Lungo appena venti chilometri, il torrente Impero rappresenta il principale bacino imbrifero della Provincia di Imperia, nel Ponente ligure. Sfocia nel tratto di costa tra capo Berta e Borgo San Moro, l’area urbana intermedia tra Oneglia e Porto Maurizio, le due località che dal 1923 compongono il Comune di Imperia, che deve quindi il suo nome proprio al torrente, elemento di unione semantica fra due contesti autonomi sino ad inizio Novecento. L’unificazione fu infatti fortemente dibattuta in virtù della secolare rivalità che contrapponeva i ciantafurche (“pianta forche”), ovvero gli abitanti di Oneglia secondo i portorini, così apostrofati in quanto montatori del patibolo nel centro città in epoca medievale, ed i cacelotti, appellativo rivolto alla popolazione di Porto Maurizio da parte degli onegliesi, dovuto alla famiglia Cacello, di cui faceva parte, si dice, un famoso boia locale. La divisione si riproduce anche in una divergenza di tipo religioso, dal momento che San Maurizio martire è patrono di Porto Maurizio, mentre San Giovanni Battista è patrono di Oneglia. Questo dualismo rimase in vigore sino al 1991, quando l’amministrazione comunale mise d’accordo la popolazione sulla scelta di San Leonardo come patrono unico. La differenziazione tra le due località è visibile anche nella contrapposizione fra un’anima più commerciale pertinente ad Oneglia, sede dell’azienda alimentare “Fratelli Carli”, leader nella produzione di olio d’oliva e, sino al 2016, del pastificio “Agnesi” (spostato a Fossano, nel cuneese), ed un’anima più turistica ed artistico-culturale, riconducibile a Porto Maurizio ed il suo centro storico, il Parasio. Se la storia contemporanea di Imperia può essere interpretata come una storia di unificazione fra due popolazioni ostili, un contributo significativo va attribuito al torrente Impero nel dare una nuova denominazione al comune unificato. Risalendo dalla foce, il torrente – così definito a causa del deflusso idrico fortemente variabile a seconda della stagione – conferisce il nome anche alla Valle dell’Impero, ubicata ai piedi del Monte Grande, che ospita la sorgente del torrente, nell’entroterra, laddove l’Impero è denominato anche Maro, dando così il nome ai piccoli borghi di Maro Castello e Borgomaro, sebbene la cartografia ufficiale della Regione Liguria utilizzi solo il nome Impero. Al di là di questi mutamenti, rimane tuttavia difficile ricostruire una storia del rapporto tra l’Impero ed i centri abitati che attraversa, sia per la scarsa presenza di una letteratura di riferimento, sia per l’effettiva difficoltà analitica di intelaiare un rapporto fra formazioni sociali e patrimonio fluviale, in una piccola città la cui vocazione va ricondotta prevalentemente alle attività marittime ed industriali: basti pensare ai numerosi pescherecci e alle gru mercantili nel porto di Oneglia, tutt’ora presenti come simbolo di un antico passato, e al dominante comparto produttivo dalla coltura dell’olivo e produzione di olio extravergine d’oliva. Infatti, sin dall’epoca premoderna, “la caratteristica principale della Valle Impero è la monocoltura dell’olivo a basse quote, mentre sui crinali prevalgono i boschi e sulle vette i pascoli” (Gambaro, 1999, p. 23), ed il passaggio da una coltura di tipo promiscuo ad una coltura specializzata, risalente ai primi secoli dell’età moderna (Quaini, 1973), segna il successo dell’oliva (taggiasca) come prodotto tipico del territorio, significativamente diffuso nel mercato alimentare. Queste note introduttive restituiscono un contesto dove il rapporto tra uomo ed ambiente, tra popolazione e territorio, tra città e suo intorno, è difficilmente riconducibile in primo luogo al torrente Impero. Con toni giustificativi, si potrebbe sostenere che il rapporto tra la popolazione della città d’Imperia e il suo territorio trova ampi approfondimenti in una ricostruzione del rapporto con l’olivicoltura, con il passato mercantile ed industriale, e con le attività portuali. Di conseguenza, la costruzione analitica del rapporto tra torrente e città, nel caso di Imperia, deve dotarsi di un’altra prospettiva, esplorando il torrente come “elemento naturale” attraverso concettualizzazioni e configurazioni teoriche capaci di costruire un intreccio analitico fra un un torrente che sembra esercitare un ruolo minore nella storia del contesto locale, e la popolazione di tale contesto. Per intraprendere questo sforzo, la scelta è riflettere sul presente, utilizzando una particolare prospettiva analitica, che verrà brevemente introdotta nella sezione successiva, e risulta utile in virtù della fittissima vegetazione che caratterizza la parte finale del bacino prima di sfociare nel mar Ligure, quando incontra, nei pressi di Oneglia, il tratto maggiormente urbanizzato del suo corso. L’analisi presentata in questo capitolo si concentra sulle caratteristiche di questo tratto, per esplorare le complesse “ecologie urbane” fra trasformazioni recenti del torrente e contesto urbanizzato. Per affrontare questa ambivalenza, i prossimi passaggi introducono un quadro teorico-analitico riferito all’urban ecology, per poi commentare rapidamente l’assetto idrogeologico del torrente sulla base delle documentazioni fornite dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, in modo da avere maggiori strumenti conoscitivi per discutere in seguito l’attuale ecologia urbana. Con questa organizzazione del lavoro, si intende quindi costruire un legame tra il torrente – Impero – e la città – Imperia – concentrandosi sulla dimensione “ecologica” di questo rapporto, relativa ad una particolare forma di “natura urbana”.
