Questo saggio offre una disamina di alcune caratteristiche produttive e distributive e un'analisi tematica e narratologica della serie televisiva 'Game of Thrones', creata nel 2011 da David Benioff e D. B. Weiss per il network HBO come trasposizione del ciclo di romanzi 'A Song of Ice and Fire' di George R. R. Martin, e giunta nel 2016 alla sesta stagione. Il caso di 'Game of Thrones' e del suo straordinario successo di pubblico è adoperato come osservatorio su alcuni aspetti del rapporto industria culturale e pubblici nel mondo contemporaneo. Potere e conflitto, intrigo e guerra, sesso e violenza, invenzioni fantastiche e soprannaturali sono gli ingredienti essenziali di una narrazione che segue le vicende di diverse casate nobili in competizione per conquistare il trono della terra immaginaria di Westeros. L'intreccio si dipana tra infingardi scacchieri politici, o geografico-bellici, e 'quest' intraprese da personaggi isolati o con pochi compagni: una struttura corale e un andamento tipicamente da soap opera (senza esclusione di colpi di scena, rivelazioni e agnizioni), che producono un andamento costitutivamente digressivo, scompaginando il funzionamento della stagione come unità discorsiva dotata di parziale autonomia. Queste spinte centrifughe nella diegesi favoriscono e riflettono anche una particolare centralità dell'ambientazione (intesa in senso ampio, non meramente fisico). La serie coniuga un mondo finzionale fantastico tratteggiato con ampiezza e profondità diacronica ad ispirazioni latamente storiche, dalla Guerra delle due rose al vallo di Adriano, dal sistema feudale dell'Europa alto-medievale, ai culti delle civiltà assire e mesopotamiche, per menzionare solo alcune delle più evidenti. Il clima oscuro e fascinoso di Westeros è reso con la dovizia di dettaglio grazie ad un budget tra i sei e gli otto milioni di dollari a puntata. Accanto a tematiche portanti come il potere e la brama di potere, la sperequazione tra ricchi e poveri, la ricorrenza del tema dei natali, è la presenza di sesso e violenza ad aver generato i cortocircuiti più interessanti che si sono prodotti tra scelte produttive e le dinamiche della ricezione. La disparità di genere che ha contraddistinto l'estetizzazione del sesso e della sopraffazione fisica in 'Game of Thrones' – pur accompagnata a una costruzione sfaccettata dei personaggi femminili – è stata motivo di accesi dibattiti, significativi di una perdurante centralità del corpo femminile negli immaginari contemporanei, un corpo vero campo di battaglia su cui si disputano contese di intramontabile rilevanza culturale, simbolica e politica. Le discussioni cominciate dai fan e proseguite da commentatrici/ori e studiose/i, hanno rivendicato una fruizione criticamente attiva e impegnata, e sono riuscite a chiamare direttamente in causa i produttori e i responsabili creativi della serie, costringendoli a difendere le proprie scelte. / This essay offers a comprehensive discussion of the television series 'Game of Thrones', created in 2011 for HBO by David Benioff and D. B. Weiss, as an adaptation of George R. R. Martin's saga 'A Song of Ice and Fire'. The success and critical reception of its first 6 seasons is examined from a productive, distributive, thematic and narratological standpoints, and the series is proposed as an observatory on how the public has been able to interact with the cultural industry and the in recent years. Power and conflict, schemes and wars, sex and violence, fantasy and supernatural are all essential ingredients to the story of different noble houses competing for the throne in the imaginary land of Westeros. Vast geopolitical stages and individual quests contribute to a choral narrative, that - thanks to well-oiled soap-operistic devices - defers narrative closure and disrupts the functioning of the season as a relatively autonomous narrative unit. This centrifugal tendency favours and reflects also the peculiarly central role of the setting (in a broad sense). The fantastic world of the series is accurately depicted as ample and deep, and informed by a wealth of historical inspirations – from the War of the Roses to the Hadrian's Wall, from the medieval-Europe feudal system to Assyrian and Mesopotamic ancient cults – to mention but a few. Westeros' dark and fascinating atmosphere is brought on the screen in a particularly rich and detailed way thanks to an impressive budget between 6 and 8 million dollars per episode. Power and the greed for power, inequalities between the rich and the poor, the recurrent theme of family origins and birthrights are central to the series identity, but what originated some of the most lively debates among fans and scholars is the presence of sex and violence. The gender inequality as regards the aestheticization of sex and physical abuse – even if accompanied by the construction of many complex female protagonists – was object of debates, emblematic of the persisting central role of the female body in contemporary collective imageries, battlefield for disputes overs cultural, symbolic and political ideas. Discussions started by the series' fan base and continued in journalistic and scholarly contexts have made known an active role of the public, able to call into question creative choices on the part of the series' production, and to critically interact with authors and show-runners.

