La sterilizzazione forzata, cioè la soppressione irreversibile della fertilità di un individuo contro la sua volontà e senza il suo consenso, è stata oggetto di indagini di organizzazioni non governative, nonché condannata da corti ed organi internazionali tra cui la Corte europea dei diritti dell’Uomo (Corte EDU). Tra il 2011 ed il 2012, la Corte EDU ha deciso tre casi contro la Slovacchia, molto simili tra loro, di sterilizzazione perpetrata forzatamente contro e su donne di etnia Rom: V.C. c. Slovacchia, N.B. c. Slovacchia ed I.G. e altri c. Slovacchia. A un decennio da queste sentenze, ritenute un punto di svolta nella protezione internazionale dell’integrità fisica e della salute riproduttiva, il presente contributo ne esplora luci e ombre, analizzando i profili di violazione identificati e quelli trascurati dalla Corte EDU. La presente analisi inquadra, invece, la sterilizzazione forzata dal punto di vista giuridico come una grave violazione dei diritti e delle libertà riproduttive delle donne, che si materializza in una forma di discriminazione etnica e di genere, dal momento che colpisce in modo sistematico donne di etnia Rom, minando, così, la matrice pluralistica della società. In particolare, il contributo evidenzia come l’assenza di un’analisi di tipo intersezionale nelle decisioni della Corte EDU abbia impedito a quest’ultima di cogliere la radice peculiarissima della violazione, cioè l’interazione di due fattori di oppressione tra loro complementari ed interdipendenti, quali il genere e l’etnia.
La sterilizzazione forzata delle donne Rom: intersezioni senza voce davanti alla Corte EDU
Giovanna Gilleri
2024-01-01
Abstract
La sterilizzazione forzata, cioè la soppressione irreversibile della fertilità di un individuo contro la sua volontà e senza il suo consenso, è stata oggetto di indagini di organizzazioni non governative, nonché condannata da corti ed organi internazionali tra cui la Corte europea dei diritti dell’Uomo (Corte EDU). Tra il 2011 ed il 2012, la Corte EDU ha deciso tre casi contro la Slovacchia, molto simili tra loro, di sterilizzazione perpetrata forzatamente contro e su donne di etnia Rom: V.C. c. Slovacchia, N.B. c. Slovacchia ed I.G. e altri c. Slovacchia. A un decennio da queste sentenze, ritenute un punto di svolta nella protezione internazionale dell’integrità fisica e della salute riproduttiva, il presente contributo ne esplora luci e ombre, analizzando i profili di violazione identificati e quelli trascurati dalla Corte EDU. La presente analisi inquadra, invece, la sterilizzazione forzata dal punto di vista giuridico come una grave violazione dei diritti e delle libertà riproduttive delle donne, che si materializza in una forma di discriminazione etnica e di genere, dal momento che colpisce in modo sistematico donne di etnia Rom, minando, così, la matrice pluralistica della società. In particolare, il contributo evidenzia come l’assenza di un’analisi di tipo intersezionale nelle decisioni della Corte EDU abbia impedito a quest’ultima di cogliere la radice peculiarissima della violazione, cioè l’interazione di due fattori di oppressione tra loro complementari ed interdipendenti, quali il genere e l’etnia.File | Dimensione | Formato | |
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