L’articolo si concentra su due passi del Querolus che parte della critica ha accostato a Sen. Phaedr. 718 e a Herc. f. 172-174. In Querol. 30 il Lar Familiaris suggerisce a Querulo, che ambisce a vivere secondo un distorto ideale di potentia, di stabilirsi ad Ligerem, dove totum licet. Il Lare offre quindi una cupa descrizione dei mores delle comunità che vivono lungo il fiume – si tratta probabilmente dei Bagaudi – e conclude la sua battuta con l’invocazione O siluae, o solitudines, completata dall’interrogativa quis uos dixit liberas?. La prima sezione del contributo sviluppa pertanto il confronto con l’esclamazione O siluae, o ferae!, pronunciata da Ippolito in Phaedr. 718, e propone di leggere nella battuta del Lar una più ampia allusione all’ideale di vita naturale celebrato da Ippolito in Phaedr. 483-485. In Querol. 31, invece, Querulo rivendica gli onori che spettano a un togatus, termine che identifica la figura dell’avvocato. Di un certo interesse è il riferimento alla venalità che contraddistingue questa categoria professionale: le parole del Lare (Vende uocem, uende linguam, iras atque odium loca) richiamano infatti quelle del Coro in Herc. f. 172-174 (hic clamosi rabiosa fori / iurgia uendens / improbus iras et uerba locat). La seconda parte dell’articolo si sofferma dunque sull’esame di questi due passi e dei rispettivi contesti, con l’obiettivo di mettere in evidenza ulteriori punti di contatto.
Echi di Seneca tragico nella scena II del Querolus
Andrea Arrighini
2022-01-01
Abstract
L’articolo si concentra su due passi del Querolus che parte della critica ha accostato a Sen. Phaedr. 718 e a Herc. f. 172-174. In Querol. 30 il Lar Familiaris suggerisce a Querulo, che ambisce a vivere secondo un distorto ideale di potentia, di stabilirsi ad Ligerem, dove totum licet. Il Lare offre quindi una cupa descrizione dei mores delle comunità che vivono lungo il fiume – si tratta probabilmente dei Bagaudi – e conclude la sua battuta con l’invocazione O siluae, o solitudines, completata dall’interrogativa quis uos dixit liberas?. La prima sezione del contributo sviluppa pertanto il confronto con l’esclamazione O siluae, o ferae!, pronunciata da Ippolito in Phaedr. 718, e propone di leggere nella battuta del Lar una più ampia allusione all’ideale di vita naturale celebrato da Ippolito in Phaedr. 483-485. In Querol. 31, invece, Querulo rivendica gli onori che spettano a un togatus, termine che identifica la figura dell’avvocato. Di un certo interesse è il riferimento alla venalità che contraddistingue questa categoria professionale: le parole del Lare (Vende uocem, uende linguam, iras atque odium loca) richiamano infatti quelle del Coro in Herc. f. 172-174 (hic clamosi rabiosa fori / iurgia uendens / improbus iras et uerba locat). La seconda parte dell’articolo si sofferma dunque sull’esame di questi due passi e dei rispettivi contesti, con l’obiettivo di mettere in evidenza ulteriori punti di contatto.Pubblicazioni consigliate
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