Il Pakistan è stato governato da regimi militari per quasi metà della sua storia. Dal primo colpo di stato del 1958 l’esercito ha sperimentato una varietà di strategie politiche e di modelli di relazione civili-militari, che includono il regime puramente militare e varie forme di regime ibrido. Anche l’atteggiamento dei militari nei confronti dell’Islam si è evoluto nel tempo. Sin dal 1947 i militari hanno riconosciuto il ruolo della religione come base dell’identità nazionale e hanno cercato di integrarlo nella propaganda ufficiale pur nella diversità delle concezioni. La natura del rapporto tra partiti politici e militari è alla base dell’evoluzione politica recente. Le elezioni generali del 2018 hanno visto prevalere il Pakistan Tehrik-e-Insaaf (PTI) di Imran Khan in larga parte grazie al sostegno ricevuto dall’establishment militare. L’esercito ha scelto di sostenere il PTI come alternativa ai due principali partiti nazionali, la Pakistan Muslim League-N (PML-N) e il Pakistan People’s Party (PPP), con i quali i militari sono stati in conflitto per circa vent’anni. Tuttavia le elezioni del 2018 hanno dimostrato che la capacità delle forze armate di controllare la scena politica è limitata. Il PML-N e il PPP hanno infatti mantenuto le loro tradizionali roccaforti nel Punjab e nel Sind. Nonostante il sostegno dei militari il PTI è riuscito a prevalere alle elezioni solo con una leggera maggioranza. La crisi del governo di Imran Khan tra il 2020 e il 2022 è dovuta a tre fattori principali: le divisioni tra i partiti della coalizione di governo; la cattiva gestione dell’emergenza causata dalla pandemia di Covid-19; la diversa visione del PTI e dei militari della cooperazione economica con Pechino e in particolare del China-Pakistan Economic Corridor. Questa situazione ha portato a un conflitto tra il PTI e l’esercito e al voto di sfiducia in Parlamento nell’aprile 2022 che ha estromesso Imran Khan dal potere.

Evolution of the Civil-Military Relationship in Pakistan in the Post-Covid Era

Diego Abenante
2023-01-01

Abstract

Il Pakistan è stato governato da regimi militari per quasi metà della sua storia. Dal primo colpo di stato del 1958 l’esercito ha sperimentato una varietà di strategie politiche e di modelli di relazione civili-militari, che includono il regime puramente militare e varie forme di regime ibrido. Anche l’atteggiamento dei militari nei confronti dell’Islam si è evoluto nel tempo. Sin dal 1947 i militari hanno riconosciuto il ruolo della religione come base dell’identità nazionale e hanno cercato di integrarlo nella propaganda ufficiale pur nella diversità delle concezioni. La natura del rapporto tra partiti politici e militari è alla base dell’evoluzione politica recente. Le elezioni generali del 2018 hanno visto prevalere il Pakistan Tehrik-e-Insaaf (PTI) di Imran Khan in larga parte grazie al sostegno ricevuto dall’establishment militare. L’esercito ha scelto di sostenere il PTI come alternativa ai due principali partiti nazionali, la Pakistan Muslim League-N (PML-N) e il Pakistan People’s Party (PPP), con i quali i militari sono stati in conflitto per circa vent’anni. Tuttavia le elezioni del 2018 hanno dimostrato che la capacità delle forze armate di controllare la scena politica è limitata. Il PML-N e il PPP hanno infatti mantenuto le loro tradizionali roccaforti nel Punjab e nel Sind. Nonostante il sostegno dei militari il PTI è riuscito a prevalere alle elezioni solo con una leggera maggioranza. La crisi del governo di Imran Khan tra il 2020 e il 2022 è dovuta a tre fattori principali: le divisioni tra i partiti della coalizione di governo; la cattiva gestione dell’emergenza causata dalla pandemia di Covid-19; la diversa visione del PTI e dei militari della cooperazione economica con Pechino e in particolare del China-Pakistan Economic Corridor. Questa situazione ha portato a un conflitto tra il PTI e l’esercito e al voto di sfiducia in Parlamento nell’aprile 2022 che ha estromesso Imran Khan dal potere.
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