I disordini ipertensivi della gravidanza (ipertensione gestazionale e cronica, preeclampsia (PE) e PE sovrapposta a ipertensione cronica) sono causa di morbilità e mortalità materna. Nell’eziologia della PE un ruolo importante è svolto dallo stress ossidativo. Nel presente lavoro di tesi abbiamo voluto valutare i livelli di sFlt1, marcatore associato a PE, e di oxLDL e sLOX1, marcatori legati allo stress ossidativo, per sviluppare un modello per predire la comparsa di complicanze materno-fetali in donne gravide ipertese. La quantificazione è stata effettuata su siero o plasma di 39 donne con PE e 26 con ipertensione gestazionale o cronica. RISULTATI-Nella PE sFlt1 è 5 volte più alto rispetto alle pazienti ipertese senza PE (p <0.0001), e si riduce dopo il parto in entrambi i gruppi. Dal confronto tra le sottocategorie di pazienti gravide ipertese è emerso che sFlt1 aumenta in relazione alla severità della patologia ipertensiva. oxLDL non differisce tra pazienti con e senza PE e si riduce dopo il parto nel gruppo senza PE. Inoltre, oxLDL si riduce dopo il parto nelle pazienti con parto a termine, è invece comparabile nelle pazienti che hanno partorito pretermine. sLOX1 non differisce in modo significativo tra il gruppo con PE e quello senza PE, anche se tende ad essere più alto nelle donne con PE, ed aumenta dopo il parto in entrambi i gruppi. sLOX1 aumenta dopo il parto nelle pazienti con parto a termine, ma non in quelle con parto pretermine. sFlt1 correla positivamente con sLOX1 e negativamente con la durata della gravidanza. Nelle pazienti con PE, l’indice di pulsatilità delle arterie uterine (uPI) tende ad essere più elevato rispetto alle pazienti senza PE, ma la differenza non raggiunge la significatività statistica. uPI correla negativamente con la durata della gravidanza e, tra le pazienti con PE, con la settimana di comparsa della patologia. La combinazione di sFlt-1 >7000 pg/ml e uPI >1.45 e/o notch bilaterale è associata ad un rischio 35 volte più alto di PE, ed è in grado di predire la PE con una sensibilità del 94.3%. Nelle donne gravide ipertese con esiti avversi sFlt1 è quasi 6 volte più elevato rispetto a quelle senza eventi avversi e si riduce drasticamente dopo il parto in entrambi i gruppi. oxLDL non differisce tra il gruppo con eventi avversi e quello senza eventi avversi, e si riduce dopo il parto nel gruppo senza esiti avversi. Analogamente, sLOX1 è comparabile tra i due gruppi e aumenta dopo il parto nel gruppo senza esiti avversi. Nel gruppo con eventi avversi uPI è più elevato rispetto al gruppo senza eventi avversi. Lo studio ha infine valutato la capacità predittiva di eventi avversi materni e perinatali sul campione di donne gravide ipertese, dimostrando che la combinazione di sFlt1 >35000 pg/ml e di uPI >1.45 e/o notch bilaterale è associata ad un rischio 24 volte più elevato di esiti avversi, con una sensibilità del 94.3% e un’accuratezza del test pari a 81.7%. CONCLUSIONI-I dati confermano che elevati livelli di sFlt1 sono associati a insorgenza di PE, e alla comparsa di eventi avversi in donne gravide ipertese, indicando come sFlt1 possa essere utile per la stratificazione delle diverse forme di ipertensione in gravidanza;. Al contrario, i biomarcatori oxLDL e sLOX1 non sembrano essere utilizzabili per la diagnosi della PE e dei diversi disordini ipertensivi, né sono associati alla comparsa di eventi avversi nelle pazienti gravide ipertese. Infine, l’associazione dei parametri sFlt1 e uPI ha mostrato una buona capacità predittiva di PE e di eventi avversi materni e perinatali nelle pazienti con gravidanze complicate da ipertensione.

Ipertensione in gravidanza e stress ossidativo / Tassone, Laura. - (2017 Mar 27).

