L'articolo illustra come l’uso di strategie di inclusione e la costruzione “dal basso” di un processo partecipato di definizione di scelte condivise per il futuro di Forte Marghera a Venezia, possano essere considerati paradigmi di una efficace alternativa all’intervento in contesti di questo tipo da parte di attori privati, coinvolti dalle amministrazioni attraverso strumenti come il project financing, che propongono modelli di trasformazione della città unicamente finalizzati al profitto, e ormai inattuali e inefficaci dal punto di vista del successo nel tempo dell’operazione, specie alla prova della gestione delle aree e delle attività insediate. Il Forte, area militare dismessa acquisita dal Comune di Venezia nel 2009,con la sua posizione al centro del programma di riqualificazione del waterfront lagunare un bene storico-architettonico ed ambientale unico e una grande opportunità di sviluppo per la città. Il riuso di questo spazio ha destato numerosi appetiti da parte di operatori immobiliari e speculatori, alcuni sostenuti da parte degli amministratori locali; operatori che chiedendo una lunga concessione esclusiva degli spazi e una sostanziale monofunzionalità che giungevano a negare di fatto la destinazione pubblica dell’area. Negli ultimi anni però associazioni e cittadini si sono opposti a queste ipotesi, con raccolte di firme e appelli alle autorità competenti. Ciò ha portato anche alla creazione di uno specifico “Gruppo di lavoro per Forte Marghera” composto da cittadini autoconvocati, che si è proposto di attivare “dal basso” un processo di progettazione partecipata, finalizzato alla definizione di Linee guida condivise per un riuso del Forte e di progetti di fattibilità, indicando una strada alternativa rispetto a quella prospettata dall’amministrazione comunale. L'articolo, focalizzato sull’individuazione di punti di forza e di debolezza del processo, esplicita la fertilità di approcci avanzati alla partecipazione, non “guidati” (spesso con volontà di controllo degli esiti) da shareholders e amministrazioni, ma costruiti a partire da un percorso di crescita e di autodeterminazione dei cittadini.

Patrimoni urbani come bene comune. Progettazione partecipata vs. project financing a Forte Marghera, Venezia

MARIN, ALESSANDRA;PRATALI MAFFEI, SERGIO
2013-01-01

Abstract

L'articolo illustra come l’uso di strategie di inclusione e la costruzione “dal basso” di un processo partecipato di definizione di scelte condivise per il futuro di Forte Marghera a Venezia, possano essere considerati paradigmi di una efficace alternativa all’intervento in contesti di questo tipo da parte di attori privati, coinvolti dalle amministrazioni attraverso strumenti come il project financing, che propongono modelli di trasformazione della città unicamente finalizzati al profitto, e ormai inattuali e inefficaci dal punto di vista del successo nel tempo dell’operazione, specie alla prova della gestione delle aree e delle attività insediate. Il Forte, area militare dismessa acquisita dal Comune di Venezia nel 2009,con la sua posizione al centro del programma di riqualificazione del waterfront lagunare un bene storico-architettonico ed ambientale unico e una grande opportunità di sviluppo per la città. Il riuso di questo spazio ha destato numerosi appetiti da parte di operatori immobiliari e speculatori, alcuni sostenuti da parte degli amministratori locali; operatori che chiedendo una lunga concessione esclusiva degli spazi e una sostanziale monofunzionalità che giungevano a negare di fatto la destinazione pubblica dell’area. Negli ultimi anni però associazioni e cittadini si sono opposti a queste ipotesi, con raccolte di firme e appelli alle autorità competenti. Ciò ha portato anche alla creazione di uno specifico “Gruppo di lavoro per Forte Marghera” composto da cittadini autoconvocati, che si è proposto di attivare “dal basso” un processo di progettazione partecipata, finalizzato alla definizione di Linee guida condivise per un riuso del Forte e di progetti di fattibilità, indicando una strada alternativa rispetto a quella prospettata dall’amministrazione comunale. L'articolo, focalizzato sull’individuazione di punti di forza e di debolezza del processo, esplicita la fertilità di approcci avanzati alla partecipazione, non “guidati” (spesso con volontà di controllo degli esiti) da shareholders e amministrazioni, ma costruiti a partire da un percorso di crescita e di autodeterminazione dei cittadini.
2013
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