L’articolo analizza l’immigrazione ghanese (per lo più ashanti) in Friuli Venezia Giulia, nelle sue evoluzioni storiche degli ultimi vent’anni e nelle connessioni con la patria d’origine e le altre sedi di diaspora. Nonostante i segnali di un progetto migratorio sul medio-lungo periodo, i ghanesi mostrano parallelamente un costante e attivo collegamento con la patria che si esplicita in varie azioni e scelte (doppia cittadinanza, doppia casa, ecc.). Sul background di solidarietà della tradizione ghanese si è innestato un meccanismo di network solidale tra migranti che ha permesso di funzionare anche a notevole distanza e che si esplicita in progetti cooperativi sia in Italia che in Africa. Attraverso l’associazionismo, i riti collettivi, le chiese evangelico-pentecostali i ghanesi in FVG alimentano una ‘doppia presenza’ e identità. Emerge una migrazione che non rappresenta un processo ‘subito’, bensì una risposta attiva e responsabile che crea co-sviluppo e opportunità per il nuovo paese e per quello d’origine, con trasferimento di risorse, competenze e progettualità transnazionali.

La doppia presenza dei ghanesi in Friuli Venezia Giulia

ALTIN, ROBERTA
2011-01-01

Abstract

L’articolo analizza l’immigrazione ghanese (per lo più ashanti) in Friuli Venezia Giulia, nelle sue evoluzioni storiche degli ultimi vent’anni e nelle connessioni con la patria d’origine e le altre sedi di diaspora. Nonostante i segnali di un progetto migratorio sul medio-lungo periodo, i ghanesi mostrano parallelamente un costante e attivo collegamento con la patria che si esplicita in varie azioni e scelte (doppia cittadinanza, doppia casa, ecc.). Sul background di solidarietà della tradizione ghanese si è innestato un meccanismo di network solidale tra migranti che ha permesso di funzionare anche a notevole distanza e che si esplicita in progetti cooperativi sia in Italia che in Africa. Attraverso l’associazionismo, i riti collettivi, le chiese evangelico-pentecostali i ghanesi in FVG alimentano una ‘doppia presenza’ e identità. Emerge una migrazione che non rappresenta un processo ‘subito’, bensì una risposta attiva e responsabile che crea co-sviluppo e opportunità per il nuovo paese e per quello d’origine, con trasferimento di risorse, competenze e progettualità transnazionali.
2011
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