Gli effetti rapidi della pandemia hanno richiesto migliori capacità di reazione e adattamento ad una nuova normalità, diversa. È emerso come la progettazione delle nostre case e città abbia influenzato l’affrontare l’emergenza a livello individuale e collettivo, mettendoci di fronte ai limiti del corpo fisico e sociale e del loro modo di abitare. Il corpo fisico si è visto costretto ad acquisire una nuova dimensione spaziale, questo ha enfatizzato le difficoltà di adattamento per coloro che convivono, al di là della pandemia, con una percezione diversa dell’ambiente che li circonda (autismo, Asperger). Un ripensamento degli spazi domestici e urbani collettivi può andare incontro alle necessità delle persone con una sensibilità atipica, ma può anche determinare forme di apertura empatica all’incontro con l’alterità. La ricerca di dottorato indaga gli spazi in cui questa doppia empatia (D.Milton) può realizzarsi, in strutture terapeutiche e residenziali, per persone con disabilità cognitive. Non limitando l’analisi ad ambienti specificamente terapeutici, si intende verificare come possano essere progettati e valorizzati luoghi pubblici destinati a permanenze e usi transitori, sia spazialmente che nel tempo, capaci di mettere in relazione un prima e un dopo, un dentro e un fuori, un momento temporale preciso in cui la persona, in particolare chi ha una sensibilità atipica, prende consapevolezza del luogo in cui si trova rispetto agli altri: spazi che diventano luoghi di incontro delle diversità. Spazi soglia e transizione, rifugio e sosta, come le aree di ingresso, di passaggio e di attesa. Un luogo d’attesa, per esempio, può assumere un ruolo significativo nel processo di inclusione, nella misura in cui persone diverse siedono accanto, si vedono, devono adattarsi e potenzialmente raccontarsi. Riflettendo su questi interni potremmo immaginare nuove forme di prossimità che favoriscano una narrazione diversa di quelli che vengono intesi come deficit e che possiamo imparare a considerare semplici differenze, manifestazioni dell’alterità.

Gli interni soglia come esperienza dell’alterità.

Martina Di Prisco
2021-01-01

Abstract

Gli effetti rapidi della pandemia hanno richiesto migliori capacità di reazione e adattamento ad una nuova normalità, diversa. È emerso come la progettazione delle nostre case e città abbia influenzato l’affrontare l’emergenza a livello individuale e collettivo, mettendoci di fronte ai limiti del corpo fisico e sociale e del loro modo di abitare. Il corpo fisico si è visto costretto ad acquisire una nuova dimensione spaziale, questo ha enfatizzato le difficoltà di adattamento per coloro che convivono, al di là della pandemia, con una percezione diversa dell’ambiente che li circonda (autismo, Asperger). Un ripensamento degli spazi domestici e urbani collettivi può andare incontro alle necessità delle persone con una sensibilità atipica, ma può anche determinare forme di apertura empatica all’incontro con l’alterità. La ricerca di dottorato indaga gli spazi in cui questa doppia empatia (D.Milton) può realizzarsi, in strutture terapeutiche e residenziali, per persone con disabilità cognitive. Non limitando l’analisi ad ambienti specificamente terapeutici, si intende verificare come possano essere progettati e valorizzati luoghi pubblici destinati a permanenze e usi transitori, sia spazialmente che nel tempo, capaci di mettere in relazione un prima e un dopo, un dentro e un fuori, un momento temporale preciso in cui la persona, in particolare chi ha una sensibilità atipica, prende consapevolezza del luogo in cui si trova rispetto agli altri: spazi che diventano luoghi di incontro delle diversità. Spazi soglia e transizione, rifugio e sosta, come le aree di ingresso, di passaggio e di attesa. Un luogo d’attesa, per esempio, può assumere un ruolo significativo nel processo di inclusione, nella misura in cui persone diverse siedono accanto, si vedono, devono adattarsi e potenzialmente raccontarsi. Riflettendo su questi interni potremmo immaginare nuove forme di prossimità che favoriscano una narrazione diversa di quelli che vengono intesi come deficit e che possiamo imparare a considerare semplici differenze, manifestazioni dell’alterità.
2021
978-88916-5063-4
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