Il trasporto marittimo e, più specificatamente, i porti sono i luoghi in cui si riflettono gli andamenti dei trend economici mondiali. La crescita dei traffici internazionali degli ultimi decenni ha fortemente incrementato le movimentazioni nei porti, generando effetti economici e occupazionali positivi per gli stessi sistemi portuali. Simmetricamente, le cadute dei traffici internazionali generano effetti locali negativi. La misurazione quantitativa della relazione tra trend economici internazionali e impatti sulla portualità rappresenta una grossa sfida per un ricercatore. In questo articolo, viene proposta una quantificazione che si avvale di alcuni elementi distintivi: 1) una analisi dettagliata del forte shock nel commercio mondiale intervenuto tra il 2008 ed il 2009, definito in letteratura come “the great trade collapse”; 2) la disponibilità del dataset WIOD, contenente tavole intersettoriali mondiali relative ad un arco temporale esteso; 3) la disponibilità della tavola Input-Output per il sistema portuale del Friuli Venezia Giulia; 4) i dati relativi ai traffici nel porto di Trieste. Utilizzando questo insieme di informazioni, analizziamo come la caduta dei traffici internazionali abbia modificato gli scambi dell’Italia con il resto del mondo e, di conseguenza, qual è l’impatto sui flussi di trasporto a livello locale. Gli indicatori di traffico mostrano, nel 2009, una caduta dei traffici dell’8% in termini di tonnellate, del 18% in termini di contenitori, del 13% in termini di navi ro-ro e del 20% in termini di navi general cargo. I modelli Input-Output stimano una riduzione media del valore aggiunto e della produzione totale del 13%. Il settore maggiormente colpito è quello dei terminalisti, seguito dagli spedizionieri e dagli enti della pubblica amministrazione. Tutti gli altri comparti accusano un calo in linea con la riduzione media totale, ad eccezione dei servizi d’interesse generale e dei servizi alle navi che mostrano una riduzione inferiore alla media. Lo shock complessivo è stato notevole se consideriamo che sono occorsi tre anni affinché molti settori raggiungessero, ma senza superarli, i livelli produttivi toccati nel 2008.

Un’analisi delle ricadute su un sistema portuale della contrazione del commercio mondiale

GREGORI, TULLIO;DANIELIS, ROMEO
2016-01-01

Abstract

Il trasporto marittimo e, più specificatamente, i porti sono i luoghi in cui si riflettono gli andamenti dei trend economici mondiali. La crescita dei traffici internazionali degli ultimi decenni ha fortemente incrementato le movimentazioni nei porti, generando effetti economici e occupazionali positivi per gli stessi sistemi portuali. Simmetricamente, le cadute dei traffici internazionali generano effetti locali negativi. La misurazione quantitativa della relazione tra trend economici internazionali e impatti sulla portualità rappresenta una grossa sfida per un ricercatore. In questo articolo, viene proposta una quantificazione che si avvale di alcuni elementi distintivi: 1) una analisi dettagliata del forte shock nel commercio mondiale intervenuto tra il 2008 ed il 2009, definito in letteratura come “the great trade collapse”; 2) la disponibilità del dataset WIOD, contenente tavole intersettoriali mondiali relative ad un arco temporale esteso; 3) la disponibilità della tavola Input-Output per il sistema portuale del Friuli Venezia Giulia; 4) i dati relativi ai traffici nel porto di Trieste. Utilizzando questo insieme di informazioni, analizziamo come la caduta dei traffici internazionali abbia modificato gli scambi dell’Italia con il resto del mondo e, di conseguenza, qual è l’impatto sui flussi di trasporto a livello locale. Gli indicatori di traffico mostrano, nel 2009, una caduta dei traffici dell’8% in termini di tonnellate, del 18% in termini di contenitori, del 13% in termini di navi ro-ro e del 20% in termini di navi general cargo. I modelli Input-Output stimano una riduzione media del valore aggiunto e della produzione totale del 13%. Il settore maggiormente colpito è quello dei terminalisti, seguito dagli spedizionieri e dagli enti della pubblica amministrazione. Tutti gli altri comparti accusano un calo in linea con la riduzione media totale, ad eccezione dei servizi d’interesse generale e dei servizi alle navi che mostrano una riduzione inferiore alla media. Lo shock complessivo è stato notevole se consideriamo che sono occorsi tre anni affinché molti settori raggiungessero, ma senza superarli, i livelli produttivi toccati nel 2008.
2016
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