Sexposition e potere a Westeros

Iannuzzi G
2016-01-01

Abstract

Questo saggio offre una disamina di alcune caratteristiche produttive e distributive e un'analisi tematica e narratologica della serie televisiva 'Game of Thrones', creata nel 2011 da David Benioff e D. B. Weiss per il network HBO come trasposizione del ciclo di romanzi 'A Song of Ice and Fire' di George R. R. Martin, e giunta nel 2016 alla sesta stagione. Il caso di 'Game of Thrones' e del suo straordinario successo di pubblico è adoperato come osservatorio su alcuni aspetti del rapporto industria culturale e pubblici nel mondo contemporaneo. Potere e conflitto, intrigo e guerra, sesso e violenza, invenzioni fantastiche e soprannaturali sono gli ingredienti essenziali di una narrazione che segue le vicende di diverse casate nobili in competizione per conquistare il trono della terra immaginaria di Westeros. L'intreccio si dipana tra infingardi scacchieri politici, o geografico-bellici, e 'quest' intraprese da personaggi isolati o con pochi compagni: una struttura corale e un andamento tipicamente da soap opera (senza esclusione di colpi di scena, rivelazioni e agnizioni), che producono un andamento costitutivamente digressivo, scompaginando il funzionamento della stagione come unità discorsiva dotata di parziale autonomia. Queste spinte centrifughe nella diegesi favoriscono e riflettono anche una particolare centralità dell'ambientazione (intesa in senso ampio, non meramente fisico). La serie coniuga un mondo finzionale fantastico tratteggiato con ampiezza e profondità diacronica ad ispirazioni latamente storiche, dalla Guerra delle due rose al vallo di Adriano, dal sistema feudale dell'Europa alto-medievale, ai culti delle civiltà assire e mesopotamiche, per menzionare solo alcune delle più evidenti. Il clima oscuro e fascinoso di Westeros è reso con la dovizia di dettaglio grazie ad un budget tra i sei e gli otto milioni di dollari a puntata. Accanto a tematiche portanti come il potere e la brama di potere, la sperequazione tra ricchi e poveri, la ricorrenza del tema dei natali, è la presenza di sesso e violenza ad aver generato i cortocircuiti più interessanti che si sono prodotti tra scelte produttive e le dinamiche della ricezione. La disparità di genere che ha contraddistinto l'estetizzazione del sesso e della sopraffazione fisica in 'Game of Thrones' – pur accompagnata a una costruzione sfaccettata dei personaggi femminili – è stata motivo di accesi dibattiti, significativi di una perdurante centralità del corpo femminile negli immaginari contemporanei, un corpo vero campo di battaglia su cui si disputano contese di intramontabile rilevanza culturale, simbolica e politica. Le discussioni cominciate dai fan e proseguite da commentatrici/ori e studiose/i, hanno rivendicato una fruizione criticamente attiva e impegnata, e sono riuscite a chiamare direttamente in causa i produttori e i responsabili creativi della serie, costringendoli a difendere le proprie scelte. / This essay offers a comprehensive discussion of the television series 'Game of Thrones', created in 2011 for HBO by David Benioff and D. B. Weiss, as an adaptation of George R. R. Martin's saga 'A Song of Ice and Fire'. The success and critical reception of its first 6 seasons is examined from a productive, distributive, thematic and narratological standpoints, and the series is proposed as an observatory on how the public has been able to interact with the cultural industry and the in recent years. Power and conflict, schemes and wars, sex and violence, fantasy and supernatural are all essential ingredients to the story of different noble houses competing for the throne in the imaginary land of Westeros. Vast geopolitical stages and individual quests contribute to a choral narrative, that - thanks to well-oiled soap-operistic devices - defers narrative closure and disrupts the functioning of the season as a relatively autonomous narrative unit. This centrifugal tendency favours and reflects also the peculiarly central role of the setting (in a broad sense). The fantastic world of the series is accurately depicted as ample and deep, and informed by a wealth of historical inspirations – from the War of the Roses to the Hadrian's Wall, from the medieval-Europe feudal system to Assyrian and Mesopotamic ancient cults – to mention but a few. Westeros' dark and fascinating atmosphere is brought on the screen in a particularly rich and detailed way thanks to an impressive budget between 6 and 8 million dollars per episode. Power and the greed for power, inequalities between the rich and the poor, the recurrent theme of family origins and birthrights are central to the series identity, but what originated some of the most lively debates among fans and scholars is the presence of sex and violence. The gender inequality as regards the aestheticization of sex and physical abuse – even if accompanied by the construction of many complex female protagonists – was object of debates, emblematic of the persisting central role of the female body in contemporary collective imageries, battlefield for disputes overs cultural, symbolic and political ideas. Discussions started by the series' fan base and continued in journalistic and scholarly contexts have made known an active role of the public, able to call into question creative choices on the part of the series' production, and to critically interact with authors and show-runners.
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