OBIETTIVI: La presenza di piercing e tatuaggio è un fenomeno frequente nella popolazione. In Italia non esistono molti dati relativi a prevalenza, atteggiamenti verso tali pratiche, conseguenze sanitarie e sociali. Lo studio si propone di valutare la distribuzione del fenomeno e la percezione del rischio infettivo in un campione di studenti di diverse tipologie di scuole superiori, residenti nelle sette province Venete. MATERIALI: È stato utilizzato un questionario anonimo, auto-somministrato, distribuito nell’anno scolastico 2007-2008, contente domande su: caratteristiche socio-demografiche, livello di scolarizzazione familiare, presenza di piercing e tatuaggio (P&T) e relativo atteggiamento personale, conoscenza di possibili malattie correlate, importanza della scelta dell’operatore. RIASSUNTO: Sono stati compilati correttamente 4320 questionari (95,5%): 34,7% maschi e 65,3% femmine (età media 17?1,7 anni). Rispettivamente il 20,2% e il e il 6,4% ha sperimentato il P&T (principalmente per motivi estetici), mentre ne è molto attratto rispettivamente il 46,7% e il 57,4%. La maggioranza degli intervistati (81,6%) ritiene sia possibile contrarre un’infezione, anche se circa il 40% pensa di non poter contrarre patologie gravi (AIDS, Epatiti e Sifilide). Il livello di istruzione familiare non correla con tale percezione. L’88,0% preferisce rivolgersi per P&T ad operatori qualificati. In caso di ipotetica infezione il 79,4% ricorrerebbe all’intervento sanitario, ma quando questa si è verificata solo il 37,0% l’ha fatto. Il ricorso alla prestazione sanitaria in caso di ipotetica o reale infezione correla con un livello di istruzione familiare elevato (laurea). CONCLUSIONI: La prevalenza di piercing e tatuaggio rilevata è simile a quella riferita da altri studi e aumenta con l’età. Emerge l’insufficiente consapevolezza dei rischi per la salute: è necessario rinforzare e attuare precocemente interventi di informazione ed educazione sanitaria diretti a studenti, docenti e genitori. Fondamentale la formazione degli operatori riguardo a: norme igieniche, legislazione vigente, informazione del cliente e verifica della sua maggiore età.

Tatuaggio e piercing: conoscenze nei giovani di una possibile trasmissione di patologie infettive

L. Cegolon;
2009-01-01

Abstract

OBIETTIVI: La presenza di piercing e tatuaggio è un fenomeno frequente nella popolazione. In Italia non esistono molti dati relativi a prevalenza, atteggiamenti verso tali pratiche, conseguenze sanitarie e sociali. Lo studio si propone di valutare la distribuzione del fenomeno e la percezione del rischio infettivo in un campione di studenti di diverse tipologie di scuole superiori, residenti nelle sette province Venete. MATERIALI: È stato utilizzato un questionario anonimo, auto-somministrato, distribuito nell’anno scolastico 2007-2008, contente domande su: caratteristiche socio-demografiche, livello di scolarizzazione familiare, presenza di piercing e tatuaggio (P&T) e relativo atteggiamento personale, conoscenza di possibili malattie correlate, importanza della scelta dell’operatore. RIASSUNTO: Sono stati compilati correttamente 4320 questionari (95,5%): 34,7% maschi e 65,3% femmine (età media 17?1,7 anni). Rispettivamente il 20,2% e il e il 6,4% ha sperimentato il P&T (principalmente per motivi estetici), mentre ne è molto attratto rispettivamente il 46,7% e il 57,4%. La maggioranza degli intervistati (81,6%) ritiene sia possibile contrarre un’infezione, anche se circa il 40% pensa di non poter contrarre patologie gravi (AIDS, Epatiti e Sifilide). Il livello di istruzione familiare non correla con tale percezione. L’88,0% preferisce rivolgersi per P&T ad operatori qualificati. In caso di ipotetica infezione il 79,4% ricorrerebbe all’intervento sanitario, ma quando questa si è verificata solo il 37,0% l’ha fatto. Il ricorso alla prestazione sanitaria in caso di ipotetica o reale infezione correla con un livello di istruzione familiare elevato (laurea). CONCLUSIONI: La prevalenza di piercing e tatuaggio rilevata è simile a quella riferita da altri studi e aumenta con l’età. Emerge l’insufficiente consapevolezza dei rischi per la salute: è necessario rinforzare e attuare precocemente interventi di informazione ed educazione sanitaria diretti a studenti, docenti e genitori. Fondamentale la formazione degli operatori riguardo a: norme igieniche, legislazione vigente, informazione del cliente e verifica della sua maggiore età.
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