Lavoratori forestieri a Bologna. Ruoli, spazi e competenze professionali nella città “porosa” (secoli XIV-XV)

The late Middle Ages saw public institutions in several places actively mobilize in the search for specialized craftsmen who allowed the flowering or the implantation ex novo of new industries. These relocations became constant objects of legislative provisions produced by governments and by guilds, which were both interested in increasing their technological progress. In some cases cities lost numerous skilled labor, with a strong and fierce opposition to labor mobility, other times they sought to attract and divert these flows into their urban spaces. The arrival of foreign workers had significant impact on the demography and the economy in Bologna between the 14th and 15th centuries. Based on a large collection of archival documents, this thesis analyses the management of immigration carried out by the municipality. The study takes into consideration sources relative to living conditions of groups of forenses in the urban context, their workplaces, housing and social dimension. Is also highlighted how foreigner artisans interacted with guilds, the relationship between immigrants and native labor, competition, apprenticeship, rules of production and the role of non-native inside these craft organizations, following the path that starts from a policy of initial openness up to progressive closure of matriculas and a tightening of the productive rules against forenses. Interventions aimed at attracting foreigners to Bologna, the places where they lived and the sources that allow us to know the extent and quality of the migrations to the city are at the centre of this analysis. With specific attention to the link between work and mobility, the essay seeks to grasp the role of the professional dimension in the allocation of non-indigenous groups in the urban fabric, fusing the internal point of view – of the public – and the external point of view – of forenses – into a single approach to a world with a multitude of experiences, some of which the survey tried to reconstruct.

Nel corso del tardo Medioevo le istituzioni pubbliche di molti centri si impegnarono per attirare manodopera specializzata allo scopo di accrescere o impiantare ex novo interi settori produttivi. Tali trasferimenti divennero oggetto costante di provvedimenti legislativi da parte dei governi e dalle corporazioni, entrambi interessati all'innalzamento del livello delle competenze tecniche locali. Se in alcuni casi le città subirono l’emigrazione dei lavoratori qualificati e provarono a contrastare questa forma di mobilità professionale, in altre occasioni cercarono invece di deviare questi flussi a proprio vantaggio. L'arrivo di lavoratori stranieri ha avuto un impatto significativo anche sulla demografia e sull'economia di Bologna tra il XIV e il XV secolo. Sulla base di un vasto ventaglio di fonti, la tesi analizza la gestione dell'immigrazione svolta dal comune in quegli anni. Lo studio prende in considerazione la documentazione relativa alle condizioni di vita dei gruppi di stranieri nel contesto urbano, i luoghi del lavoro, la dimensione abitativa e sociale. Viene inoltre analizzato il modo in cui gli artigiani stranieri interagirono con le corporazioni, il rapporto tra immigrati e autoctoni, la concorrenza, l’apprendistato, le regole di produzione e ruolo dei non autoctoni all'interno di queste organizzazioni; seguendo un percorso che prende avvio da una politica di iniziale apertura, per procedere verso una progressiva chiusura delle matricole e un irrigidimento delle norme produttive ai danni dei nuovi arrivati. Sono posti al centro di questa analisi gli interventi atti ad attirare stranieri a Bologna, i luoghi nei quali si concretizzava la loro presenza e le fonti che permettono di conoscere la portata e la qualità dei fenomeni migratori che interessarono la città. Con un focus specifico sul nesso tra lavoro e mobilità, il saggio intende cogliere il ruolo della dimensione professionale nello stanziamento dei gruppi di non autoctoni nel tessuto urbano, tenendo insieme il punto di vista interno – della cittadinanza – e quello esterno – dei forenses – per approcciarsi con uno sguardo unitario ad un mondo ramificato in una moltitudine di vissuti, alcuni dei quali sono stati ricostruiti nel corso della ricerca.