Le nuove prospettive offerte dagli scenari della transizione ecologica, orientata alla ricerca di un affrancamento dalla dipendenza energetica estera, permettono di identificare un diverso approccio alla dimensione pubblicistica della gestione dei porti, in un contesto di “portualità allargata” ad altre funzioni astrattamente insediabili nel relativo e incerto perimetro amministrativo di riferimento. Un’area portuale, infatti, oltre a rappresentare una componente marcatamente energivora, che richiede delle misure di mitigazione, compensazione e contenimento delle emissioni clima-alteranti, rappresenta anche un potenziale luogo strategico del processo di decarbonizzazione dei trasporti, potendo consentire tanto la produzione in situ di energia rinnovabile quanto il possibile insediamento, nelle aree dismesse, di nuove funzioni industriali e produttive improntate alla mobilità sostenibile e alla simbiosi industriale. La realizzazione di questi ambiziosi obiettivi, anche alla luce delle diverse azioni del PNRR, presuppone un centro decisionale il più possibile unitario, che esprima l’azione di “governo del porto” in linea di coerenza con gli obiettivi strategici europei e nazionali, sia climatici sia infrastrutturali. In tale scenario, alle autorità di sistema portuale è demandato il raccordo istituzionale di garantire una “coerenza funzionale” diretta alla pianificazione armonizzata del sistema portuale in chiave verde, che sia rispettosa dei criteri di sostenibilità energetica ed ambientale, oltre al coordinamento urbanistico con gli altri strumenti di governo del territorio. Le possibilità di sviluppo permesse dalle più recenti modifiche normative, pertanto impongono una riflessione sul nuovo modello gestionale delle attività portuali, rimesso alla figura istituzionale ibrida delle AdSP che iniziano ad assumere dei caratteri organizzatori differenti rispetto al passato, anche grazie alla loro struttura composita e che, in funzione di comunità energetica rinnovabile, possono assicurare il soddisfacimento di tutta una serie di interesse marcatamente pubblicistici, in un’ottica contemperativa con gli opposti interessi di natura privatistica e in linea di continuità con i c.d. “usi pubblici del mare”, quasi a delinearne il passaggio da autorità portuali a autorità energetiche.
L’ordinamento amministrativo-funzionale dei porti verdi tra congestione di competenze, efficientamento energetico e transizione ecologica
Guido Befani
2022-01-01
Abstract
Le nuove prospettive offerte dagli scenari della transizione ecologica, orientata alla ricerca di un affrancamento dalla dipendenza energetica estera, permettono di identificare un diverso approccio alla dimensione pubblicistica della gestione dei porti, in un contesto di “portualità allargata” ad altre funzioni astrattamente insediabili nel relativo e incerto perimetro amministrativo di riferimento. Un’area portuale, infatti, oltre a rappresentare una componente marcatamente energivora, che richiede delle misure di mitigazione, compensazione e contenimento delle emissioni clima-alteranti, rappresenta anche un potenziale luogo strategico del processo di decarbonizzazione dei trasporti, potendo consentire tanto la produzione in situ di energia rinnovabile quanto il possibile insediamento, nelle aree dismesse, di nuove funzioni industriali e produttive improntate alla mobilità sostenibile e alla simbiosi industriale. La realizzazione di questi ambiziosi obiettivi, anche alla luce delle diverse azioni del PNRR, presuppone un centro decisionale il più possibile unitario, che esprima l’azione di “governo del porto” in linea di coerenza con gli obiettivi strategici europei e nazionali, sia climatici sia infrastrutturali. In tale scenario, alle autorità di sistema portuale è demandato il raccordo istituzionale di garantire una “coerenza funzionale” diretta alla pianificazione armonizzata del sistema portuale in chiave verde, che sia rispettosa dei criteri di sostenibilità energetica ed ambientale, oltre al coordinamento urbanistico con gli altri strumenti di governo del territorio. Le possibilità di sviluppo permesse dalle più recenti modifiche normative, pertanto impongono una riflessione sul nuovo modello gestionale delle attività portuali, rimesso alla figura istituzionale ibrida delle AdSP che iniziano ad assumere dei caratteri organizzatori differenti rispetto al passato, anche grazie alla loro struttura composita e che, in funzione di comunità energetica rinnovabile, possono assicurare il soddisfacimento di tutta una serie di interesse marcatamente pubblicistici, in un’ottica contemperativa con gli opposti interessi di natura privatistica e in linea di continuità con i c.d. “usi pubblici del mare”, quasi a delinearne il passaggio da autorità portuali a autorità energetiche.File | Dimensione | Formato | |
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