Lo scritto discute possibili strategie d’intervento entro l’ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile, in grado di definire una metodologia di riqualificazione urbana attraverso progetti puntuali. Il contesto del fiume è definito in modo da organizzare e rendere più agevoli alcune cruciali attività svolte quotidianamente da chi lo abita. Lo spazio pubblico è supporto privilegiato per una nuova configurazione e gestione di aspetti logistici, idraulici e ambientali. In particolare la trattazione proposta s’inserisce all’interno di una linea di pensiero riconducibile al progetto della città e del territorio e tocca la teoria della modificazione [Butor, 1957; Gregotti, 1984; Secchi, 1986]. La riflessione, accompagnata dall’illustrazione di un caso studio – un progetto realizzato nel territorio del fiume Sile, in Veneto – prende le mosse da una necessità. Dato l’attuale momento storico diventa preminente porre alcune questioni. Di fronte a importanti trasformazioni in atto di natura socio-economica e ambientale, il progetto tout court pare soffrire dell’incapacità di dare risposte efficaci. Nel contempo la pratica progettuale è fortemente condizionata da contingenze che spesso ne relegano l’agire in uno spazio di retroguardia, fino a ridimensionarne il valore e la capacità effettiva di modificare lo status quo. Da un lato pare rilevante sollevare l’attenzione sulla possibilità di rintracciare quelle posizioni che hanno riflettuto sulla capacità di porre in primo piano un progetto entro un quadro di senso compiuto sia alla scala del territorio che alla dimensione di prossimità. Dall’altro lato diventa necessario contestualizzare quel discorso per provare a declinarlo nella condizione attuale e in particolare nella condizione di valorizzazione delle risorse ambientali in prossimità di un fiume. Lo scritto avanza l’ipotesi della centralità di un progetto degli spazi aperti – in particolare nella loro dimensione e accezione di spazio pubblico [Arendt, 1964; Bianchetti, 2008] – quali luoghi privilegiati di sperimentazione capace di farsi carico del miglioramento dell’assetto generale del territorio e dell’aumento delle sue prestazioni localizzate puntualmente. In tal senso l’idea è assimilabile alla posizione incrementalista che il progetto assume. Ossia la costruzione di un progetto esteso su ambiti anche allargati del territorio che si può compiere a partire dalla messa in atto di progetti puntuali, apparentemente disgiunti gli uni dagli altri, in realtà dislocati secondo una razionalità minimale e discreta che conduce a un potenziamento delle prestazioni della struttura così definita [Secchi, 2013]. Si riconosce un’area d’indagine e di sperimentazione che necessita di una profonda riflessione, ancora non del tutto compiuta oggi in Italia. In questo modo s’intende portare l’attenzione non tanto su una tradizione disciplinare, ma sulla necessità di discutere il valore del progetto in sé. Definire i limiti della sua qualità e le potenzialità di cui necessitiamo per attivare processi virtuosi all’interno dello spazio abitato, dove oggi troverebbero maggiore attenzione quelle forme emergenziali del progetto che tendono a definire le misure di contenimento del rischio da un punto di vista spesso ingegneristico, piuttosto che interventi capaci di fortificare la responsabilità delle scelte di cui il progetto del territorio dovrebbe farsi carico o essere portatore. Anche se questa potrebbe sembrare un’antica posizione alla continua ricerca di una rinnovata e coerente ricomposizione spaziale [Astengo, 1966], lo scritto si spinge verso il riconoscimento di un orizzonte di senso più definito dover operare, tenendo a mente l’idea di attuare politiche spaziali differenti [Secchi, 2013].
Progetto e modificazione nei territori del fiume Sile
D'Ambros, Matteo
2020-01-01
Abstract
Lo scritto discute possibili strategie d’intervento entro l’ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile, in grado di definire una metodologia di riqualificazione urbana attraverso progetti puntuali. Il contesto del fiume è definito in modo da organizzare e rendere più agevoli alcune cruciali attività svolte quotidianamente da chi lo abita. Lo spazio pubblico è supporto privilegiato per una nuova configurazione e gestione di aspetti logistici, idraulici e ambientali. In particolare la trattazione proposta s’inserisce all’interno di una linea di pensiero riconducibile al progetto della città e del territorio e tocca la teoria della modificazione [Butor, 1957; Gregotti, 1984; Secchi, 1986]. La riflessione, accompagnata dall’illustrazione di un caso studio – un progetto realizzato nel territorio del fiume Sile, in Veneto – prende le mosse da una necessità. Dato l’attuale momento storico diventa preminente porre alcune questioni. Di fronte a importanti trasformazioni in atto di natura socio-economica e ambientale, il progetto tout court pare soffrire dell’incapacità di dare risposte efficaci. Nel contempo la pratica progettuale è fortemente condizionata da contingenze che spesso ne relegano l’agire in uno spazio di retroguardia, fino a ridimensionarne il valore e la capacità effettiva di modificare lo status quo. Da un lato pare rilevante sollevare l’attenzione sulla possibilità di rintracciare quelle posizioni che hanno riflettuto sulla capacità di porre in primo piano un progetto entro un quadro di senso compiuto sia alla scala del territorio che alla dimensione di prossimità. Dall’altro lato diventa necessario contestualizzare quel discorso per provare a declinarlo nella condizione attuale e in particolare nella condizione di valorizzazione delle risorse ambientali in prossimità di un fiume. Lo scritto avanza l’ipotesi della centralità di un progetto degli spazi aperti – in particolare nella loro dimensione e accezione di spazio pubblico [Arendt, 1964; Bianchetti, 2008] – quali luoghi privilegiati di sperimentazione capace di farsi carico del miglioramento dell’assetto generale del territorio e dell’aumento delle sue prestazioni localizzate puntualmente. In tal senso l’idea è assimilabile alla posizione incrementalista che il progetto assume. Ossia la costruzione di un progetto esteso su ambiti anche allargati del territorio che si può compiere a partire dalla messa in atto di progetti puntuali, apparentemente disgiunti gli uni dagli altri, in realtà dislocati secondo una razionalità minimale e discreta che conduce a un potenziamento delle prestazioni della struttura così definita [Secchi, 2013]. Si riconosce un’area d’indagine e di sperimentazione che necessita di una profonda riflessione, ancora non del tutto compiuta oggi in Italia. In questo modo s’intende portare l’attenzione non tanto su una tradizione disciplinare, ma sulla necessità di discutere il valore del progetto in sé. Definire i limiti della sua qualità e le potenzialità di cui necessitiamo per attivare processi virtuosi all’interno dello spazio abitato, dove oggi troverebbero maggiore attenzione quelle forme emergenziali del progetto che tendono a definire le misure di contenimento del rischio da un punto di vista spesso ingegneristico, piuttosto che interventi capaci di fortificare la responsabilità delle scelte di cui il progetto del territorio dovrebbe farsi carico o essere portatore. Anche se questa potrebbe sembrare un’antica posizione alla continua ricerca di una rinnovata e coerente ricomposizione spaziale [Astengo, 1966], lo scritto si spinge verso il riconoscimento di un orizzonte di senso più definito dover operare, tenendo a mente l’idea di attuare politiche spaziali differenti [Secchi, 2013].Pubblicazioni consigliate
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