Il disturbo da deficit dell’attenzione, disturbo mentale chiamato nei media iperattività, è sicuramente una di quelle problematiche che regolarmente, da una decina d’anni, scatenano l’interesse dei principali quotidiani e settimanali. Questa malattia che appartiene al campo “psi”, dove medicina (e quindi scienza) società e politica si intrecciano, è diventata un vero e proprio catalizzatore di attenzione. La nostra analisi dei discorsi prodotti dai giornalisti/divulgatori su questo tema, svolta osservando i paradigmi di designazione e di definizione della parola-perno “iperattività” e le tracce linguistiche che caratterizzano il discorso secondo, rivela che la messa in scena discorsiva si fonda su un’organizzazione dei discorsi di una molteplicità di attori (specialisti, esperti, ecc.). Il terzo uomo si nasconde e diventa un direttore d’orchestra il cui ruolo consiste maggiormente nel “mostrare” i dibattiti che la malattia provoca nella società più che nel tener un discorso scientifico su di essa, trasformando così l’iperattività in un vero prodotto mediatico.

Le “trouble déficit de l’attention” ou “hyperactivité” dans la presse généraliste française : un cas de vulgarisation ou de médiatisation scientifique ?

JANOT P
2007-01-01

Abstract

Il disturbo da deficit dell’attenzione, disturbo mentale chiamato nei media iperattività, è sicuramente una di quelle problematiche che regolarmente, da una decina d’anni, scatenano l’interesse dei principali quotidiani e settimanali. Questa malattia che appartiene al campo “psi”, dove medicina (e quindi scienza) società e politica si intrecciano, è diventata un vero e proprio catalizzatore di attenzione. La nostra analisi dei discorsi prodotti dai giornalisti/divulgatori su questo tema, svolta osservando i paradigmi di designazione e di definizione della parola-perno “iperattività” e le tracce linguistiche che caratterizzano il discorso secondo, rivela che la messa in scena discorsiva si fonda su un’organizzazione dei discorsi di una molteplicità di attori (specialisti, esperti, ecc.). Il terzo uomo si nasconde e diventa un direttore d’orchestra il cui ruolo consiste maggiormente nel “mostrare” i dibattiti che la malattia provoca nella società più che nel tener un discorso scientifico su di essa, trasformando così l’iperattività in un vero prodotto mediatico.
2007
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