La limitazione nell’uso dei combustibili fossili, in particolare il petrolio, rappresenta attualmente una delle priorità a livello mondiale. Le motivazioni addotte sono di triplice natura: economica, politica, ambientale. Nell’ordine, il timore per l’esaurimento delle risorse, la preoccupazione per l’eventuale dipendenza dai paesi fornitori e il problema dell’inquinamento. Relativamente al primo punto, studi autorevoli dimostrano che la teoria del picco del petrolio, elaborata da alcuni geologi statunitensi, non rappresenta uno strumento affidabile ai fini previsionali. Quanto alla dipendenza dall’estero, essa affligge stabilmente quasi tutti i paesi. Il problema attuale si riferisce unicamente a Stati Uniti e Gran Bretagna, che rischiano adesso di condividere tali condizioni. La questione ambientale, anch’essa sorta in questi due paesi, ruota attorno al problema del «riscaldamento globale»; un processo di cambiamento climatico attribuito all’attività umana. Questa interpretazione, sorretta da una ricerca bibliografica condotta a livello internazionale, è sconfessata dalla maggioranza degli studiosi. La conclusione che se ne trae è che l’insieme di provvedimenti che ruotano attorno al Trattato di Kyoto, anziché alla salvaguardia dell’atmosfera, tendono a trasformare radicalmente la distribuzione internazionale delle industrie. Come fine secondario, v’è la vendita di tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Lo scenario energetico internazionale richiama peraltro la situazione esistente all’indomani degli shock petroliferi. Siccome le configurazioni del mercato tendono a ripetersi, v‘è il rischio concreto che una volta imboccata la transizione si verifichi un ritorno di competitività del petrolio.
Quale transizione energetica? Il ruolo delle fonti alternative
BATTISTI, GIANFRANCO
2009-01-01
Abstract
La limitazione nell’uso dei combustibili fossili, in particolare il petrolio, rappresenta attualmente una delle priorità a livello mondiale. Le motivazioni addotte sono di triplice natura: economica, politica, ambientale. Nell’ordine, il timore per l’esaurimento delle risorse, la preoccupazione per l’eventuale dipendenza dai paesi fornitori e il problema dell’inquinamento. Relativamente al primo punto, studi autorevoli dimostrano che la teoria del picco del petrolio, elaborata da alcuni geologi statunitensi, non rappresenta uno strumento affidabile ai fini previsionali. Quanto alla dipendenza dall’estero, essa affligge stabilmente quasi tutti i paesi. Il problema attuale si riferisce unicamente a Stati Uniti e Gran Bretagna, che rischiano adesso di condividere tali condizioni. La questione ambientale, anch’essa sorta in questi due paesi, ruota attorno al problema del «riscaldamento globale»; un processo di cambiamento climatico attribuito all’attività umana. Questa interpretazione, sorretta da una ricerca bibliografica condotta a livello internazionale, è sconfessata dalla maggioranza degli studiosi. La conclusione che se ne trae è che l’insieme di provvedimenti che ruotano attorno al Trattato di Kyoto, anziché alla salvaguardia dell’atmosfera, tendono a trasformare radicalmente la distribuzione internazionale delle industrie. Come fine secondario, v’è la vendita di tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Lo scenario energetico internazionale richiama peraltro la situazione esistente all’indomani degli shock petroliferi. Siccome le configurazioni del mercato tendono a ripetersi, v‘è il rischio concreto che una volta imboccata la transizione si verifichi un ritorno di competitività del petrolio.Pubblicazioni consigliate
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