Si fa riferimento all’utilizzo, diffuso dai primi anni 2000, del termine jungle a indicare gli insediamenti spontanei di migranti e rifugiati, sorti in aree marginali, solitamente caratterizzate da vegetazione altrettanto spontanea e incolta, esempio di alleanza tra una natura selvatica, che sfugge all’umano controllo, e un’umanità che rivendica anch’essa una vita al di là dei confini e del loro controllo, imposto dagli accordi internazionali. Il termine evoca sia l’esotico che il minaccioso insito nell’accezione figurata di giungla come «Luogo infido e insidioso, in cui prevale la legge della violenza» solitamente associata al contesto urbano (Giungla d’asfalto, Giungla di cemento, Nella giungla delle città). Nell’accezione propria, giungla è definita «Vasta zona di terreno basso e umido, tipica dei paesi equatoriali e tropicali, interamente coperta da fitta e intricata vegetazione». L’italiano giungla proviene dall'inglese jungle, derivato dall’hindi djangal, angolo di foresta, e quindi dal sanscrito jaṅgala che significa deserto. Pensando a quest’ultimo come distesa arida, l’etimologia disorienta. Tuttavia deserto, dal latino desertus, participio di deserĕre, abbandonare, può indicare un luogo incolto. Un’estensione di vegetazione inestricabile e selvaggia può dunque essere un deserto in quanto natura non disciplinata dall’agricoltura. L’etimologia assume allora un senso, quello di definire un luogo di extra territorialità. La relazione fisica ma anche mimetico-simbolica che si istituisce tra natura e architettura in questi luoghi può essere indagata muovendo dalla jungle più nota, quella di Calais, ma anche da quella nata al confine italo-sloveno, sulle rive dell’Isonzo, a Gorizia. Oggetto di diversi documentari, tra cui The Jungle, selezionato in rassegne internazionali, la giungla goriziana accoglie migranti e richiedenti asilo provenienti dalla Rotta Balcanica, per lo più ospiti del locale Centro di permanenza per il rimpatrio, che, durante il giorno, per non rimanere nei dormitori si ritrovano in accampamenti siti nell’area boschiva di Campagnuzza.

Giungla

giuseppina scavuzzo
2023-01-01

Abstract

Si fa riferimento all’utilizzo, diffuso dai primi anni 2000, del termine jungle a indicare gli insediamenti spontanei di migranti e rifugiati, sorti in aree marginali, solitamente caratterizzate da vegetazione altrettanto spontanea e incolta, esempio di alleanza tra una natura selvatica, che sfugge all’umano controllo, e un’umanità che rivendica anch’essa una vita al di là dei confini e del loro controllo, imposto dagli accordi internazionali. Il termine evoca sia l’esotico che il minaccioso insito nell’accezione figurata di giungla come «Luogo infido e insidioso, in cui prevale la legge della violenza» solitamente associata al contesto urbano (Giungla d’asfalto, Giungla di cemento, Nella giungla delle città). Nell’accezione propria, giungla è definita «Vasta zona di terreno basso e umido, tipica dei paesi equatoriali e tropicali, interamente coperta da fitta e intricata vegetazione». L’italiano giungla proviene dall'inglese jungle, derivato dall’hindi djangal, angolo di foresta, e quindi dal sanscrito jaṅgala che significa deserto. Pensando a quest’ultimo come distesa arida, l’etimologia disorienta. Tuttavia deserto, dal latino desertus, participio di deserĕre, abbandonare, può indicare un luogo incolto. Un’estensione di vegetazione inestricabile e selvaggia può dunque essere un deserto in quanto natura non disciplinata dall’agricoltura. L’etimologia assume allora un senso, quello di definire un luogo di extra territorialità. La relazione fisica ma anche mimetico-simbolica che si istituisce tra natura e architettura in questi luoghi può essere indagata muovendo dalla jungle più nota, quella di Calais, ma anche da quella nata al confine italo-sloveno, sulle rive dell’Isonzo, a Gorizia. Oggetto di diversi documentari, tra cui The Jungle, selezionato in rassegne internazionali, la giungla goriziana accoglie migranti e richiedenti asilo provenienti dalla Rotta Balcanica, per lo più ospiti del locale Centro di permanenza per il rimpatrio, che, durante il giorno, per non rimanere nei dormitori si ritrovano in accampamenti siti nell’area boschiva di Campagnuzza.
2023
9791222304939
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