La presente riflessione tenta di tracciare una linea di connessione tra il pensiero dell’ego e la conoscenza di sé, a partire dal presupposto che il primo sia inaggirabile ma che non esaurisca il secondo. Il primo ha segnato l’esordio e il compimento della modernità, l’altra ha ospitato il monito delfico come luogo di esercizio sia teoretico sia etico-religioso. Occorre constatare che l’io non è il sé, ma che in luogo del sé è l’io a essere interpellato. Dunque il sé appare a vari livelli, espressione di una dimensione di profondità che rimanda alla trascendenza dell’Assoluto, mentre la misura dell’io è quella dell’individualità singolare. Se l’antichità e il medioevo sembravano capacitarsi della dismisura del sé rispetto all’io, la modernità, compreso il suo prosieguo, ne sembra invece dimentica, salvo accorgersi delle patologie della psiche, mentre celebra un soggetto dimezzato nella separazione delle sue parti (di materia e spirito, di genere, di culture). Sono qui ascoltate alcune voci significative della filosofia contemporanea (in particolare quelle di Levinas, Marion, Henry), che in vario modo hanno ripreso l’interrogazione del sé nella aspirazione al superamento della monadicità dell’io di certa tradizione razionalista postcartesiana.

Sé e trascendenza

CISLAGHI, Alessandra
2009-01-01

Abstract

La presente riflessione tenta di tracciare una linea di connessione tra il pensiero dell’ego e la conoscenza di sé, a partire dal presupposto che il primo sia inaggirabile ma che non esaurisca il secondo. Il primo ha segnato l’esordio e il compimento della modernità, l’altra ha ospitato il monito delfico come luogo di esercizio sia teoretico sia etico-religioso. Occorre constatare che l’io non è il sé, ma che in luogo del sé è l’io a essere interpellato. Dunque il sé appare a vari livelli, espressione di una dimensione di profondità che rimanda alla trascendenza dell’Assoluto, mentre la misura dell’io è quella dell’individualità singolare. Se l’antichità e il medioevo sembravano capacitarsi della dismisura del sé rispetto all’io, la modernità, compreso il suo prosieguo, ne sembra invece dimentica, salvo accorgersi delle patologie della psiche, mentre celebra un soggetto dimezzato nella separazione delle sue parti (di materia e spirito, di genere, di culture). Sono qui ascoltate alcune voci significative della filosofia contemporanea (in particolare quelle di Levinas, Marion, Henry), che in vario modo hanno ripreso l’interrogazione del sé nella aspirazione al superamento della monadicità dell’io di certa tradizione razionalista postcartesiana.
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