Il saggio traccia un bilancio dei rapporti fra le regioni a statuto speciale e le loro consorelle a statuto ordinario a cinquant’anni dalla nascita di queste ultime. Nella parte introduttiva, tenuto conto delle importanti differenze in termini di radicamento anche pre-costituzionale, di consolidamento democratico e di sviluppo gestionale delle varie regioni, si evidenzia il diverso approccio scientifico e ideologico riguardo al diritto e alla necessità del permanere di assetti differenziati La lettura del fenomeno regionale in Italia è fondata su presupposti diversi ed opposti a seconda che si concepiscano le regioni come un livello di governo naturale e necessario - secondo una visione ‘regio-ne-centrica’ che vede nello Stato il baricentro di una sintesi ordinamentale plurale che identifica le regioni come base della democrazia dell’intera comunità nazionale -, oppure (secondo una visione ‘Stato-centrica’ che le considera come un ‘male minore’, accettato in Italia negli anni 1945-1948 solo per superare le conflittualità generate dagli eccessi nazionalistico del regime precedente) che si ritenga necessario dare totale priorità agli interessi statali nella decisione politica, riducendo gli organi regionali a un mero strumento di decentramento amministrativo. Si passano quindi in rassegna i principali studi a carattere monografico dedicati alle singole realtà regionali e si tratteggiano le fasi alterne di un rapporto complesso, segnato da frequenti momenti di ‘scavalcamento’, mettendo in evidenza lo scarso ricorso a strumenti di raccordo orizzontale fra regioni e la preferenza dei governi delle speciali per un’interlocuzione diretta, in chiave prevalentemente difensiva, con lo Stato piuttosto che per l’azione coordinata attraverso organismi di consultazione reciproca fra le autonomie speciali E di rappresentanza collettiva degli interessi. . Lo scritto si conclude con alcune osservazioni su alcuni episodi e momenti non casuali di vera e pro-pria aggressione pianificata contro le autonomie speciali, sostenuti da una diffusa e preconcetta avversità, vicende che trovano anche sostegno nella dinamica di semplificazione degli assetti regionali recentemente registrata in Francia e sull’urgenza di istituire un meccanismo situazionale di “previa intesa” come principio di sistema che operi come un vero e proprio meccanismo di backstop rispetto agli assetti consolidati.
Regioni speciali versus Regioni ordinarie: tempi, luoghi e punti di vista di un dialogo complicato
Roberto Louvin
2022-01-01
Abstract
Il saggio traccia un bilancio dei rapporti fra le regioni a statuto speciale e le loro consorelle a statuto ordinario a cinquant’anni dalla nascita di queste ultime. Nella parte introduttiva, tenuto conto delle importanti differenze in termini di radicamento anche pre-costituzionale, di consolidamento democratico e di sviluppo gestionale delle varie regioni, si evidenzia il diverso approccio scientifico e ideologico riguardo al diritto e alla necessità del permanere di assetti differenziati La lettura del fenomeno regionale in Italia è fondata su presupposti diversi ed opposti a seconda che si concepiscano le regioni come un livello di governo naturale e necessario - secondo una visione ‘regio-ne-centrica’ che vede nello Stato il baricentro di una sintesi ordinamentale plurale che identifica le regioni come base della democrazia dell’intera comunità nazionale -, oppure (secondo una visione ‘Stato-centrica’ che le considera come un ‘male minore’, accettato in Italia negli anni 1945-1948 solo per superare le conflittualità generate dagli eccessi nazionalistico del regime precedente) che si ritenga necessario dare totale priorità agli interessi statali nella decisione politica, riducendo gli organi regionali a un mero strumento di decentramento amministrativo. Si passano quindi in rassegna i principali studi a carattere monografico dedicati alle singole realtà regionali e si tratteggiano le fasi alterne di un rapporto complesso, segnato da frequenti momenti di ‘scavalcamento’, mettendo in evidenza lo scarso ricorso a strumenti di raccordo orizzontale fra regioni e la preferenza dei governi delle speciali per un’interlocuzione diretta, in chiave prevalentemente difensiva, con lo Stato piuttosto che per l’azione coordinata attraverso organismi di consultazione reciproca fra le autonomie speciali E di rappresentanza collettiva degli interessi. . Lo scritto si conclude con alcune osservazioni su alcuni episodi e momenti non casuali di vera e pro-pria aggressione pianificata contro le autonomie speciali, sostenuti da una diffusa e preconcetta avversità, vicende che trovano anche sostegno nella dinamica di semplificazione degli assetti regionali recentemente registrata in Francia e sull’urgenza di istituire un meccanismo situazionale di “previa intesa” come principio di sistema che operi come un vero e proprio meccanismo di backstop rispetto agli assetti consolidati.File | Dimensione | Formato | |
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