La complessa, e a tratti iperstratificata dimensione narrativa di Inception (quasi-capolavoro di Christopher Nolan, 2010) non definisce solo un universo «fantascientifico», come potrebbe sembrare di primo acchito, appena usciti dal cinema, ancora abbacinati da tale e tanta saturazione, sazi di un’arte del tutto-è-visivo che già per Paul Klee non rende più visibile, ma acceca. Al contrario, l’«idea», il motore immaginifico e culturale attivato, il «virus» inoculato agli innumerevoli fruitori/spettatori da Inception è che tutto ciò che vi è rappresentato risulti, infine, estremamente «realistico», mimetico e «disvelante» d’una condizione oggettiva e quotidiana, essendo perfettamente metaforico. Iperbolico, forse, ma funzionale a una denuncia che, nel suo complesso, documenta sulla nostra realtà in maniera drammaticamente attuale.
Inception. Spettacolo integrale e principio di realtà.
SPANU, MASSIMILIANO
2011-01-01
Abstract
La complessa, e a tratti iperstratificata dimensione narrativa di Inception (quasi-capolavoro di Christopher Nolan, 2010) non definisce solo un universo «fantascientifico», come potrebbe sembrare di primo acchito, appena usciti dal cinema, ancora abbacinati da tale e tanta saturazione, sazi di un’arte del tutto-è-visivo che già per Paul Klee non rende più visibile, ma acceca. Al contrario, l’«idea», il motore immaginifico e culturale attivato, il «virus» inoculato agli innumerevoli fruitori/spettatori da Inception è che tutto ciò che vi è rappresentato risulti, infine, estremamente «realistico», mimetico e «disvelante» d’una condizione oggettiva e quotidiana, essendo perfettamente metaforico. Iperbolico, forse, ma funzionale a una denuncia che, nel suo complesso, documenta sulla nostra realtà in maniera drammaticamente attuale.Pubblicazioni consigliate
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