Una postfazione che orienta il lettore tra le trame ingannevoli di un testo agile e però densissimo: un testo giovanile di una delle voci più lucide e integre della scena letteraria contemporanea, grande classico, “contemporaneo del futuro” (per usare un adagio di G. Pontiggia), come dimostrano queste pagine, rimaste intatte a conferma della precoce maturità di una scrittura che, qui come mai, sostiene la lungimiranza di un pensiero sempre svoevremennoe, “tempestivo”, non confinato a un tempo storico unico. Per un testo fatto di voci, di ascolto – agito e da agire – di una materia narrativa che si dipana in un filo essenziale tra i silenzi abissali delle pagine: indicazioni di percorso attraverso una trama che si costruisce prepotentemente attraverso il non-detto – una trama profonda che si intesse al di sotto della superficie visibile delle repliche dei personaggi. Reminiscenze da Pushkin, variazioni sul tema della “verità”, in note che diano parola a un traduttore qui costretto dai tratti perentori dell’originale in uno spazio assai angusto, dove un evento storico mai raccontato prima in letteratura diventa cosmogonia, si fa allegoria – con un lessico sotteso di sconvolgente attualità. Il titolo delle nostre note è ripreso da un passaggio di Ulitskaya stessa, suggerimento interpretativo di grande suggestione. E sono note che accompagnano nel disvelare il ruolo profetico di una letteratura apparentemente ingenua e che invece, nel ritmo spezzato di un copione, restituisce una scrittura di definitiva modernità, dove la superficie di un singolo evento riporta alle profondità abissali della storia. Una “rima storica”, come l’ha definita Ulitskaya – anche rispetto agli eventi tragici più recenti: perché doveva avere un’attualità rinnovata, questo pezzo, monito per una corretta messa in prospettiva dei nostri valori – la vera dimensione delle cose umane. E ha acquisito una realtà spaventosa, quasi di doppia, terribile, profezia. In un gioco di rimandi culturali, storici e letterari intensissimi, che queste note hanno il dovere e il piacere di esplicitare nella raffinatezza di una partitura d’autore.
La peste in tempo di peste
Margherita De Michiel
2022-01-01
Abstract
Una postfazione che orienta il lettore tra le trame ingannevoli di un testo agile e però densissimo: un testo giovanile di una delle voci più lucide e integre della scena letteraria contemporanea, grande classico, “contemporaneo del futuro” (per usare un adagio di G. Pontiggia), come dimostrano queste pagine, rimaste intatte a conferma della precoce maturità di una scrittura che, qui come mai, sostiene la lungimiranza di un pensiero sempre svoevremennoe, “tempestivo”, non confinato a un tempo storico unico. Per un testo fatto di voci, di ascolto – agito e da agire – di una materia narrativa che si dipana in un filo essenziale tra i silenzi abissali delle pagine: indicazioni di percorso attraverso una trama che si costruisce prepotentemente attraverso il non-detto – una trama profonda che si intesse al di sotto della superficie visibile delle repliche dei personaggi. Reminiscenze da Pushkin, variazioni sul tema della “verità”, in note che diano parola a un traduttore qui costretto dai tratti perentori dell’originale in uno spazio assai angusto, dove un evento storico mai raccontato prima in letteratura diventa cosmogonia, si fa allegoria – con un lessico sotteso di sconvolgente attualità. Il titolo delle nostre note è ripreso da un passaggio di Ulitskaya stessa, suggerimento interpretativo di grande suggestione. E sono note che accompagnano nel disvelare il ruolo profetico di una letteratura apparentemente ingenua e che invece, nel ritmo spezzato di un copione, restituisce una scrittura di definitiva modernità, dove la superficie di un singolo evento riporta alle profondità abissali della storia. Una “rima storica”, come l’ha definita Ulitskaya – anche rispetto agli eventi tragici più recenti: perché doveva avere un’attualità rinnovata, questo pezzo, monito per una corretta messa in prospettiva dei nostri valori – la vera dimensione delle cose umane. E ha acquisito una realtà spaventosa, quasi di doppia, terribile, profezia. In un gioco di rimandi culturali, storici e letterari intensissimi, che queste note hanno il dovere e il piacere di esplicitare nella raffinatezza di una partitura d’autore.Pubblicazioni consigliate
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