Ipertensione in gravidanza e stress ossidativo

TASSONE, LAURA
2017-03-27

Abstract

I disordini ipertensivi della gravidanza (ipertensione gestazionale e cronica, preeclampsia (PE) e PE sovrapposta a ipertensione cronica) sono causa di morbilità e mortalità materna. Nell’eziologia della PE un ruolo importante è svolto dallo stress ossidativo. Nel presente lavoro di tesi abbiamo voluto valutare i livelli di sFlt1, marcatore associato a PE, e di oxLDL e sLOX1, marcatori legati allo stress ossidativo, per sviluppare un modello per predire la comparsa di complicanze materno-fetali in donne gravide ipertese. La quantificazione è stata effettuata su siero o plasma di 39 donne con PE e 26 con ipertensione gestazionale o cronica. RISULTATI-Nella PE sFlt1 è 5 volte più alto rispetto alle pazienti ipertese senza PE (p <0.0001), e si riduce dopo il parto in entrambi i gruppi. Dal confronto tra le sottocategorie di pazienti gravide ipertese è emerso che sFlt1 aumenta in relazione alla severità della patologia ipertensiva. oxLDL non differisce tra pazienti con e senza PE e si riduce dopo il parto nel gruppo senza PE. Inoltre, oxLDL si riduce dopo il parto nelle pazienti con parto a termine, è invece comparabile nelle pazienti che hanno partorito pretermine. sLOX1 non differisce in modo significativo tra il gruppo con PE e quello senza PE, anche se tende ad essere più alto nelle donne con PE, ed aumenta dopo il parto in entrambi i gruppi. sLOX1 aumenta dopo il parto nelle pazienti con parto a termine, ma non in quelle con parto pretermine. sFlt1 correla positivamente con sLOX1 e negativamente con la durata della gravidanza. Nelle pazienti con PE, l’indice di pulsatilità delle arterie uterine (uPI) tende ad essere più elevato rispetto alle pazienti senza PE, ma la differenza non raggiunge la significatività statistica. uPI correla negativamente con la durata della gravidanza e, tra le pazienti con PE, con la settimana di comparsa della patologia. La combinazione di sFlt-1 >7000 pg/ml e uPI >1.45 e/o notch bilaterale è associata ad un rischio 35 volte più alto di PE, ed è in grado di predire la PE con una sensibilità del 94.3%. Nelle donne gravide ipertese con esiti avversi sFlt1 è quasi 6 volte più elevato rispetto a quelle senza eventi avversi e si riduce drasticamente dopo il parto in entrambi i gruppi. oxLDL non differisce tra il gruppo con eventi avversi e quello senza eventi avversi, e si riduce dopo il parto nel gruppo senza esiti avversi. Analogamente, sLOX1 è comparabile tra i due gruppi e aumenta dopo il parto nel gruppo senza esiti avversi. Nel gruppo con eventi avversi uPI è più elevato rispetto al gruppo senza eventi avversi. Lo studio ha infine valutato la capacità predittiva di eventi avversi materni e perinatali sul campione di donne gravide ipertese, dimostrando che la combinazione di sFlt1 >35000 pg/ml e di uPI >1.45 e/o notch bilaterale è associata ad un rischio 24 volte più elevato di esiti avversi, con una sensibilità del 94.3% e un’accuratezza del test pari a 81.7%. CONCLUSIONI-I dati confermano che elevati livelli di sFlt1 sono associati a insorgenza di PE, e alla comparsa di eventi avversi in donne gravide ipertese, indicando come sFlt1 possa essere utile per la stratificazione delle diverse forme di ipertensione in gravidanza;. Al contrario, i biomarcatori oxLDL e sLOX1 non sembrano essere utilizzabili per la diagnosi della PE e dei diversi disordini ipertensivi, né sono associati alla comparsa di eventi avversi nelle pazienti gravide ipertese. Infine, l’associazione dei parametri sFlt1 e uPI ha mostrato una buona capacità predittiva di PE e di eventi avversi materni e perinatali nelle pazienti con gravidanze complicate da ipertensione.
27-mar-2017
28
2014/2015
Settore MED/03 - Genetica Medica
Università degli Studi di Trieste
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
TESI_TASSONE LAURA.pdf

accesso aperto

Descrizione: tesi di dottorato
Dimensione 1.8 MB
Formato Adobe PDF
1.8 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/2908113
 Avviso

Registrazione in corso di verifica.
La registrazione di questo prodotto non è ancora stata validata in ArTS.

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact