Fin dalla nascita della forma repubblicana, l’Italia ha avuto ben presente la necessità di gestire adegua- tamente il rapporto fra governo centrale e autonomie locali, ma le elaborazioni teoriche hanno sempre seguito un binario diverso, soprattutto temporale, rispetto all’introduzione di norme di legge che le recepissero e fossero immediatamente ap- plicabili. Così è stato per le regioni, così è avvenuto per il più recente provvedimento sul tema, la legge Delrio sul riordino territoriale del 2014 che ha introdotto una nuova distinzione fra regioni, il superamento delle province e il primato delle Città metropolitane. Anche questa norma, però, non ha prodotto alcun significativo cambiamento (in positivo) nell’or- mai storica inefficienza territoriale italiana, produttrice di diseconomie, che ha favorito il distanziamento fra l’organizza- zione politica del territorio e lo svolgimento dei processi sociali e economici che si sviluppano sullo stesso. Oltre a ciò ha interrotto i percorsi attraverso i quali i territori locali avevano reagito a tale condizione, attuando una politica di resilienza che, per dare risposte utili alle necessità economiche, politiche e sociali del territorio, aveva moltiplicato il numero delle amministrazioni chiamate a gestire i diversi servizi territoriali. Questo sistema ha prodotto uno stress sulla struttura di gestione politica del territorio che avrebbe potuto essere ridotto se le azioni di zonizzazione amministrativa avessero costi- tuito una base stabile per i processi di territorializzazione, che sono in continuo mutamento in quanto legati all’evoluzione della società. Nell’ultimo biennio la necessità di ridurre gli attriti fra i vari livelli amministrativi per consentire una risposta adeguata all’epidemia del Covid-19 ha rimesso in discussione l’organizzazione amministrativa vigente. Si apre quindi una opportunità di riprendere in mano la questione del riordino territoriale italiano e affrontarla nei termini opportuni.
Da un’idea di Paese a una proposta di riordino territoriale dell’Italia. Alcune riflessioni preliminari
Sergio Zilli
;
2022-01-01
Abstract
Fin dalla nascita della forma repubblicana, l’Italia ha avuto ben presente la necessità di gestire adegua- tamente il rapporto fra governo centrale e autonomie locali, ma le elaborazioni teoriche hanno sempre seguito un binario diverso, soprattutto temporale, rispetto all’introduzione di norme di legge che le recepissero e fossero immediatamente ap- plicabili. Così è stato per le regioni, così è avvenuto per il più recente provvedimento sul tema, la legge Delrio sul riordino territoriale del 2014 che ha introdotto una nuova distinzione fra regioni, il superamento delle province e il primato delle Città metropolitane. Anche questa norma, però, non ha prodotto alcun significativo cambiamento (in positivo) nell’or- mai storica inefficienza territoriale italiana, produttrice di diseconomie, che ha favorito il distanziamento fra l’organizza- zione politica del territorio e lo svolgimento dei processi sociali e economici che si sviluppano sullo stesso. Oltre a ciò ha interrotto i percorsi attraverso i quali i territori locali avevano reagito a tale condizione, attuando una politica di resilienza che, per dare risposte utili alle necessità economiche, politiche e sociali del territorio, aveva moltiplicato il numero delle amministrazioni chiamate a gestire i diversi servizi territoriali. Questo sistema ha prodotto uno stress sulla struttura di gestione politica del territorio che avrebbe potuto essere ridotto se le azioni di zonizzazione amministrativa avessero costi- tuito una base stabile per i processi di territorializzazione, che sono in continuo mutamento in quanto legati all’evoluzione della società. Nell’ultimo biennio la necessità di ridurre gli attriti fra i vari livelli amministrativi per consentire una risposta adeguata all’epidemia del Covid-19 ha rimesso in discussione l’organizzazione amministrativa vigente. Si apre quindi una opportunità di riprendere in mano la questione del riordino territoriale italiano e affrontarla nei termini opportuni.File | Dimensione | Formato | |
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