Fra il giugno del 1842 e l’ottobre dell’anno successivo Sue pubblica il suo feuilleton su “Le Journal des débats”, raggiungendo in tal modo decine di migliaia di lettori alfabeti ed uditori (analfabeti). Un successo incredibile, che travalica di molto i confini della Francia. Tralasciando la trama (si tratta di un cosiddetto romanzo popolare), è il risvolto di romanzo sociale che qui rileva (il cui prototipo è riconosciuto nell’Oliver Twist di Dickens, uscito a puntate fra il 1837 ed il 1839). Nel descrivere le miserevoli condizioni di vita nei bassifondi parigini, ove la vicenda – ambientata nel 1838 – si svolge, e riconoscendo come il lavoratore manuale sia degradato alla condizione di bestia da soma, l’autore perora un intervento filantropico che ponga fine a quell’aberrante stato di cose richiedendo a gran voce l’intervento diretto dello Stato. Accanto ad un apparato statuale repressivo del delitto (che prospera fra la plebe), egli preconizza un apparato giuridico protezionistico dei più deboli tratteggiando una prospettiva che si invererà nello stato sociale, preconizzando un radicale superamento del liberale Stato-gendarme. Vi è nel (lungo) romanzo una tensione a rovesciare specularmente il ruolo del diritto, da strumento di repressione e di controllo sociale deve divenire momento di promozione del benessere sociale; non (solo) difesa giuridica della proprietà individuale conquistata sul libero mercato (un diritto quale regola del gioco), ma all’incontrario un ordinamento giuridico attivista nel promuovere il benessere collettivo. Sue teorizza un’esperienza giuridica che accanto alla tradizionale funzione repressiva, sviluppi una prassi promozionale, in cui le sanzioni positive abbiano lo stesso carattere ed effetto preventivo (speciale e generale) delle sanzioni negative. La pace ed il benessere sociale si perseguono, raggiungono e consolidano attraverso il doppio binario del diritto quale repressione (caso, per Sue, estremo), e del diritto come promozione di comportamenti probi (caso che dovrebbe diventare la norma dell’agire giuridico). Sfatato il mito dell’eguaglianza su cui si regge il diritto dello Stato monoclasse, nonché denunciando l’origine sociale del delitto in netta contrapposizione con la scuola classica, Sue pone in discussione l’intero assetto individualistico-liberista. Deve prevalere una visione promozione del diritto, ove le sanzioni (positive) sono volte all’inclusione dei ceti deboli, non alla loro ulteriore emarginazione, che avviene attraverso la pena (si veda la radicale critica del sistema di esecuzione della pena). Ci troviamo di fronte ad un grande affresco riformista, che ritrova nel diritto promozionale il suo volano, nonché alla rivendicazione, sempre più a chiare lettere man mano che le puntate si susseguono, dei cosiddetti diritti sociali: assistenza (pensionistica, sanitaria), istruzione, sviluppo del cooperativismo e così via sino a giungere alla richiesta del patrocino legale gratuito per i meno abbienti. Un grande affresco in un (forse non grande) romanzo, che in ogni caso si innerva nella Francia a questo contemporanea e suscita reazioni (non sempre entusiastiche – si veda la sinistra hegeliana) negli ambienti progressisti europei.

"Les Mystéres de Paris": ovvero il lancio del diritto promozionale

Marco Cossutta
2022-01-01

Abstract

Fra il giugno del 1842 e l’ottobre dell’anno successivo Sue pubblica il suo feuilleton su “Le Journal des débats”, raggiungendo in tal modo decine di migliaia di lettori alfabeti ed uditori (analfabeti). Un successo incredibile, che travalica di molto i confini della Francia. Tralasciando la trama (si tratta di un cosiddetto romanzo popolare), è il risvolto di romanzo sociale che qui rileva (il cui prototipo è riconosciuto nell’Oliver Twist di Dickens, uscito a puntate fra il 1837 ed il 1839). Nel descrivere le miserevoli condizioni di vita nei bassifondi parigini, ove la vicenda – ambientata nel 1838 – si svolge, e riconoscendo come il lavoratore manuale sia degradato alla condizione di bestia da soma, l’autore perora un intervento filantropico che ponga fine a quell’aberrante stato di cose richiedendo a gran voce l’intervento diretto dello Stato. Accanto ad un apparato statuale repressivo del delitto (che prospera fra la plebe), egli preconizza un apparato giuridico protezionistico dei più deboli tratteggiando una prospettiva che si invererà nello stato sociale, preconizzando un radicale superamento del liberale Stato-gendarme. Vi è nel (lungo) romanzo una tensione a rovesciare specularmente il ruolo del diritto, da strumento di repressione e di controllo sociale deve divenire momento di promozione del benessere sociale; non (solo) difesa giuridica della proprietà individuale conquistata sul libero mercato (un diritto quale regola del gioco), ma all’incontrario un ordinamento giuridico attivista nel promuovere il benessere collettivo. Sue teorizza un’esperienza giuridica che accanto alla tradizionale funzione repressiva, sviluppi una prassi promozionale, in cui le sanzioni positive abbiano lo stesso carattere ed effetto preventivo (speciale e generale) delle sanzioni negative. La pace ed il benessere sociale si perseguono, raggiungono e consolidano attraverso il doppio binario del diritto quale repressione (caso, per Sue, estremo), e del diritto come promozione di comportamenti probi (caso che dovrebbe diventare la norma dell’agire giuridico). Sfatato il mito dell’eguaglianza su cui si regge il diritto dello Stato monoclasse, nonché denunciando l’origine sociale del delitto in netta contrapposizione con la scuola classica, Sue pone in discussione l’intero assetto individualistico-liberista. Deve prevalere una visione promozione del diritto, ove le sanzioni (positive) sono volte all’inclusione dei ceti deboli, non alla loro ulteriore emarginazione, che avviene attraverso la pena (si veda la radicale critica del sistema di esecuzione della pena). Ci troviamo di fronte ad un grande affresco riformista, che ritrova nel diritto promozionale il suo volano, nonché alla rivendicazione, sempre più a chiare lettere man mano che le puntate si susseguono, dei cosiddetti diritti sociali: assistenza (pensionistica, sanitaria), istruzione, sviluppo del cooperativismo e così via sino a giungere alla richiesta del patrocino legale gratuito per i meno abbienti. Un grande affresco in un (forse non grande) romanzo, che in ogni caso si innerva nella Francia a questo contemporanea e suscita reazioni (non sempre entusiastiche – si veda la sinistra hegeliana) negli ambienti progressisti europei.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/3036923
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