Trieste può diventare una città più abitabile anche a partire dalla restituzione di un ruolo e di un significato ai molti spazi aperti che, dal Carso al mare, ne solcano le periferie. Spazi solo apparentemente vuoti, come quelli che a sud-est, dal quartiere di edilizia pubblica Borgo San Sergio, arrivano a lambire da un lato il canale e i lotti produttivi dell'Ente zona industriale, dall'altro il tratto di costa contiguo alla ferriera sulla cui dismissione si discute ormai da decenni. Spazi troppo spesso attraversati velocemente, con uno sguardo distaccato che non permette di coglierne la varietà. Se però si rallenta il passo e ci si immerge camminando in questi luoghi non possono sfuggire le loro potenzialità nascoste. Si tratta di campi coltivati, orti urbani, zone dismesse, linee ferroviarie parzialmente utilizzate, ambiti in cui la natura faticosamente si insinua tra le distese di asfalto e i recinti industriali, che oggi spesso ospitano usi inaspettati. Qui talvolta si incontrano pratiche spontanee, che solo un osservatore partecipe e una lettura attenta possono interpretare come indizi concreti di domande di trasformazione. Domande alle quali gli strumenti della pianificazione urbanistica in corso di revisione ancora non sembrano offrire risposte adeguate. È proprio sulla costruzione di rappresentazioni inedite, tese a evidenziare le risorse e le possibilità di riqualificazione di questo brano della periferia triestina, che l'atelier green(S)trip ha concentrato le proprie attività. Green(S)trip è stato inteso come un laboratorio di indagine territoriale, un contenitore aperto a chi è interessato a una riflessione critica sul ruolo che il progetto degli spazi verdi può giocare nella costruzione di visioni per la Trieste di domani. Architetti e urbanisti, geologi e botanici, artisti e abitanti si sono cimentati in un'esperienza alla deriva tra spazi urbani complessi per assetto fisico e funzionale: tre camminate collettive, alle quali hanno fatto seguito momenti di discussione pubblica su temi, luoghi, questioni emersi durante il lavoro sul campo.

Camminando per la città

MARCHIGIANI, ELENA;
2010-01-01

Abstract

Trieste può diventare una città più abitabile anche a partire dalla restituzione di un ruolo e di un significato ai molti spazi aperti che, dal Carso al mare, ne solcano le periferie. Spazi solo apparentemente vuoti, come quelli che a sud-est, dal quartiere di edilizia pubblica Borgo San Sergio, arrivano a lambire da un lato il canale e i lotti produttivi dell'Ente zona industriale, dall'altro il tratto di costa contiguo alla ferriera sulla cui dismissione si discute ormai da decenni. Spazi troppo spesso attraversati velocemente, con uno sguardo distaccato che non permette di coglierne la varietà. Se però si rallenta il passo e ci si immerge camminando in questi luoghi non possono sfuggire le loro potenzialità nascoste. Si tratta di campi coltivati, orti urbani, zone dismesse, linee ferroviarie parzialmente utilizzate, ambiti in cui la natura faticosamente si insinua tra le distese di asfalto e i recinti industriali, che oggi spesso ospitano usi inaspettati. Qui talvolta si incontrano pratiche spontanee, che solo un osservatore partecipe e una lettura attenta possono interpretare come indizi concreti di domande di trasformazione. Domande alle quali gli strumenti della pianificazione urbanistica in corso di revisione ancora non sembrano offrire risposte adeguate. È proprio sulla costruzione di rappresentazioni inedite, tese a evidenziare le risorse e le possibilità di riqualificazione di questo brano della periferia triestina, che l'atelier green(S)trip ha concentrato le proprie attività. Green(S)trip è stato inteso come un laboratorio di indagine territoriale, un contenitore aperto a chi è interessato a una riflessione critica sul ruolo che il progetto degli spazi verdi può giocare nella costruzione di visioni per la Trieste di domani. Architetti e urbanisti, geologi e botanici, artisti e abitanti si sono cimentati in un'esperienza alla deriva tra spazi urbani complessi per assetto fisico e funzionale: tre camminate collettive, alle quali hanno fatto seguito momenti di discussione pubblica su temi, luoghi, questioni emersi durante il lavoro sul campo.
2010
IBC
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