Per comprendere il rapporto tra viaggio e Modernità, è necessario analizzare le menti dei viaggiatori che percorrono lo sconvolgimento storico e culturale che si apre nel XV secolo, in Italia, con la riscoperta della Geographia tolemaica. La spinta all’esplorazione per colmare gli spazi vuoti della rappresentazione della Terra, secondo la nuova idea di spazio moderno che con Tolomeo si introduce, si popola nei secoli di straordinarie figure che nelle loro vicende avrebbero unito la scoperta del mondo al soggetto romantico dell’Umanità. Nel XIX secolo, la pratica elitaria del viaggio cede il passo al coinvolgimento del ceto borghese, precedentemente escluso, anche grazie al perfezionamento di nuovi strumenti per la lettura del mondo, le guide di viaggio, i cui archetipi fondamentali sono quelle di Baedeker e di Murray. Allo stesso tempo, tra i viaggiatori si fa strada un nuovo modello di uomo in movimento che si distacca dal crescente turismo per continuare la missione di esplorazione del mondo ma con la velocità e la voracità che il secolo adesso concedeva. Sir Richard F. Burton costituisce forse l’esempio più complesso e completo di viaggiatore in transito tra i territori del mondo e quelli della letteratura, delle lingue e “dei diversi modi che gli uomini hanno di essere uomini”. Ispirati, dalla sua figura, i suoi successori Patrick Leigh Fermor e Bruce Chatwin approfondiranno il rapporto tra il corpo, la mente e il viaggio, dando origine agli esempi più originali di viaggiatore nomade. Nella prima parte di questo lavoro, si ricostruisce l’origine delle prime guide turistiche e le funzioni di uniformazione che esse esercitano sulle realtà che descrivono, come la Mittlereuropa nel caso della Baedeker. Nella seconda parte, attraverso la ricostruzione dei pensieri e dei passi dei viaggiatori citati, si tenterà di coglierne i passaggi più recenti dell’evoluzione moderna della mente del viaggiatore.

Nella mente di Sir Richard F. Burton, Patrick Leigh Fermor e Bruce Chatwin: note sul viaggio e la modernità

sergio zilli;
2021-01-01

Abstract

Per comprendere il rapporto tra viaggio e Modernità, è necessario analizzare le menti dei viaggiatori che percorrono lo sconvolgimento storico e culturale che si apre nel XV secolo, in Italia, con la riscoperta della Geographia tolemaica. La spinta all’esplorazione per colmare gli spazi vuoti della rappresentazione della Terra, secondo la nuova idea di spazio moderno che con Tolomeo si introduce, si popola nei secoli di straordinarie figure che nelle loro vicende avrebbero unito la scoperta del mondo al soggetto romantico dell’Umanità. Nel XIX secolo, la pratica elitaria del viaggio cede il passo al coinvolgimento del ceto borghese, precedentemente escluso, anche grazie al perfezionamento di nuovi strumenti per la lettura del mondo, le guide di viaggio, i cui archetipi fondamentali sono quelle di Baedeker e di Murray. Allo stesso tempo, tra i viaggiatori si fa strada un nuovo modello di uomo in movimento che si distacca dal crescente turismo per continuare la missione di esplorazione del mondo ma con la velocità e la voracità che il secolo adesso concedeva. Sir Richard F. Burton costituisce forse l’esempio più complesso e completo di viaggiatore in transito tra i territori del mondo e quelli della letteratura, delle lingue e “dei diversi modi che gli uomini hanno di essere uomini”. Ispirati, dalla sua figura, i suoi successori Patrick Leigh Fermor e Bruce Chatwin approfondiranno il rapporto tra il corpo, la mente e il viaggio, dando origine agli esempi più originali di viaggiatore nomade. Nella prima parte di questo lavoro, si ricostruisce l’origine delle prime guide turistiche e le funzioni di uniformazione che esse esercitano sulle realtà che descrivono, come la Mittlereuropa nel caso della Baedeker. Nella seconda parte, attraverso la ricostruzione dei pensieri e dei passi dei viaggiatori citati, si tenterà di coglierne i passaggi più recenti dell’evoluzione moderna della mente del viaggiatore.
2021
978-88-940516-8-1
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