Introduzione La teoria della mente (ToM), intesa come abilità di attribuire stati mentali a se stessi e agli altri, costituisce una delle aree più indagate nella psicologia dello sviluppo degli ultimi trent’anni. Una delle ragioni di questo interesse può essere rintracciata nella rilevanza che essa riveste in una dimensione evolutiva (Hughes e Leekam, 2004). Tuttavia, la stragrande maggioranza di queste ricerche è stata condotta su campioni di bambini inglesi e americani e pochi studi hanno adottato una prospettiva cross-culturale. Questa mancanza risulta sorprendente se si considera l’influenza fondamentale dell’ambiente sulla ToM (Hughes et al., 2005) e la diversità nella concezione della mente nelle varie culture (Lillard, 1998). Solo recentemente, infatti, studi condotti su popolazioni provenienti da culture diverse hanno incominciato ad apparire in letteratura (Callaghan, et al., 2005; Oh & Lewis, 2008). In relazione al presente lavoro è importante sottolineare che le meta-analisi di Wellman (Wellman et al., 2001) e di Liu (Liu et al, 2008) hanno evidenziato, pur sullo sfondo di un medesimo andamento evolutivo, l’esistenza di differenze nella performance ai compiti di ToM tra culture occidentali. In particolare, i bambini australiani e canadesi sembrano riportare punteggi più alti di quelli americani, che a loro volta sembrano essere più competenti di quelli austriaci. Complessivamente, questi risultati richiamano l’attenzione sulla diversa capacità nella risoluzione di compiti di ToM in bambini appartenenti a diverse culture occidentali e incoraggiano ulteriore ricerca. Il presente lavoro si pone in continuità con questa prospettiva indagando somiglianze e differenze nella ToM in bambini italiani e inglesi. Nel porsi questo obiettivo, gli autori hanno adottato una metodologia rigorosa, consistente nel considerare non solo la comprensione della falsa credenza, ma anche delle emozioni e, secondariamente, nel tenere sotto controllo le variabili dell’età, del linguaggio ed il livello di educazione materno. Metodo 140 bambini, 70 inglesi e 70 italiani hanno partecipato a questo studio. Il gruppo dei bambini inglesi proviene dalla città di Cambridge ed il gruppo dei bambini italiani da quella di Pavia. I bambini italiani (37 M, 33 F) hanno un’età media pari a 5.67 anni (SD = .3 mesi, range = 5 anni e 0 mesi - 6 anni e 5 mesi). Il livello di istruzione materno risulta così distribuito: 21 hanno la licenza media, 34 hanno un diploma e le restanti 15 hanno una laurea. I bambini inglesi (34 M, 36 F) hanno un’età media pari a 5.77 anni (SD = .3 mesi, range = 5 anni 0 mesi - 6 anni e 5 mesi). Il livello di istruzione materno risulta così distribuito: 26 hanno la licenza media, 23 hanno un diploma e le restanti 21 hanno una laurea. I due gruppi non differiscono per età, t = 1.71, ns, età verbale, t =.20, ns, livello di educazione materno, 2= 3.66, ns, e genere, 2=.26, ns. I partecipanti sono stati sottoposti a due prove di falsa credenza di primo ordine realizzate con l’utilizzo di pupazzi (una prova di contenuto inatteso di primo ordine, Bartsch & Wellman, 1989, e una prova di spostamento inatteso, Wimmer & Perner, 1983), due prove di falsa credenza di secondo ordine realizzate tramite disegni (Perner & Wimmer, 1985), una prova di comprensione di emozioni miste (Gordis, Rosen, & Grand, 1989) e una prova di vocabolario: il Peabody Picture Vocabulary Test (Dunn & Dunn, 1981) per i bambini italiani e il British Picture Vocabulary Scale per quelli inglesi (Dunn et al., 1982). I bambini di entrambi i gruppi sono stati testati a scuola. Risultati Le analisi statistiche mostrano, come atteso. che i punteggi riportati alle singole prove di ToM sono significativamente associati tra loro. Di conseguenza, si è proceduto al calcolo di un unico punteggio aggregato di ToM, dato dalla media dei punteggi riportati alle singole prove, Alpha Cronbach = .76. Inoltre, il punteggio di ToM è risultato essere significativamente associato a quello di vocabolario sia nel campione italiano, r(70) = .33, p < .01, che in quello inglese, r(70) = .46, p < .01. In relazione all’obiettivo principale del presente lavoro, i risultati evidenziano una differenza significativa tra gruppi nella ToM, t = 2.14, p < .05, nella direzione per cui il gruppo dei bambini inglesi riporta punteggi (M = .14 DS = .89) più alti di quelli del gruppo dei bambini italiani (M = -.14 DS = .65). Un’analisi più dettagliata mostra una differenza significativa sulla maggioranza delle prove, considerate singolarmente. I risultati vengono discussi alla luce delle differenze culturali riscontrabili in quelle attività che hanno un effetto significativo sulla ToM: lettura di libri, lessico psicologico, ed ironia. La cultura inglese, infatti, attribuisce importanza alla lettura di libri che sono particolarmente ricchi di riferimenti a stati mentali e ironia (Dyer, Shatz, & Wellman, 2000), aspetti, quest’ultimi, strettamente connessi allo sviluppo della ToM (Taumoepeau & Ruffman, 2006). Complessivamente il presente studio conferma l’esistenza di differenze cross-culturali nella capacita’ di bambini di riflettere sulla mente e, pur adottando un approccio descrittivo, contribuisce a stimolare la ricerca in quest’area.

