Il lavoro territoriale e domiciliare, oggi meglio inquadrabile come lavoro educativo di comunità, perché a servizio delle comunità e dei territori, acquista un valore di tutto riguardo e richiama anche la pedagogia (come scienza prima dell’agire educativo) ad un’attenzione dedicata, declinata secondo coordinate di significato e di finalità. L’urgenza, da parte dei servizi sociali, di intervenire tempestivamente laddove le competenze di cura genitoriale vengono meno o non sono in grado di esprimersi, quale ne sia la ragione, ingaggia il servizio educativo domiciliare: questo servizio è svolto da educatori che dal momento della conoscenza della famiglia in poi vivranno a contatto con genitori e minori, nell’ottica di potenziare le risorse di cura degli adulti e di lavorare, contemporaneamente, attraverso le forme della tutela educativa con i bambini e i ragazzi. Il rapporto che si instaura tra i tre attori, dello scenario dell’educativa domiciliare, è di fatto costituito da un reciproco rapporto di fiducia: in primis da parte dei genitori nei confronti dell’educatore, e in seconda battuta da parte dei minori nei confronti degli educatori. Tuttavia, l’aspetto fiduciario che sarà dirimente nell’intervento ha a che vedere con la fiducia nelle potenzialità della famiglia (come nucleo non solo come singoli) che l’educatore dovrà promuovere non solo nel suo rapporto personale ma anche nella costruzione di una “diversa immagine” della famiglia che la rete dei servizi e il contesto territoriale di riferimento hanno fin lì avuto. Il contributo intende prendere in esame le caratteristiche del servizio educativo domiciliare, attraverso l’analisi dei tre attori di questa “triangolazione fiduciaria”, proponendo una lettura pedagogica della stessa, all’interno del panorama di interventi attivabili per le famiglie che sperimentano situazioni di fragilità dal punto di vista dell’esercizio genitoriale.
La triangolazione fiduciaria: bambini, famiglie ed operatori nell'educativa domiciliare
Elisabetta Madriz
2022-01-01
Abstract
Il lavoro territoriale e domiciliare, oggi meglio inquadrabile come lavoro educativo di comunità, perché a servizio delle comunità e dei territori, acquista un valore di tutto riguardo e richiama anche la pedagogia (come scienza prima dell’agire educativo) ad un’attenzione dedicata, declinata secondo coordinate di significato e di finalità. L’urgenza, da parte dei servizi sociali, di intervenire tempestivamente laddove le competenze di cura genitoriale vengono meno o non sono in grado di esprimersi, quale ne sia la ragione, ingaggia il servizio educativo domiciliare: questo servizio è svolto da educatori che dal momento della conoscenza della famiglia in poi vivranno a contatto con genitori e minori, nell’ottica di potenziare le risorse di cura degli adulti e di lavorare, contemporaneamente, attraverso le forme della tutela educativa con i bambini e i ragazzi. Il rapporto che si instaura tra i tre attori, dello scenario dell’educativa domiciliare, è di fatto costituito da un reciproco rapporto di fiducia: in primis da parte dei genitori nei confronti dell’educatore, e in seconda battuta da parte dei minori nei confronti degli educatori. Tuttavia, l’aspetto fiduciario che sarà dirimente nell’intervento ha a che vedere con la fiducia nelle potenzialità della famiglia (come nucleo non solo come singoli) che l’educatore dovrà promuovere non solo nel suo rapporto personale ma anche nella costruzione di una “diversa immagine” della famiglia che la rete dei servizi e il contesto territoriale di riferimento hanno fin lì avuto. Il contributo intende prendere in esame le caratteristiche del servizio educativo domiciliare, attraverso l’analisi dei tre attori di questa “triangolazione fiduciaria”, proponendo una lettura pedagogica della stessa, all’interno del panorama di interventi attivabili per le famiglie che sperimentano situazioni di fragilità dal punto di vista dell’esercizio genitoriale.File | Dimensione | Formato | |
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