociale dovrebbero innanzitutto mirare a prevenire i fattori strutturali di vulnerabilità, attraverso politiche per l’istruzione e la formazione, per l’inclusione sociale degli stranieri, per alleviare il peso della cura nelle famiglie, politiche allocative per le regioni meridionali, ma soprattutto politiche per la piena occupazione e politiche salariali concepite in modo da garantire una congrua remunerazione del lavoro ed evitare l’insorgere di povertà lavorativa.File | Dimensione | Formato | |
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