La teoria della mente nei bambini italiani e inglesi: uno studio cross culturale

CAPUTI M;
2008-01-01

Abstract

Introduzione La teoria della mente (ToM), intesa come abilità di attribuire stati mentali a se stessi e agli altri, costituisce una delle aree più indagate nella psicologia dello sviluppo degli ultimi trent’anni. Una delle ragioni di questo interesse può essere rintracciata nella rilevanza che essa riveste in una dimensione evolutiva (Hughes e Leekam, 2004). Tuttavia, la stragrande maggioranza di queste ricerche è stata condotta su campioni di bambini inglesi e americani e pochi studi hanno adottato una prospettiva cross-culturale. Questa mancanza risulta sorprendente se si considera l’influenza fondamentale dell’ambiente sulla ToM (Hughes et al., 2005) e la diversità nella concezione della mente nelle varie culture (Lillard, 1998). Solo recentemente, infatti, studi condotti su popolazioni provenienti da culture diverse hanno incominciato ad apparire in letteratura (Callaghan, et al., 2005; Oh & Lewis, 2008). In relazione al presente lavoro è importante sottolineare che le meta-analisi di Wellman (Wellman et al., 2001) e di Liu (Liu et al, 2008) hanno evidenziato, pur sullo sfondo di un medesimo andamento evolutivo, l’esistenza di differenze nella performance ai compiti di ToM tra culture occidentali. In particolare, i bambini australiani e canadesi sembrano riportare punteggi più alti di quelli americani, che a loro volta sembrano essere più competenti di quelli austriaci. Complessivamente, questi risultati richiamano l’attenzione sulla diversa capacità nella risoluzione di compiti di ToM in bambini appartenenti a diverse culture occidentali e incoraggiano ulteriore ricerca. Il presente lavoro si pone in continuità con questa prospettiva indagando somiglianze e differenze nella ToM in bambini italiani e inglesi. Nel porsi questo obiettivo, gli autori hanno adottato una metodologia rigorosa, consistente nel considerare non solo la comprensione della falsa credenza, ma anche delle emozioni e, secondariamente, nel tenere sotto controllo le variabili dell’età, del linguaggio ed il livello di educazione materno. Metodo 140 bambini, 70 inglesi e 70 italiani hanno partecipato a questo studio. Il gruppo dei bambini inglesi proviene dalla città di Cambridge ed il gruppo dei bambini italiani da quella di Pavia. I bambini italiani (37 M, 33 F) hanno un’età media pari a 5.67 anni (SD = .3 mesi, range = 5 anni e 0 mesi - 6 anni e 5 mesi). Il livello di istruzione materno risulta così distribuito: 21 hanno la licenza media, 34 hanno un diploma e le restanti 15 hanno una laurea. I bambini inglesi (34 M, 36 F) hanno un’età media pari a 5.77 anni (SD = .3 mesi, range = 5 anni 0 mesi - 6 anni e 5 mesi). Il livello di istruzione materno risulta così distribuito: 26 hanno la licenza media, 23 hanno un diploma e le restanti 21 hanno una laurea. I due gruppi non differiscono per età, t = 1.71, ns, età verbale, t =.20, ns, livello di educazione materno, 2= 3.66, ns, e genere, 2=.26, ns. I partecipanti sono stati sottoposti a due prove di falsa credenza di primo ordine realizzate con l’utilizzo di pupazzi (una prova di contenuto inatteso di primo ordine, Bartsch & Wellman, 1989, e una prova di spostamento inatteso, Wimmer & Perner, 1983), due prove di falsa credenza di secondo ordine realizzate tramite disegni (Perner & Wimmer, 1985), una prova di comprensione di emozioni miste (Gordis, Rosen, & Grand, 1989) e una prova di vocabolario: il Peabody Picture Vocabulary Test (Dunn & Dunn, 1981) per i bambini italiani e il British Picture Vocabulary Scale per quelli inglesi (Dunn et al., 1982). I bambini di entrambi i gruppi sono stati testati a scuola. Risultati Le analisi statistiche mostrano, come atteso. che i punteggi riportati alle singole prove di ToM sono significativamente associati tra loro. Di conseguenza, si è proceduto al calcolo di un unico punteggio aggregato di ToM, dato dalla media dei punteggi riportati alle singole prove, Alpha Cronbach = .76. Inoltre, il punteggio di ToM è risultato essere significativamente associato a quello di vocabolario sia nel campione italiano, r(70) = .33, p < .01, che in quello inglese, r(70) = .46, p < .01. In relazione all’obiettivo principale del presente lavoro, i risultati evidenziano una differenza significativa tra gruppi nella ToM, t = 2.14, p < .05, nella direzione per cui il gruppo dei bambini inglesi riporta punteggi (M = .14 DS = .89) più alti di quelli del gruppo dei bambini italiani (M = -.14 DS = .65). Un’analisi più dettagliata mostra una differenza significativa sulla maggioranza delle prove, considerate singolarmente. I risultati vengono discussi alla luce delle differenze culturali riscontrabili in quelle attività che hanno un effetto significativo sulla ToM: lettura di libri, lessico psicologico, ed ironia. La cultura inglese, infatti, attribuisce importanza alla lettura di libri che sono particolarmente ricchi di riferimenti a stati mentali e ironia (Dyer, Shatz, & Wellman, 2000), aspetti, quest’ultimi, strettamente connessi allo sviluppo della ToM (Taumoepeau & Ruffman, 2006). Complessivamente il presente studio conferma l’esistenza di differenze cross-culturali nella capacita’ di bambini di riflettere sulla mente e, pur adottando un approccio descrittivo, contribuisce a stimolare la ricerca in quest’area.
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