Gli itinerari dipinti antichi (itineraria picta) sono carte topologiche, che forniscono informazioni soprattutto sui percorsi e sui punti di riferimento utili al viaggiatore: la registrazione dei confini è solo occasionale e non accurata. Nelle carte geografiche dell’ecumene o di regioni estese, i confini vengono delineati secondo due criteri fondamentali: l’omogeneità etnica del territorio e i suoi confini naturali (fiumi, linee di costa, montagne, ecc.). Il processo di astrazione di questo metodo può talvolta entrare in contraddizione con la realtà geografica. A livello delle singole città-stato manca una cartografia apposita: il territorio della polis è uno spazio vissuto dai suoi cittadini, che hanno con esso un rapporto diretto, non mediato da strumenti cartografici. Ci sono testimonianze e indizi, invece, di una cartografia catastale, che registra i confini degli appezzamenti di terreno e li rappresenta in quadri d’insieme. Con l’Impero romano la cartografia – sia a piccola scala per l’ecumene, sia a grande scala per singole colonie romane – viene usata in modo capillare ed acquista valore di documento, senza tuttavia perdere la complementarità necessaria con la documentazione scritta. Le carte diventano uno strumento del governo centrale per conoscere l’estensione e i confini (patrimoniali, amministrativi, politici, geografici) di vasti territori.

Dalle città-stato alla dominazione romana: la cartografia antica come strumento di definizione territoriale – From the city-states to the Roman domination: ancient cartography as a medium for territory-definement

CIGAINA, LORENZO
2010-01-01

Abstract

Gli itinerari dipinti antichi (itineraria picta) sono carte topologiche, che forniscono informazioni soprattutto sui percorsi e sui punti di riferimento utili al viaggiatore: la registrazione dei confini è solo occasionale e non accurata. Nelle carte geografiche dell’ecumene o di regioni estese, i confini vengono delineati secondo due criteri fondamentali: l’omogeneità etnica del territorio e i suoi confini naturali (fiumi, linee di costa, montagne, ecc.). Il processo di astrazione di questo metodo può talvolta entrare in contraddizione con la realtà geografica. A livello delle singole città-stato manca una cartografia apposita: il territorio della polis è uno spazio vissuto dai suoi cittadini, che hanno con esso un rapporto diretto, non mediato da strumenti cartografici. Ci sono testimonianze e indizi, invece, di una cartografia catastale, che registra i confini degli appezzamenti di terreno e li rappresenta in quadri d’insieme. Con l’Impero romano la cartografia – sia a piccola scala per l’ecumene, sia a grande scala per singole colonie romane – viene usata in modo capillare ed acquista valore di documento, senza tuttavia perdere la complementarità necessaria con la documentazione scritta. Le carte diventano uno strumento del governo centrale per conoscere l’estensione e i confini (patrimoniali, amministrativi, politici, geografici) di vasti territori.
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