Gli azaspiracidi (AZAs) sono delle tossine marine lipofile, comprendenti più di 30 analoghi prodotti dal dinoflagellato Azadinium spinosum o derivanti dal metabolismo di alcuni AZAs nei molluschi. Essi possono contaminare i molluschi eduli e provocare un’intossicazione alimentare (Azaspiracid Shellfish Poisoning, AZP), caratterizzata da nausea, vomito, diarrea e crampi allo stomaco. Attualmente, solo tre AZAs (AZA1, 2 e 3) sono regolamentati nell’Unione Europea ed il massimo livello ammissibile nei molluschi è pari a 160 µg di equivalenti di AZA1/kg di parti edibili. La concentrazione totale degli AZAs è calcolata dai relativi fattori di equivalenza tossica (Toxic Equivalency Factors, TEFs), pari a 1.0, 1.8 e 1.4 per AZA1, 2 e 3, derivati in base alla letalità per via intraperitoneale nel topo. Tuttavia, poiché l’esposizione alle tossine avviene per ingestione, i TEFs dovrebbero derivare da studi comparativi di tossicità per via orale, tuttora mancanti. Pertanto, è stato condotto uno studio di tossicità acuta per via orale di AZA1-3 nel topo. Entro 24 h dalla somministrazione, la relativa DL50 (dose letale nel 50% dei topi trattati) è risultata pari a 443, 626 e 875 µg/kg per AZA1, 2 e 3, da cui si sono derivati i valori di TEFs, pari a 1.0 (AZA1), 0.7 (AZA2) e 0.5 (AZA3), diversi da quelli derivati dopo inoculazione intraperitoneale. Lo studio ha inoltre evidenziato alterazioni macroscopiche entro 24 h dalla somministrazione a carico del fegato (dosi pari o superiori a 175 µg AZA1/kg, 500 µg AZA2/kg, 600 µg AZA3/kg) e, alle dosi letali, anche del tratto gastrointestinale. Inoltre, le analisi ematochimiche hanno rilevato che le tossine, a tutte le dosi, determinavano un significativo aumento delle transaminasi e della glutammato deidrogenasi, indici di danno epatico, mentre aumentati livelli dello ione potassio sono stati rilevati a dosi a partire da 500 µg/kg. Lo studio in vivo ha quindi evidenziato il fegato come uno dei bersagli delle tossine. Sono stati quindi studiati gli effetti in vitro di queste tossine nei confronti degli epatociti umani (cellule non tumorali IHH e tumorali HepG2). Valutando l’attività mitocondriale (test dell’MTT) e la proliferazione delle cellule (test della sulforodamina B) esposte agli AZAs (1.0 x 10-7 - 5.08 x 10-12 M) per 24, 48 e 72 h, è emerso che le tossine stimolavano l’attività mitocondriale a 24 h senza influenzare la proliferazione, che invece era ridotta a 72 h. Ulteriori studi hanno evidenziato che l’effetto degli AZAs sui mitocondri sembra coinvolgere i complessi I e II della catena di trasporto degli elettroni e sembra essere strettamente correlato a squilibri ionici, in particolare a carico del K+, con coinvolgimento di alcuni canali e pompe ionici (KATP, hERG e Na+/K+-ATPasi). Tuttavia, resta da definire se questi effetti possano riguardare un meccanismo d’azione generale di queste tossine oppure un meccanismo limitato a livello delle cellule epatiche.

TOSSICITA’ IN VIVO ED IN VITRO DI AZASPIRACIDI / D'Orlando, Elisabetta. - (2016 Apr 20).

TOSSICITA’ IN VIVO ED IN VITRO DI AZASPIRACIDI

D'ORLANDO, ELISABETTA
2016-04-20

Abstract

Gli azaspiracidi (AZAs) sono delle tossine marine lipofile, comprendenti più di 30 analoghi prodotti dal dinoflagellato Azadinium spinosum o derivanti dal metabolismo di alcuni AZAs nei molluschi. Essi possono contaminare i molluschi eduli e provocare un’intossicazione alimentare (Azaspiracid Shellfish Poisoning, AZP), caratterizzata da nausea, vomito, diarrea e crampi allo stomaco. Attualmente, solo tre AZAs (AZA1, 2 e 3) sono regolamentati nell’Unione Europea ed il massimo livello ammissibile nei molluschi è pari a 160 µg di equivalenti di AZA1/kg di parti edibili. La concentrazione totale degli AZAs è calcolata dai relativi fattori di equivalenza tossica (Toxic Equivalency Factors, TEFs), pari a 1.0, 1.8 e 1.4 per AZA1, 2 e 3, derivati in base alla letalità per via intraperitoneale nel topo. Tuttavia, poiché l’esposizione alle tossine avviene per ingestione, i TEFs dovrebbero derivare da studi comparativi di tossicità per via orale, tuttora mancanti. Pertanto, è stato condotto uno studio di tossicità acuta per via orale di AZA1-3 nel topo. Entro 24 h dalla somministrazione, la relativa DL50 (dose letale nel 50% dei topi trattati) è risultata pari a 443, 626 e 875 µg/kg per AZA1, 2 e 3, da cui si sono derivati i valori di TEFs, pari a 1.0 (AZA1), 0.7 (AZA2) e 0.5 (AZA3), diversi da quelli derivati dopo inoculazione intraperitoneale. Lo studio ha inoltre evidenziato alterazioni macroscopiche entro 24 h dalla somministrazione a carico del fegato (dosi pari o superiori a 175 µg AZA1/kg, 500 µg AZA2/kg, 600 µg AZA3/kg) e, alle dosi letali, anche del tratto gastrointestinale. Inoltre, le analisi ematochimiche hanno rilevato che le tossine, a tutte le dosi, determinavano un significativo aumento delle transaminasi e della glutammato deidrogenasi, indici di danno epatico, mentre aumentati livelli dello ione potassio sono stati rilevati a dosi a partire da 500 µg/kg. Lo studio in vivo ha quindi evidenziato il fegato come uno dei bersagli delle tossine. Sono stati quindi studiati gli effetti in vitro di queste tossine nei confronti degli epatociti umani (cellule non tumorali IHH e tumorali HepG2). Valutando l’attività mitocondriale (test dell’MTT) e la proliferazione delle cellule (test della sulforodamina B) esposte agli AZAs (1.0 x 10-7 - 5.08 x 10-12 M) per 24, 48 e 72 h, è emerso che le tossine stimolavano l’attività mitocondriale a 24 h senza influenzare la proliferazione, che invece era ridotta a 72 h. Ulteriori studi hanno evidenziato che l’effetto degli AZAs sui mitocondri sembra coinvolgere i complessi I e II della catena di trasporto degli elettroni e sembra essere strettamente correlato a squilibri ionici, in particolare a carico del K+, con coinvolgimento di alcuni canali e pompe ionici (KATP, hERG e Na+/K+-ATPasi). Tuttavia, resta da definire se questi effetti possano riguardare un meccanismo d’azione generale di queste tossine oppure un meccanismo limitato a livello delle cellule epatiche.
20-apr-2016
TUBARO, AURELIA
28
2014/2015
Settore CHIM/06 - Chimica Organica
Università degli Studi di Trieste
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