Introduzione: La letteratura sulle abilità di teoria della mente (ToM) nella media infanzia si è ampliata nel corso degli ultimi anni e alcuni ricercatori hanno attuato interventi di training finalizzati al miglioramento di tali abilità. Studi recenti hanno mostrato che training basati sulle conversazioni circa gli stati mentali migliorano non solo le abilità di ToM (e.g. Bianco, Lecce, & Banerjee, 2016; Lecce, Bianco, Devine, Hughes, & Banerjee, 2014), ma anche altre abilità, come la comprensione di emozioni e l’orientamento prosociale (Ornaghi, Grazzani, Cherubin, Conte, & Piralli, 2015). Nel presente studio abbiamo esaminato un possibile effetto di modulazione indotta da un training conversazionale sulle abilità di ToM (misurate tramite le Strange Stories) e sulla percezione di solitudine e insoddisfazione sociale (misurata tramite il questionario Loneliness and Social Dissatisfaction Questionnaire - LSDQ). Metodo: A tale scopo abbiamo coinvolto 210 bambini di quarta (età media= 9.3 anni, DS = 0.29) e quinta elementare (età media = 10.08 anni, DS = 1.07), casualmente assegnati ad una delle due condizioni (ToM o no-ToM). Entrambi i gruppi hanno partecipato a cinque sessioni di training conversazionale (da 50 minuti ciascuna) nell’arco di un mese: a partire dalla lettura di una storia il gruppo assegnato alla condizione ToM conversava sugli stati mentali dei personaggi mentre il gruppo assegnato alla condizione no-ToM su elementi non mentalistici della narrazione. Tutti i bambini hanno completato una prova di vocabolario, le Strange Stories e il questionario LSDQ prima (T0) e dopo il training (T1), così come due mesi dopo (T2). La performance dei due gruppi nelle prove a T0 era simile. Risultati: Le variazioni dei punteggi nelle Strange Stories e nel questionario LSDQ ottenuti durante il progetto nei due gruppi sono state valutate tramite modelli lineari ad effetti misti. Per quanto riguarda le abilità di ToM, è emerso un aumento significativo dei punteggi nel tempo (p-value T1 < .0001, p-value T2 < .0001); inoltre, la performance dei bambini assegnati alla condizione ToM risulta a T1 significativamente superiore rispetto a quella dei bambini assegnati alla condizione no-ToM (effetto significativo dell’interazione tra tempo e gruppo, p-value =0.0004). Relativamente al questionario LSDQ, si è osservata una riduzione nei punteggi dei bambini assegnati alla condizione ToM al tempo T1 (p-value= 0.0321). Discussione: Le conversazioni mirate alla comprensione e all’utilizzo di diversi stati mentali (condizione ToM) non solo hanno favorito l’aumento di abilità di ToM ma hanno anche ridotto la percezione di solitudine e insoddisfazione sociale. Le conversazioni limitate ad elementi non mentalistici (condizione no-ToM) della narrazione non hanno sortito lo stesso effetto benefico. Conclusioni: I risultati del presente lavoro suggeriscono pertanto l’utilità di interventi conversazionali per la promozione del benessere negli anni della scuola primaria.

Valutazione degli effetti di un training conversazionale su teoria della mente e solitudine in età scolare.

Caputi M.
;
2018-01-01

Abstract

Introduzione: La letteratura sulle abilità di teoria della mente (ToM) nella media infanzia si è ampliata nel corso degli ultimi anni e alcuni ricercatori hanno attuato interventi di training finalizzati al miglioramento di tali abilità. Studi recenti hanno mostrato che training basati sulle conversazioni circa gli stati mentali migliorano non solo le abilità di ToM (e.g. Bianco, Lecce, & Banerjee, 2016; Lecce, Bianco, Devine, Hughes, & Banerjee, 2014), ma anche altre abilità, come la comprensione di emozioni e l’orientamento prosociale (Ornaghi, Grazzani, Cherubin, Conte, & Piralli, 2015). Nel presente studio abbiamo esaminato un possibile effetto di modulazione indotta da un training conversazionale sulle abilità di ToM (misurate tramite le Strange Stories) e sulla percezione di solitudine e insoddisfazione sociale (misurata tramite il questionario Loneliness and Social Dissatisfaction Questionnaire - LSDQ). Metodo: A tale scopo abbiamo coinvolto 210 bambini di quarta (età media= 9.3 anni, DS = 0.29) e quinta elementare (età media = 10.08 anni, DS = 1.07), casualmente assegnati ad una delle due condizioni (ToM o no-ToM). Entrambi i gruppi hanno partecipato a cinque sessioni di training conversazionale (da 50 minuti ciascuna) nell’arco di un mese: a partire dalla lettura di una storia il gruppo assegnato alla condizione ToM conversava sugli stati mentali dei personaggi mentre il gruppo assegnato alla condizione no-ToM su elementi non mentalistici della narrazione. Tutti i bambini hanno completato una prova di vocabolario, le Strange Stories e il questionario LSDQ prima (T0) e dopo il training (T1), così come due mesi dopo (T2). La performance dei due gruppi nelle prove a T0 era simile. Risultati: Le variazioni dei punteggi nelle Strange Stories e nel questionario LSDQ ottenuti durante il progetto nei due gruppi sono state valutate tramite modelli lineari ad effetti misti. Per quanto riguarda le abilità di ToM, è emerso un aumento significativo dei punteggi nel tempo (p-value T1 < .0001, p-value T2 < .0001); inoltre, la performance dei bambini assegnati alla condizione ToM risulta a T1 significativamente superiore rispetto a quella dei bambini assegnati alla condizione no-ToM (effetto significativo dell’interazione tra tempo e gruppo, p-value =0.0004). Relativamente al questionario LSDQ, si è osservata una riduzione nei punteggi dei bambini assegnati alla condizione ToM al tempo T1 (p-value= 0.0321). Discussione: Le conversazioni mirate alla comprensione e all’utilizzo di diversi stati mentali (condizione ToM) non solo hanno favorito l’aumento di abilità di ToM ma hanno anche ridotto la percezione di solitudine e insoddisfazione sociale. Le conversazioni limitate ad elementi non mentalistici (condizione no-ToM) della narrazione non hanno sortito lo stesso effetto benefico. Conclusioni: I risultati del presente lavoro suggeriscono pertanto l’utilità di interventi conversazionali per la promozione del benessere negli anni della scuola primaria.
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