Da diversi anni a questa parte sempre più comuni italiani hanno iniziato ad adottare regolamenti o patti di collaborazione per la “rigenerazione di beni comuni”: si tratta di accordi fondati sul principio di sussidiarietà che, attraverso atti amministrativi di natura non autoritativa, consentono ad amministratori e cittadini di intraprendere azioni di cura o presa in carico di beni materiali, immateriali o digitali riconosciuti come funzionali al benessere individuale e collettivo. Nel contributo che si propone all’interno del panel “pedagogia e politica”, questo genere di iniziative vengono lette attraverso la prospettiva pedagogica per le ricadute sul piano educativo che lo sviluppo di comunità presuppone, restituendo proprio alla politica il suo significato più autentico di responsabilità condivisa dell’interesse comune. Attraverso l’analisi documentale di decine di regolamenti comunali, si riconosce come già nell’uso dei termini, questi dispositivi presentino significative assonanze con il linguaggio pedagogico – responsabilità, sostenibilità, prossimità, inclusione – che inducono a considerarli esempi virtuosi della transizione in atto nel nostro sistema di welfare da una logica assistenziale a una logica generativa. Si tratta di un modo diverso di declinare i rapporti fra amministrazioni e cittadinanza, reso possibile anche dalla capillare azione di operatori sociali ed educativi sui territori: sono soprattutto queste figure, infatti, a fare da mediatori nelle pratiche di amministrazione condivisa e cura dei beni comuni e a presidiare quegli avamposti in cui le istanze della (buona) politica e quelle dei cittadini si incrociano.

Rigenerare beni comuni: il valore educativo della partecipazione

matteo cornacchia
2021-01-01

Abstract

Da diversi anni a questa parte sempre più comuni italiani hanno iniziato ad adottare regolamenti o patti di collaborazione per la “rigenerazione di beni comuni”: si tratta di accordi fondati sul principio di sussidiarietà che, attraverso atti amministrativi di natura non autoritativa, consentono ad amministratori e cittadini di intraprendere azioni di cura o presa in carico di beni materiali, immateriali o digitali riconosciuti come funzionali al benessere individuale e collettivo. Nel contributo che si propone all’interno del panel “pedagogia e politica”, questo genere di iniziative vengono lette attraverso la prospettiva pedagogica per le ricadute sul piano educativo che lo sviluppo di comunità presuppone, restituendo proprio alla politica il suo significato più autentico di responsabilità condivisa dell’interesse comune. Attraverso l’analisi documentale di decine di regolamenti comunali, si riconosce come già nell’uso dei termini, questi dispositivi presentino significative assonanze con il linguaggio pedagogico – responsabilità, sostenibilità, prossimità, inclusione – che inducono a considerarli esempi virtuosi della transizione in atto nel nostro sistema di welfare da una logica assistenziale a una logica generativa. Si tratta di un modo diverso di declinare i rapporti fra amministrazioni e cittadinanza, reso possibile anche dalla capillare azione di operatori sociali ed educativi sui territori: sono soprattutto queste figure, infatti, a fare da mediatori nelle pratiche di amministrazione condivisa e cura dei beni comuni e a presidiare quegli avamposti in cui le istanze della (buona) politica e quelle dei cittadini si incrociano.
2021
9788867608287
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