Orientarsi nello spazio circostante è un’abilità della cui complessità ci si rende conto solo quando ci si trova in un ambiente sconosciuto. Riuscire con successo in questo compito è molto importante specie quando ci si ritrova in una situazione di emergenza. Nel caso di un’evacuazione, le persone cominciano a muoversi negli spazi interni dell’edificio fino a raggiungere l’uscita che le condurrà in un luogo sicuro, secondo azioni che risentiranno non solo delle prestazioni individuali, ma anche dei fattori ambientali capaci di favorirle o comprometterle. Nella progettazione e gestione di un edificio destinato ad ospitare un certo affollamento oppure complesse, è necessario tener conto dei fattori che possono agevolare o rendere difficoltosa la loro fruizione in emergenza, considerando con attenzione un aspetto sovente sottovalutato: la difficoltà delle persone nel trovare i percorsi per raggiungere le uscite di sicurezza. Su tale aspetto la normativa non sembra prestare particolare attenzione, definendo solo e più genericamente presidi di tipo edilizio (porte, corridoi, scale, uscite di sicurezza, ecc.) ed altri finalizzati a valorizzarne la presenza e migliorarne l’utilizzo (luci di emergenza, segnaletica di sicurezza, mappe di orientamento, ecc.). Progettare e gestire il sistema d’esodo rappresenta un momento in cui viene richiesta particolare attenzione nel coordinare le necessità normative con le effettive prestazioni dei suoi occupanti, tenendo conto della loro capacità di muoversi al suo interno in emergenza. In questo processo, oltre alla segnaletica e alle persone addestrate a gestire situazioni di emergenza, le planimetrie di emergenza (dette anche mappe “voi siete qui” in inglese “You-Are-Here”) posizionate, in luoghi diversi, sono di fondamentale importanza, e per questo è previsto che esse devono essere progettate considerando principi e criteri ben precisi. Questa tipologia di mappe dovrebbero aiutare le persone a individuare la loro posizione nello spazio e identificare non solo le possibili uscite, ma anche i luoghi dove è stato posizionato l’equipaggiamento necessario a fare fronte a una potenziale emergenza. Nella ideazione e nel posizionamento di queste mappe non sempre però viene tenuto conto dei risultati e delle ricerche effettuate sulla loro utilità e usabilità. Troppo spesso i cartelli delle planimetrie con le vie di fuga per l’evacuazione, risultano piuttosto complicati da comprendere e interpretare. Questo perché il senso dell’orientamento della maggior parte delle persone è deficitario oppure vi è un problema di fondo su questo argomento? Qualcuno si è posto il problema di rendere più fruibili queste mappe? E’ un obiettivo possibile o bisogna andare in un'altra direzione? Anticipo, rimandandone l’approfondimento nel seguito, un concetto che sarà più volte ripreso nel seguito e cioè il fatto che il termine “orientamento” è stato implementato negli ultimi anni con quello di “wayfinding ”, dove il primo viene utilizzato per rappresentare un processo tramite il quale una persona è in grado di dire dove si trova, mentre il secondo si riferisce alla capacità di comprendere com’è possibile raggiungere una certa destinazione. Concetti troppo importanti che però non trovano ancora pieno riscontro nelle indicazioni normative.

Analisi critica delle planimetrie di emergenza “escape plan”

Giorgio Sclip
2018-01-01

Abstract

Orientarsi nello spazio circostante è un’abilità della cui complessità ci si rende conto solo quando ci si trova in un ambiente sconosciuto. Riuscire con successo in questo compito è molto importante specie quando ci si ritrova in una situazione di emergenza. Nel caso di un’evacuazione, le persone cominciano a muoversi negli spazi interni dell’edificio fino a raggiungere l’uscita che le condurrà in un luogo sicuro, secondo azioni che risentiranno non solo delle prestazioni individuali, ma anche dei fattori ambientali capaci di favorirle o comprometterle. Nella progettazione e gestione di un edificio destinato ad ospitare un certo affollamento oppure complesse, è necessario tener conto dei fattori che possono agevolare o rendere difficoltosa la loro fruizione in emergenza, considerando con attenzione un aspetto sovente sottovalutato: la difficoltà delle persone nel trovare i percorsi per raggiungere le uscite di sicurezza. Su tale aspetto la normativa non sembra prestare particolare attenzione, definendo solo e più genericamente presidi di tipo edilizio (porte, corridoi, scale, uscite di sicurezza, ecc.) ed altri finalizzati a valorizzarne la presenza e migliorarne l’utilizzo (luci di emergenza, segnaletica di sicurezza, mappe di orientamento, ecc.). Progettare e gestire il sistema d’esodo rappresenta un momento in cui viene richiesta particolare attenzione nel coordinare le necessità normative con le effettive prestazioni dei suoi occupanti, tenendo conto della loro capacità di muoversi al suo interno in emergenza. In questo processo, oltre alla segnaletica e alle persone addestrate a gestire situazioni di emergenza, le planimetrie di emergenza (dette anche mappe “voi siete qui” in inglese “You-Are-Here”) posizionate, in luoghi diversi, sono di fondamentale importanza, e per questo è previsto che esse devono essere progettate considerando principi e criteri ben precisi. Questa tipologia di mappe dovrebbero aiutare le persone a individuare la loro posizione nello spazio e identificare non solo le possibili uscite, ma anche i luoghi dove è stato posizionato l’equipaggiamento necessario a fare fronte a una potenziale emergenza. Nella ideazione e nel posizionamento di queste mappe non sempre però viene tenuto conto dei risultati e delle ricerche effettuate sulla loro utilità e usabilità. Troppo spesso i cartelli delle planimetrie con le vie di fuga per l’evacuazione, risultano piuttosto complicati da comprendere e interpretare. Questo perché il senso dell’orientamento della maggior parte delle persone è deficitario oppure vi è un problema di fondo su questo argomento? Qualcuno si è posto il problema di rendere più fruibili queste mappe? E’ un obiettivo possibile o bisogna andare in un'altra direzione? Anticipo, rimandandone l’approfondimento nel seguito, un concetto che sarà più volte ripreso nel seguito e cioè il fatto che il termine “orientamento” è stato implementato negli ultimi anni con quello di “wayfinding ”, dove il primo viene utilizzato per rappresentare un processo tramite il quale una persona è in grado di dire dove si trova, mentre il secondo si riferisce alla capacità di comprendere com’è possibile raggiungere una certa destinazione. Concetti troppo importanti che però non trovano ancora pieno riscontro nelle indicazioni normative.
2018
feb-2018
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