Il torrente Impero e le nuove forme di ecologia urbana
Lorenzo De Vidovich
2023-01-01
Abstract
Lungo appena venti chilometri, il torrente Impero rappresenta il principale bacino imbrifero della Provincia di Imperia, nel Ponente ligure. Sfocia nel tratto di costa tra capo Berta e Borgo San Moro, l’area urbana intermedia tra Oneglia e Porto Maurizio, le due località che dal 1923 compongono il Comune di Imperia, che deve quindi il suo nome proprio al torrente, elemento di unione semantica fra due contesti autonomi sino ad inizio Novecento. L’unificazione fu infatti fortemente dibattuta in virtù della secolare rivalità che contrapponeva i ciantafurche (“pianta forche”), ovvero gli abitanti di Oneglia secondo i portorini, così apostrofati in quanto montatori del patibolo nel centro città in epoca medievale, ed i cacelotti, appellativo rivolto alla popolazione di Porto Maurizio da parte degli onegliesi, dovuto alla famiglia Cacello, di cui faceva parte, si dice, un famoso boia locale. La divisione si riproduce anche in una divergenza di tipo religioso, dal momento che San Maurizio martire è patrono di Porto Maurizio, mentre San Giovanni Battista è patrono di Oneglia. Questo dualismo rimase in vigore sino al 1991, quando l’amministrazione comunale mise d’accordo la popolazione sulla scelta di San Leonardo come patrono unico. La differenziazione tra le due località è visibile anche nella contrapposizione fra un’anima più commerciale pertinente ad Oneglia, sede dell’azienda alimentare “Fratelli Carli”, leader nella produzione di olio d’oliva e, sino al 2016, del pastificio “Agnesi” (spostato a Fossano, nel cuneese), ed un’anima più turistica ed artistico-culturale, riconducibile a Porto Maurizio ed il suo centro storico, il Parasio. Se la storia contemporanea di Imperia può essere interpretata come una storia di unificazione fra due popolazioni ostili, un contributo significativo va attribuito al torrente Impero nel dare una nuova denominazione al comune unificato. Risalendo dalla foce, il torrente – così definito a causa del deflusso idrico fortemente variabile a seconda della stagione – conferisce il nome anche alla Valle dell’Impero, ubicata ai piedi del Monte Grande, che ospita la sorgente del torrente, nell’entroterra, laddove l’Impero è denominato anche Maro, dando così il nome ai piccoli borghi di Maro Castello e Borgomaro, sebbene la cartografia ufficiale della Regione Liguria utilizzi solo il nome Impero. Al di là di questi mutamenti, rimane tuttavia difficile ricostruire una storia del rapporto tra l’Impero ed i centri abitati che attraversa, sia per la scarsa presenza di una letteratura di riferimento, sia per l’effettiva difficoltà analitica di intelaiare un rapporto fra formazioni sociali e patrimonio fluviale, in una piccola città la cui vocazione va ricondotta prevalentemente alle attività marittime ed industriali: basti pensare ai numerosi pescherecci e alle gru mercantili nel porto di Oneglia, tutt’ora presenti come simbolo di un antico passato, e al dominante comparto produttivo dalla coltura dell’olivo e produzione di olio extravergine d’oliva. Infatti, sin dall’epoca premoderna, “la caratteristica principale della Valle Impero è la monocoltura dell’olivo a basse quote, mentre sui crinali prevalgono i boschi e sulle vette i pascoli” (Gambaro, 1999, p. 23), ed il passaggio da una coltura di tipo promiscuo ad una coltura specializzata, risalente ai primi secoli dell’età moderna (Quaini, 1973), segna il successo dell’oliva (taggiasca) come prodotto tipico del territorio, significativamente diffuso nel mercato alimentare. Queste note introduttive restituiscono un contesto dove il rapporto tra uomo ed ambiente, tra popolazione e territorio, tra città e suo intorno, è difficilmente riconducibile in primo luogo al torrente Impero. Con toni giustificativi, si potrebbe sostenere che il rapporto tra la popolazione della città d’Imperia e il suo territorio trova ampi approfondimenti in una ricostruzione del rapporto con l’olivicoltura, con il passato mercantile ed industriale, e con le attività portuali. Di conseguenza, la costruzione analitica del rapporto tra torrente e città, nel caso di Imperia, deve dotarsi di un’altra prospettiva, esplorando il torrente come “elemento naturale” attraverso concettualizzazioni e configurazioni teoriche capaci di costruire un intreccio analitico fra un un torrente che sembra esercitare un ruolo minore nella storia del contesto locale, e la popolazione di tale contesto. Per intraprendere questo sforzo, la scelta è riflettere sul presente, utilizzando una particolare prospettiva analitica, che verrà brevemente introdotta nella sezione successiva, e risulta utile in virtù della fittissima vegetazione che caratterizza la parte finale del bacino prima di sfociare nel mar Ligure, quando incontra, nei pressi di Oneglia, il tratto maggiormente urbanizzato del suo corso. L’analisi presentata in questo capitolo si concentra sulle caratteristiche di questo tratto, per esplorare le complesse “ecologie urbane” fra trasformazioni recenti del torrente e contesto urbanizzato. Per affrontare questa ambivalenza, i prossimi passaggi introducono un quadro teorico-analitico riferito all’urban ecology, per poi commentare rapidamente l’assetto idrogeologico del torrente sulla base delle documentazioni fornite dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, in modo da avere maggiori strumenti conoscitivi per discutere in seguito l’attuale ecologia urbana. Con questa organizzazione del lavoro, si intende quindi costruire un legame tra il torrente – Impero – e la città – Imperia – concentrandosi sulla dimensione “ecologica” di questo rapporto, relativa ad una particolare forma di “natura urbana”.File | Dimensione | Formato | |
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