L’istituto dello scomputo delle opere di urbanizzazione – previsto in una dimensione di contestualità tra l’aspirazione edificatoria del privato e la realizzazione delle relative infrastrutture ad essa accessorie – ha già manifestato diverse perplessità interpretative sulla compatibilità con il regime di evidenza pubblica che non sono certo passate inosservate alla dottrina e alla giurisprudenza che, con diversi approcci si sono interessate alla problematica evoluzione della normativa di settore. Tuttavia, le nuove disposizioni relative ai contratti sotto soglia contenute nell’art. 36, del d.lgs. n. 50/2016 (seppur medio tempore mitigate prima dalla legge di bilancio 2019, poi riscritte dallo “Sblocca Cantieri” impongono oggi una precisa gerarchia di scelta sulla modalità di affidamento delle opere di urbanizzazione che, sulla scia dell’enfasi pro-concorrenziale seguita dal Legislatore, rischiano fortemente di compromettere la tenuta complessiva del mercato dell’edilizia già duramente colpito dalla crisi immobiliare dell’ultimo decennio, oltre che a porre dei seri dubbi interpretativi sulla tenuta di un sistema ancora fortemente esposto a dei potenziali cortocircuiti tra discipline settoriali che si pongono tutte sullo stesso piano di equiordinazione. Ciò premesso, lo scopo che il presente contributo si prefigge è quello di tentare di ricostruire la disciplina della realizzabilità a scomputo delle opere di urbanizzazione, con la diversa prospettiva d’indagine sulle problematiche conseguenze di una pedissequa applicazione incondizionata delle procedure di evidenza pubblica, analizzando i risultati di una simile scelta legislativa rispetto alle esigenze privatistiche di una loro celere ed effettiva realizzazione, cercando di offrire, in ultima analisi, una lettura il più possibile “logicamente orientata” dell’attuale normativa.
Lo "scomputo funzionale" delle opere di urbanizzazione tra incertezze interpretative ed evidenza pubblica
Guido Befani
2019-01-01
Abstract
L’istituto dello scomputo delle opere di urbanizzazione – previsto in una dimensione di contestualità tra l’aspirazione edificatoria del privato e la realizzazione delle relative infrastrutture ad essa accessorie – ha già manifestato diverse perplessità interpretative sulla compatibilità con il regime di evidenza pubblica che non sono certo passate inosservate alla dottrina e alla giurisprudenza che, con diversi approcci si sono interessate alla problematica evoluzione della normativa di settore. Tuttavia, le nuove disposizioni relative ai contratti sotto soglia contenute nell’art. 36, del d.lgs. n. 50/2016 (seppur medio tempore mitigate prima dalla legge di bilancio 2019, poi riscritte dallo “Sblocca Cantieri” impongono oggi una precisa gerarchia di scelta sulla modalità di affidamento delle opere di urbanizzazione che, sulla scia dell’enfasi pro-concorrenziale seguita dal Legislatore, rischiano fortemente di compromettere la tenuta complessiva del mercato dell’edilizia già duramente colpito dalla crisi immobiliare dell’ultimo decennio, oltre che a porre dei seri dubbi interpretativi sulla tenuta di un sistema ancora fortemente esposto a dei potenziali cortocircuiti tra discipline settoriali che si pongono tutte sullo stesso piano di equiordinazione. Ciò premesso, lo scopo che il presente contributo si prefigge è quello di tentare di ricostruire la disciplina della realizzabilità a scomputo delle opere di urbanizzazione, con la diversa prospettiva d’indagine sulle problematiche conseguenze di una pedissequa applicazione incondizionata delle procedure di evidenza pubblica, analizzando i risultati di una simile scelta legislativa rispetto alle esigenze privatistiche di una loro celere ed effettiva realizzazione, cercando di offrire, in ultima analisi, una lettura il più possibile “logicamente orientata” dell’attuale normativa.File | Dimensione | Formato | |
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