Nel progetto dello spazio urbano una domanda mi appare ineludibile: come navigare responsabilmente in un mare insidioso, in cui la volontà di dare luogo a diritti e valori il più possibile generali e inclusivi è chiamata a fare i conti con i “movimenti e [i] desideri dei mille corpi plurali che abitano le città, nella loro diversità e ricchezza di generi, età, stili di vita e di consumo, disposizioni sessuali, religioni e spiritualità, provenienza geografica e culturale, condizioni di salute fisica e mentale, livelli di reddito e collocazione sociale “ (Paba 2010: 11-12). In questo, prendendo le distanze da risposte affrettate e convenzionali: da quelle che, appellandosi a dati e parametri falsamente ‘neutri’, costruiscono soluzioni spaziali per comportamenti e persone standard (maschi, adulti, eterosessuali, in salute, ecc.); a quelle che orientano il disegno di singoli spazi e dispositivi tecnologici dedicati, ‘altri’ rispetto a quelli impiegati nel resto dell’ambiente urbano e che, pur pensati ‘a misura’ di chi è più fragile e vulnerabile, rischiano di perpetuarne le condizioni di isolamento e segregazione (Poli, Belingardi 2024). Un progetto ‘per tutti’ ma attento alle differenze non è neutrale; è, piuttosto, un “progetto che guarda il corpo [e i corpi] trasformando lo spazio; afferrando la singolarità di ogni condizione e, allo stesso tempo, riconoscendo le contingenze che qualificano quella condizione, rendendola plurale” (Bianchetti 2020: 36).

Progetto delle città e approcci gender-sensitive, opinioni a confronto

Elena Marchigiani
2023-01-01

Abstract

Nel progetto dello spazio urbano una domanda mi appare ineludibile: come navigare responsabilmente in un mare insidioso, in cui la volontà di dare luogo a diritti e valori il più possibile generali e inclusivi è chiamata a fare i conti con i “movimenti e [i] desideri dei mille corpi plurali che abitano le città, nella loro diversità e ricchezza di generi, età, stili di vita e di consumo, disposizioni sessuali, religioni e spiritualità, provenienza geografica e culturale, condizioni di salute fisica e mentale, livelli di reddito e collocazione sociale “ (Paba 2010: 11-12). In questo, prendendo le distanze da risposte affrettate e convenzionali: da quelle che, appellandosi a dati e parametri falsamente ‘neutri’, costruiscono soluzioni spaziali per comportamenti e persone standard (maschi, adulti, eterosessuali, in salute, ecc.); a quelle che orientano il disegno di singoli spazi e dispositivi tecnologici dedicati, ‘altri’ rispetto a quelli impiegati nel resto dell’ambiente urbano e che, pur pensati ‘a misura’ di chi è più fragile e vulnerabile, rischiano di perpetuarne le condizioni di isolamento e segregazione (Poli, Belingardi 2024). Un progetto ‘per tutti’ ma attento alle differenze non è neutrale; è, piuttosto, un “progetto che guarda il corpo [e i corpi] trasformando lo spazio; afferrando la singolarità di ogni condizione e, allo stesso tempo, riconoscendo le contingenze che qualificano quella condizione, rendendola plurale” (Bianchetti 2020: 36).
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