Tra filosofia e traduzione non sembra sufficiente individuare una relazione di inclusione – quella a pieno titolo della questione della traduzione nell’ambito filosofico oppure, reciprocamente, quella di un’opera di filosofia nel processo traduttivo. Sembra invece necessario indagare la loro intersezione e se qui i reagenti riceveranno una sostanziale riconfigurazione, ciò sarà strettamente condizionato dalla delimitazione del campo di indagine, ossia dalla scelta degli autori di riferimento sul versante filosofico: Martin Heidegger e Jacques Derrida. La prima ipotesi è che né l’uno né l’altro possano, nel loro discorso, fare del tutto a meno di tradurre e, dunque, di interrogarsi sulla traduzione e a partire da essa. Questa pratica traduttiva si mostra con una certa evidenza nell’attività che questi svolgono su concetti e testi della tradizione, sull’impalcatura della filosofia occidentale tentando di smarcarsi – nella misura in cui ciò è possibile – dalla “metafisica”. La seconda ipotesi è dunque che tanto la "Destruktion", quanto la "déconstruction" percorrano a più riprese la strada della traduzione, producendo notevoli e costanti effetti a partire da un riposizionamento mai definitivo e sempre bisognoso di una nuova traduzione. L’intero corpus testuale di ciascun autore viene dunque qui indagato alla ricerca dei luoghi dove la traduzione non soltanto viene esplicitamente tematizzata, ma anche effettivamente praticata.

Pensare la traduzione. A partire da Martin Heidegger e Jacques Derrida / Nardelli, Elena. - (2018 Mar 29).

Pensare la traduzione. A partire da Martin Heidegger e Jacques Derrida

NARDELLI, ELENA
2018-03-29

Abstract

Tra filosofia e traduzione non sembra sufficiente individuare una relazione di inclusione – quella a pieno titolo della questione della traduzione nell’ambito filosofico oppure, reciprocamente, quella di un’opera di filosofia nel processo traduttivo. Sembra invece necessario indagare la loro intersezione e se qui i reagenti riceveranno una sostanziale riconfigurazione, ciò sarà strettamente condizionato dalla delimitazione del campo di indagine, ossia dalla scelta degli autori di riferimento sul versante filosofico: Martin Heidegger e Jacques Derrida. La prima ipotesi è che né l’uno né l’altro possano, nel loro discorso, fare del tutto a meno di tradurre e, dunque, di interrogarsi sulla traduzione e a partire da essa. Questa pratica traduttiva si mostra con una certa evidenza nell’attività che questi svolgono su concetti e testi della tradizione, sull’impalcatura della filosofia occidentale tentando di smarcarsi – nella misura in cui ciò è possibile – dalla “metafisica”. La seconda ipotesi è dunque che tanto la "Destruktion", quanto la "déconstruction" percorrano a più riprese la strada della traduzione, producendo notevoli e costanti effetti a partire da un riposizionamento mai definitivo e sempre bisognoso di una nuova traduzione. L’intero corpus testuale di ciascun autore viene dunque qui indagato alla ricerca dei luoghi dove la traduzione non soltanto viene esplicitamente tematizzata, ma anche effettivamente praticata.
29-mar-2018
POLIDORI, FABIO
LONGATO, FULVIO
29
2016/2017
Settore M-FIL/01 - Filosofia Teoretica
Università degli Studi di Trieste
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Nardelli_tesi definitiva.pdf

Open Access dal 29/03/2019

Descrizione: tesi di dottorato
Dimensione 1.85 MB
Formato Adobe PDF
1.85 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/2924794
 Avviso

Registrazione in corso di verifica.
La registrazione di questo prodotto non è ancora stata validata in ArTS.

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact