Nel contesto delle celebrazioni per il Centenario dell’Università degli Studi di Trieste, il contributo di Andrea Crismani intende riportare l’attenzione sulla figura di Salvatore Scoca e sull’importanza del suo insegnamento nell’ambito della Scienza delle Finanze e del Diritto Finanziario, discipline che, nel secondo dopoguerra, trovarono nell’Ateneo giuliano un luogo strategico per la loro riorganizzazione e valorizzazione. Scoca, giurista, politico e docente di grande rilievo, assunse un ruolo cruciale nel rilancio delle istituzioni accademiche italiane, con particolare riferimento al contesto triestino, ancora segnato dalle difficoltà del dopoguerra e da una complessa transizione geopolitica e amministrativa. Il suo insegnamento a Trieste si inserisce in un momento storico in cui l’università stessa si stava consolidando come spazio di formazione di una nuova classe dirigente amministrativa e giuridica, fortemente radicata nei valori della Repubblica e dell’efficienza dello Stato democratico. L’analisi proposta nel saggio si concentra su fonti archivistiche, documenti normativi e testimonianze accademiche, delineando in modo puntuale il contributo di Scoca non solo sul piano didattico, ma anche istituzionale. Viene ricostruita la sua azione nel rinnovare la didattica del Diritto Finanziario, con un’attenzione particolare ai risvolti pratici dell’amministrazione pubblica, all’equilibrio tra entrate e spesa pubblica e ai principi costituzionali della legalità finanziaria. Il tutto con un metodo che coniugava rigore giuridico e apertura al dibattito politico-istituzionale. Il contributo sottolinea inoltre come la presenza di Scoca a Trieste abbia rappresentato un momento simbolico e sostanziale di integrazione della città nel tessuto nazionale, non solo dal punto di vista politico, ma anche culturale e scientifico. La sua attività didattica e pubblicistica contribuì a rafforzare la legittimazione e il prestigio dell’Università di Trieste in un’epoca di delicata ricostruzione. Particolare attenzione è riservata nel saggio anche al profilo strettamente scientifico dell’insegnamento della Scienza delle Finanze, disciplina che Scoca contribuì a sviluppare in modo originale, ponendo l’accento su alcuni nodi fondamentali: l’imposizione come espressione del dovere di solidarietà, il ruolo dello Stato nella regolazione dei cicli economici, la responsabilità dell’apparato pubblico nella gestione delle risorse collettive. Scoca fu tra i primi ad approfondire il legame tra democrazia e finanza pubblica, sostenendo che la qualità del sistema rappresentativo si riflette direttamente nella struttura del bilancio pubblico, nella trasparenza delle scelte fiscali e nella capacità redistributiva dell’intervento statale. Nel suo insegnamento, inoltre, emerge una concezione moderna della finanza come strumento di coesione sociale, anziché semplice tecnica di copertura delle spese. In un momento storico in cui l’Italia stava ricostruendo le basi materiali e giuridiche della convivenza civile, Scoca proponeva una lettura valoriale della Scienza delle Finanze, incentrata sull’uguaglianza, sull’equità nell’accesso ai servizi e sul controllo democratico della spesa pubblica. Anche il rapporto tra livelli territoriali di governo e responsabilità finanziaria veniva analizzato con acutezza, anticipando temi oggi centrali nel dibattito sul federalismo fiscale. Il saggio, pubblicato nell’ambito del volume collettivo che celebra i cento anni dell’Ateneo, rappresenta anche un omaggio al significato più ampio dell’insegnamento universitario e al valore della memoria istituzionale.
Salvatore Scoca e l’insegnamento della Scienza delle Finanze e del Diritto Finanziario a Trieste
andrea crismani
2025-01-01
Abstract
Nel contesto delle celebrazioni per il Centenario dell’Università degli Studi di Trieste, il contributo di Andrea Crismani intende riportare l’attenzione sulla figura di Salvatore Scoca e sull’importanza del suo insegnamento nell’ambito della Scienza delle Finanze e del Diritto Finanziario, discipline che, nel secondo dopoguerra, trovarono nell’Ateneo giuliano un luogo strategico per la loro riorganizzazione e valorizzazione. Scoca, giurista, politico e docente di grande rilievo, assunse un ruolo cruciale nel rilancio delle istituzioni accademiche italiane, con particolare riferimento al contesto triestino, ancora segnato dalle difficoltà del dopoguerra e da una complessa transizione geopolitica e amministrativa. Il suo insegnamento a Trieste si inserisce in un momento storico in cui l’università stessa si stava consolidando come spazio di formazione di una nuova classe dirigente amministrativa e giuridica, fortemente radicata nei valori della Repubblica e dell’efficienza dello Stato democratico. L’analisi proposta nel saggio si concentra su fonti archivistiche, documenti normativi e testimonianze accademiche, delineando in modo puntuale il contributo di Scoca non solo sul piano didattico, ma anche istituzionale. Viene ricostruita la sua azione nel rinnovare la didattica del Diritto Finanziario, con un’attenzione particolare ai risvolti pratici dell’amministrazione pubblica, all’equilibrio tra entrate e spesa pubblica e ai principi costituzionali della legalità finanziaria. Il tutto con un metodo che coniugava rigore giuridico e apertura al dibattito politico-istituzionale. Il contributo sottolinea inoltre come la presenza di Scoca a Trieste abbia rappresentato un momento simbolico e sostanziale di integrazione della città nel tessuto nazionale, non solo dal punto di vista politico, ma anche culturale e scientifico. La sua attività didattica e pubblicistica contribuì a rafforzare la legittimazione e il prestigio dell’Università di Trieste in un’epoca di delicata ricostruzione. Particolare attenzione è riservata nel saggio anche al profilo strettamente scientifico dell’insegnamento della Scienza delle Finanze, disciplina che Scoca contribuì a sviluppare in modo originale, ponendo l’accento su alcuni nodi fondamentali: l’imposizione come espressione del dovere di solidarietà, il ruolo dello Stato nella regolazione dei cicli economici, la responsabilità dell’apparato pubblico nella gestione delle risorse collettive. Scoca fu tra i primi ad approfondire il legame tra democrazia e finanza pubblica, sostenendo che la qualità del sistema rappresentativo si riflette direttamente nella struttura del bilancio pubblico, nella trasparenza delle scelte fiscali e nella capacità redistributiva dell’intervento statale. Nel suo insegnamento, inoltre, emerge una concezione moderna della finanza come strumento di coesione sociale, anziché semplice tecnica di copertura delle spese. In un momento storico in cui l’Italia stava ricostruendo le basi materiali e giuridiche della convivenza civile, Scoca proponeva una lettura valoriale della Scienza delle Finanze, incentrata sull’uguaglianza, sull’equità nell’accesso ai servizi e sul controllo democratico della spesa pubblica. Anche il rapporto tra livelli territoriali di governo e responsabilità finanziaria veniva analizzato con acutezza, anticipando temi oggi centrali nel dibattito sul federalismo fiscale. Il saggio, pubblicato nell’ambito del volume collettivo che celebra i cento anni dell’Ateneo, rappresenta anche un omaggio al significato più ampio dell’insegnamento universitario e al valore della memoria istituzionale.| File | Dimensione | Formato | |
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